Marcalberto S. R. 2012

LA VIGNA | La cantina si trova a Santo Stefano Belbo e le vigne da cui viene elaborata questa particolarissima Cuvée sono dislocate tra i piccoli comuni di Cossano Belbo e Canosso. Più che di singolo vigneto, in questo caso parliamo di rigorosa selezione dei grappoli di più appezzamenti (il 60% è pinot nero, il 40 è chardonnay) che crescono ad altitudini che vanno dai 300 ai 550 metri. In tutto la cantina dispone di poco meno di dieci ettari. I suoli sono perlopiù calcarei, limosi e non mancano presenze di sabbie e tufo. Tutto questo è fondamentale per garantire ai vini firmati Marcalberto eleganza e complessità, tensione e profondità.

LE PERSONE | Marcalberto, ovvero Marco e Alberto. Il nome aziendale deriva dai nomi dei fratelli Cane, giovani titolari dell'azienda e figli di Piero, enologo eccellente che fondò questa realtà negli anni Novanta. Parliamo di una vera boutique winery dedicata interamente al Metodo Classico che, non a caso, trova il suo simbolo produttivo in una bellissima Marmonnier Coquard, una pressa usata nella più autentica tradizione champenoise. La sede di vinificazione si trova a pochi passi dalla cantina storica, una dimora dell'800 che ospita ora i legni di affinamento e una piccola ma affascinante sala degustazione.

IL VINO | L'annata è la 2012 e la ricordiamo bene visto che la Cuvée allora sboccata nel 2017 ottenne i Tre Bicchieri e il premio speciale Bollicina dell'Anno nella Guida 2018. Forse, anche da lì, l'intuizione. Lasciare una piccola partita di bottiglie di quel millesimo sui lieviti, per più di nove anni, per poi fare una "Sboccatura Recente". Così fu e ora possiamo godere di una bottiglia tirata in pochissimi pezzi, ma di qualità assoluta. Una qualità garantita non solo dall'equilibrio, dall'armonia e dalla complessità gusto-olfattiva, ma anche dal pensiero del tempo che ci riporta indietro di più di dieci anni e ci fa vivere un vino ancora in piena gioventù, con note primarie in evidenza tra fiori bianchi, tocchi agrumati ed erbe di montagna. Poi, pian piano, arrivano anche le note terziarie ad aggiungere fascino e particolarità. Le resine, i tocchi accennati di torrefazione, le fragranze di frutta secca. La bocca non ha cedimenti e tutto sembra al proprio posto. C'è tensione, data da un'acidità da manuale, c'è profondità, grazie alla sapidità finale, c'è un'impeccabile simmetria tra il corpo del vino e la carbonica che accompagna tutto il sorso.