LA VIGNA | Siamo tra alcuni dei filari più vecchi della parte occidentale del Chianti, nell'areale di Cerreto Guidi, a metà strada tra Firenze e Pisa. Il vigneto è stato infatti piantato nel 1928. I suoli sono di origine marina, calcareo con alta presenza di fossili e conchiglie, l'esposizione è sud-ovest, siamo 130 metri di quota sul livello del mare. Il blend in questo caso lo fa la vigna, troviamo infatti una dominanza di sangiovese, accanto a canaiolo e colorino, più alcuni filari di trebbiano e malvasia. Un autentico ritorno alle origini del Chianti. Le rese sono spietate, parliamo di 0,5 kg per pianta. La fermentazione avviene con lieviti indigeni in contenitori di cemento, per poi maturare in botti da 10hl non tostate per circa 24 mesi.
LA PERSONA | A Cerreto Guidi, a metà strada tra Firenze e Pisa, nell'azienda che appartiene alla famiglia da generazioni, l'enologo Alberto Antonini, coadiuvato da sua moglie Alessandra, coltiva i propri vigneti seguendo i principi dell'agricoltura biologica, dimostrando che si può lavorare come lui ha fatto in continenti diversi senza rinunciare alla propria idea di vino. Accanto al sangiovese, grande protagonista, troviamo una quota anche di trebbiano toscano e malvasia per la produzione dell'unico bianco aziendale. Gli interventi in cantina sono ridotti al minimo per lasciare quanta più naturalezza possibile ai vini. Oltre alla Vigna del 1928 segnaliamo anche la Vigna delle Conchiglie, un'altra Riserva di Chianti su un suolo particolarmente ricco di calcare e fossili.
IL VINO | Affascina con richiami scuri che ci riportano tra il tè nero, la terra, un frutto scuro maturo ed essenza balsamiche. La bocca è asciutta, austera, più sulle spezie che sulla polpa, per un andamento rigoroso e continuo, ritmato da una trama tannica molto ben a fuoco. Il finale sfuma u sensazioni di ciliegia scura e arancia sanguinella, con un sfondo di pepe nero e caffè tostato. Un rosso raffinato, di notevole equilibrio gustativo e originalità espressiva.