LA VIGNA | La porzione del vigneto impiantato a pecorino occupa circa 5 ettari ed è posto a 450 metri di quota su di un terreno di matrice argillosa. Il segreto sta nel cuore: la parte centrale è frutto di una selezione massale dei cloni che Nazzareno è andato a prendersi personalmente a Tufo di Arquata del Tronto, piccola frazione posta ai piedi del Monte Vettore, nel parco dei Monti Sibillini, dove "l'uva delle pecore" era l'unica coltivata per la sua indole resistente a un clima decisamente freddo. Il materiale genetico è stato recuperato dalle marze di vecchie vigne appartenenti a un anziano vignaiolo. Egli ne ricavava un bianco che i clienti locali chiamavano confidenzialmente "aspralama" perché neanche una raccolta protratta ai primi di novembre toglieva al vino quella sensazione tagliente indotta da un'acidità furibonda.
LA PERSONA | Nazzareno Pantaloni è l'anima della conduzione agricola dell'azienda diretta dalle figlie Federica e Francesca, entrambe impegnate tra cantina e amministrazione in un progetto di stampo familiare. A dirigere le operazioni enologiche c'è Giuseppe Infriccioli, marito di Francesca, proveniente da una famiglia da lungo tempo impegnata nel mondo del vino piceno.
IL VINO | La veste dell'Aspralama 2019 è attraversata da vivaci riflessi dorati merito in parte del passaggio in piccole botti di rovere francese e in parte di una breve macerazione sulle bucce. Contrariamente a quanto si possa pensare il naso non è condizionato dall'inflessione tostata del passaggio in legno nuovo se non nell'espressione di una timbrica più calda che apre un avvincente ventaglio olfattivo fatto di percezioni di scorza di limone, sottili richiami di ginestra, sensazioni di erbe aromatiche. Un robusto tocco glicerico, indotto da una leggera surmaturazione delle uve, è avvertibile nell'ingresso in bocca prima che l'alta acidità varietale crei copiosi rivoli di appagante sapidità; nel tenace finale si riverberano con eccezionale chiarezza echi di agrumi canditi, salvia e frutta estiva.