Colli della Toscana Centrale Trebbiano 2021

LA VIGNA | Che Radda in Chianti sia una delle grandi zone per la produzione di Sangiovese è cosa risaputa, senza dubbio più raro (rarissimo) è invece parlare di Trebbiano da queste parti in epoca recente. Eppure c'è qualcuno che vi ha scommesso e i risultati sono incredibili. Nel 2010 Michele Braganti, titolare di Monteraponi, decise di puntare su questa varietà autoctona che troviamo in tutto il centro Italia, ma che in Toscana offre delle caratteristiche uniche. In passato si trovavano sempre alcune piante nelle vigne "rossiste" perché ‘uva bianca entrava a far parte del taglio dei rossi. Braganti, anziché estirparle come facero allora la maggior parte dei produttori, intuì che da quei grappoli poteva nascere un grande bianco. Prima annata la 2012. I filari si trovano sia nella vigna Campitello, sia nella vigna Baron'Ugo, dove nascono i due cru aziendali. Poi altri mille metri li troviamo in una bellissima terrazza sopra il borgo. La scommessa è vinta e, non a caso, una nuova vigna di trebbiano andrà in produzione nei prossimi anni. 3500 metri quadri a 600 metri d'altezza, per un qualcosa che continui a esprimere al meglio il terroir di Radda anche nel bianco aziendale.

LA PERSONA | Michele Braganti e Alessandra Deiana conducono a dovere Monteraponi, piccolo grande gioiello di Radda in Chianti. L'azienda agricola, ereditata da Antonio e Maria Carla - genitori di Michele - aveva sempre prodotto delle uve che venivano vendute, ma il punto di svolta avvenne nel 2003, venti anni fa, quando la famiglia decise (soprattutto la mamma Maria Carla, scomparsa di recente, che con carisma e determinazione coinvolse Michele nel progetto) di fare del vino. Si puntò tutto su ciò che già c'era in azienda, senza impianti di nuove varietà e senza snaturare la cantina esistente. Venne chiamato Daniele Rosellini, allievo di Giulio Gambelli. Si iniziò con cinque ettari, ora divenuti 12 (condotti in biologico) ma fin da subito le idee furono chiare. Produrre vini autentici, unici, territoriali. Oltre ai grandi rossi da sangiovese, il Trebbiano ne è prova lampante.

IL VINO | Le uve, solo per la metà diraspate, vengono messe a macerare sulle bucce per due giorni, in vasche di cemento. Il mosto poi viene travasato in legni piccoli esausti al fine di completare la fermentazione alcolica. L'affinamento avviene sempre in barrique, borgognone, sia nuove sia usate. Nonostante l'assoluta gioventù il vino esprime già un naso pulito, sincero, diretto. I profumi di fiori di montagna, frutta gialla ed erbe anticipano una bocca molto saporita, che riempie il palato, ma ha sviluppo verticale. Freschezza acida e sapidità si alternano, lasciano spazio anche a una leggera sensazione tannica. Gran finale, lunghissimo, appagante, salato.