LA VIGNA | Il Cupo è tutto nella testa di Sabino Loffredo. "E' una mia malattia mentale, nel 2010 lo facevo da una singola vigna, poi ho deciso di fare un blend di uve. Mi faccio il giro della vigna e nella mia mente bacata mi prendo l'uva che mi serve: una parte dalla collina, dove c'è più zucchero, poi la zona più vicina al fiume che è più acida, infine una parte dalla zona pianeggiante". L'età delle vigne è eterogenea, dai 40 ai 15 anni. Siamo a Montefredane, il vino rimane a lungo sulle fecce fini per poi andare a riposare a lungo in bottiglia. La prima annata è stata la 2003, prodotto solo nelle annate che Sabino ritiene all'altezza.
LA PERSONA | L'azienda l'ha fondata il padre Peppino, ma a dargli lustro è stato lui, Sabino Loffredo, vignaiolo autentico, genio e sregolatezza del vino irpino. Da qualche anno ha deciso di lavorare solo le uve dei suoi vigneti, rinunciando alle Docg Fiano di Avellino e Greco di Tufo, mantenendo però quella del Taurasi. I suoi bianchi sono sempre delle prove d'autore, dal profilo acido tenace, montani e cristallini. Sui rossi si cerca la stessa strada, tentando di imbrigliare al meglio il carattere materico dell'aglianico.
IL VINO | Parte pianissimo, chiude in gloria. Colpisce per una purezza aromatica impareggiabile, si fondono profumi di anice, cedro, pietra focaia. Al palato è un guanto, cremoso, fine, di saporitissimo affondo sapido. Ha un carattere composto e armonico, con una chiusura su delicati toni di elicriso e tè verde. Finale lunghissimo, potenziale evolutivo semplicemente enorme. Uno dei più grandi bianchi italiani senza se e senza ma.
vini buoni nelle loro rispettive categorie
vini da molto buoni a ottimi nelle loro rispettive categorie
vini da molto buoni a ottimi che hanno raggiunto le degustazioni finali
vini eccellenti nelle loro rispettive categorie
