LA VIGNA | Neanche un ettaro in località Le Secche, da cui prende il nome il vino che con orgoglio e passione ha deciso di mettere in bottiglia Massimo Piccin, volto noto al mondo enologico per Podere Sapaio. Ci troviamo a nord ovest dell’Isola del Giglio, vicino al faro del Fenaio. Per la precisione parliamo 7mila metri vitati con piante (in prevalenza ansonica e altre varietà autoctone come il biancone) che contano, per la maggior parte, oltre 60 anni di età. Siamo di fronte a una vera e propria viticoltura eroica che tiene conto di tutto il paesaggio, a partire da recupero dei muretti a secco, ripristinati negli anni. Nel 2019 si sono aggiunti 4mila metri di vigneto recuperato dalla macchia (in parte utilizzando materiali di vivaio e in parte la selezione massale delle vigne esistenti). L’allevamento è ad alberello gigliese e parte a spalliera e, per ora, vengono prodotte solo 700 bottiglie. A regime si arriverà a 1500, non di più: un vero vino raro.
LAPERSONA | Ingegnere veneto con la grande passione per il vino, Massimo Piccin, arriva a Bolgheri nel 2000 acquistando il podere nella campagna bolgherese. Oggi in totale conta 16 ettari di Bolgheri Doc e 9 ad Igt. Produttore di sensibilità e successo esporta il vino in tutto il mondo forte della gloria che oggi Bolgheri vanta. I suoi vini di riferimento sono Volpolo, Doc Bolgheri Rosso e Sapaio Igt. Scopre l’Isola del Giglio nella primavera del 2015. Se ne innamora e acquista il primo vigneto alle Secche, a cui segue il terreno al Bacarinello per un totale, anche se non ancora a regime di produzione, di circa 1 ettaro e mezzo. Da questo produce un vino particolare e affascinante, vero figlio dell’Isola e della zona da cui si genera.
IL VINO | La prima annata è la 2015, qui vi presentiamo la 2020, attualmente in commercio. La vinificazione avviene in recipiente aperto a contatto con le bucce e una parte di raspo. Finita la fermentazione si svina e poi si procede all’affinamento per circa dieci mesi in clayver di ceramica. Da qui un po’ di bottiglia prima della messa in commercio. Appena messo nel bicchiere subito svela tanto, per il suo colore ricco, intenso ed affascinante che vira dal giallo oro alle tonalità arancio. Il naso lascia di stucco: salmastro e intenso, fa pensare alla luce del sole e alla forza della roccia. Pian piano escono fuori profumi avvolgenti e cangianti: prima percezioni agrumate, poi la frutta disidratata ed ancora macchia, erbe mediterranee, resine nobili, spezie dolci. Non muta mai l’entusiasmo del vino verace ma pieno di vigore nel bicchiere. La bocca è persistente, dinamica. Il sale accompagna il sorso e spinge il vino verso un finale profondo, saporito, pieno.