Tre Bicchieri e Due Bicchieri Rossi sono i fiori all'occhiello di Vini d'Italia. Piccole produzioni vicino a prestigiosi best seller, in una rassegna che coinvolge le migliori etichette assaggiate dai nostri esperti: ve le raccontiamo, mese dopo mese, in questa nuova rubrica con le nostre note di degustazione.
La cantina fondata nel 2017 da Mara e Michael Arno, portoghese lei, emiliano ma nato in Inghilterra lui, nonostante i pochi anni sta sfruttando appieno il bellissimo terroir di Mombercelli. Nelle due tenute principali, una proprio a Mombercelli, un'altra a Castelnuovo Calcea, c'è soprattutto barbera, anche da vigne molto vecchie (oltre 75 anni), ma si coltiva anche nascetta e sauvignon. La gamma dei vini proposti è piccola, ma tutta ben eseguita. La Barbera d'Asti Superiore Maria Augusta 21 al naso evidenzia note di arancia rossa, accompagnate da sfumature speziate e di confettura di ciliegia, per un palato denso, di grande struttura e volume alcolico e un finale molto persistente. Il Nizza Leone Riserva '20 è pieno, ricco, lungo nei suoi toni di frutti neri e note balsamiche, mentre il Monferrato Bianco Bilotto '22 è un blend paritario di nascetta e sauvignon di buona struttura e grassezza ma anche di discreta grinta e piacevolezza.
Affascinante la Nizza Lorella '18, dagli intensi aromi di spezie dolci e frutti neri di bosco e dal palato polposo, fresco e lungo.
L'azienda è stata fondata da Marcello Monzio Compagnoni, scomparso nel dicembre del 2021. Grande appassionato di Metodo Classico, con una lunga tradizione vitivinicola anche con la tenuta di famiglia nella vicina Valcalepio. Oggi la cantina continua il suo percorso con una produzione dalla qualità costante e di pregio, come testimonia la batteria di Franciacorta presentata nell'edizione di quest'anno. Spicca tra gli assaggi il Brut 20 che offre un naso vivido e nitido e ricco nel frutto. Nervoso al palato e rinfrescante nei suoi toni di scorza d'agrume e menta. Chiude con una piacevolissima vena sapida che chiama subito un altro sorso: che beva! Validi e ben fatti anche la Cuvée alla Moda, ricca e cremosa, e il Blanc de Noir Riserva 18, maturo nei toni e di buona progressione.
Siamo abituati alle bollicine Trentodoc firmate Cesarini Sforza. Anche quest'anno l'azienda non delude e propone un buonissimo 1673, frutto della Riserva '16. È un Dosaggio Zero che si sviluppa in verticale grazie ad acidità composta e a tanta sapidità. Ottimi anche i due Rosé.
Intrigante il Nature Noir '15, Pinot Nero in purezza di grande stoffa, è assolutamente preciso nella trama delle bollicine come nella schietta complessità gustativa.
La cooperativa di Caldaro rappresenta alla perfezione il mondo viticolo atesino, una realtà dove numerosi vignaioli coltivano fazzoletti di terra e dove convivono anime differenti, dalle aziende strettamente legate a ciò che si è sempre fatto a quelle dove le nuove generazioni scattano in avanti abbracciando il biologico o il biodinamico. In cabina di regia Thomas Scarizuola valorizza i raccolti con una gamma di vini di grande precisione stilistica. Precisione perfettamente espressa nel Lago di Caldaro Quintessenz '23, un calice che esalta tutte le doti che ci si aspetta dalla fresca tipologia rossa, con i profumi che spaziano dalla ciliegia matura alle spezie, dal sottobosco alle note floreali. Il palato riesce a donare ricchezza e consistenza senza perdere le doti di immediatezza e agilità. L'omonimo Pinot Bianco '22 sfrutta l'ottima vendemmia per mettere in luce un corredo aromatico nitido e fragrante, che trova sviluppo in un palato sapido, disteso e di pregevole lunghezza.
Il vigneto da cui nasce questo vino si trova a Pianizza di Sopra, a 500 metri di altitudine, con esposizione a est. Si respira eleganza nel fragrante profilo aromatico che accarezza la pesca gialla, le erbe aromatiche e i fiori bianchi. Il palato è morbido e succoso, grazie a una sapidità che ne esalta il gusto.
Sono ben 34 le zone del comprensorio di Conegliano Valdobbiadene da cui la famiglia Adami attinge uve per la produzione di casa, in parte di proprietà e in parte seguite da conferitori. Fra queste sicuramente le gemme sono rappresentate dall'ampio teatro collinare dello storico vigneto Giardino, di proprietà da oltre un secolo, e la zona delle Torri di Credazzo che invece esprime tutta l'asprezza delle zone impervie delle colline più alte. Proprio da queste due zone giungono i vini più ambiziosi ed espressivi, l'Extra Brut Col Credas e l'Asciutto Vigneto Giardino. Il primo esplora l'animo più nascosto e fresco della tipologia trevigiana, forte di profumi che ricordano la mela granny smith e in grado di conquistare il palato con la decisione della sua tensione acida. Il secondo invece si muove su uno spartito più delicato, che evidenzia la gentilezza del frutto e restituisce un corredo ampio, che trova sviluppo in un sorso dalla dolcezza misurata che si adagia sul carezzevole sostegno delle bollicine.
Esemplare l'assaggio del Giardino '20, un vino che trasmette tutta la giocosità del Prosecco, fatta di profumi freschi e invitanti, leggerezza gustativa, sapidità e bilanciamento degli zuccheri.
L'azienda della famiglia Bonomo è inserita nel tessuto agricolo delle colline del Custoza dalla metà del secolo scorso, ma è con l'ingresso della terza generazione negli anni 2000 che compie il definitivo cambio di passo. Oggi i pochi vigneti attorno alla cantina degli esordi sono diventati un'importante piattaforma viticola che esplora le denominazioni più importanti del territorio, come Bardolino, Custoza, Lugana e naturalmente Valpolicella. Giungono dalla zona di Custoza i vini più interessanti di casa, il Ca' del Magro '22 e il Bonomo Sexaginta '21. Il primo è ormai un classico della denominazione, un bianco che conquista con l'ampiezza e la fragranza dei suoi aromi, cui fa seguire un palato di classe nel quale la pienezza del sorso trova armonia nell'acidità e nella spinta sapida. Il secondo invece esplora un lato del Custoza ancora poco conosciuto, in cui il frutto giallo maturo si fonde con le nuance del rovere e delle spezie che ritroviamo al palato, dove il vino rivela eleganza e grande consistenza.
Il Custoza Ca' del Magro '19 sfoggia al naso netti ricordi di frutto giallo maturo, con note floreali e una sferzata di zafferano. In bocca colpisce la ricchezza bilanciata dalla spinta acida e la caratteristica sapidità.
C'erano anche Marianna Codacci François ed Elvira Colombini François tra i 33 produttori che nel 1924 firmarono l'atto di fondazione del "Consorzio per la difesa del vino tipico del Chianti e della sua marca di origine", il primo consorzio della storia dei vini italiani. Il Castello di Querceto, di proprietà dei François dal 1897, è ancora oggi guidato dalla stessa famiglia, che ha saputo consolidare una realtà dalle profonde radici chiantigiane, proponendo, specie nel recente passato, etichette dallo stile affascinante. Il Chianti Classico Gran Selezione La Corte '21 propone profumi ariosi, scanditi da rimandi ai piccoli frutti rossi, alle spezie e a cenni di sottobosco su base affumicata. In bocca, il vino è ben bilanciato ed è caratterizzato da una progressione succosa e fragrante, condotta da verve acida puntuta, che gioca con i ritorni fruttati. Ben eseguiti anche il Chianti Classico Ris. '21, dal sorso solido ed articolato. All'insegna della bevibilità il Chianti Classico '22.
Ben riuscito il Chianti Classico Riserva '18, dai profumi bilanciati tra cenni fruttati e tocchi tostati, oltre a una bella nota di pietra focaia a chiudere il cerchio. In bocca è lungo e reattivo, con tannini nervosi a sottolinearne il carattere.
La Tenuta Artimino fu acquistata negli anni80 del secolo scorso da Giuseppe Olmo, imprenditore con un passato da campione di ciclismo. Oggi l'azienda è protagonista di un ambizioso e articolato progetto, portato avanti da Annabella De Pascale, terza generazione della famiglia Olmo, in cui si affiancano enoturismo, gastronomia e sostenibilità. Un cambio di rotta che ha interessato anche la produzione dei vini, attualmente in possesso di una diffusa e costante qualità. Articolato al naso il Carmignano Grumarello Riserva '20, con frutti neri in evidenza, vena vegetale e balsamica, il sorso è setoso, con finale in crescendo che ritorna fruttato e dalla lunga scia di pietra bagnata. Il Marrucaia '21 ha uno stile rigoroso, al naso si evidenziano tratti floreali, il frutto si delinea nitido e la nota tostata ben dosata va a completare un sorso sanguigno e molto toscano. Sorso gioviale per il Chianti Montalbano '23, giovane e dall'acidità ficcante che solletica la lingua.
Ottimo il Carmignano Riserva Grumarello '16, al naso ricco di prugna, sottobosco e pepe. Al sorso è vellutato, con grana tannica fine e setosa, e una bella chiusura sapida e minerale di grafite.
Stefano Antonucci è un imprenditore vinicolo molto capace che ha legato a doppio filo la propria immagine a quella dell'azienda. Questo non deve far passare in secondo piano la bravura del suo team capitanato dalla nipote Elena Lorenzetti e dai fratelli Roberto e Daniele Rotatori. Insieme danno vita a una gamma dal profondo respiro contemporaneo. Vi sono bianchi scorrevoli, decisamente facili da bere come l'agrumato Le Vaglie 23, il fruttato Back to Basics 23, il soffice ed elegante Stefano Antonucci 22 e il saporito e persistente Tardivo ma non Tardo 22 in un crescendo di complessità espressa in particolare dal Moss Blanc 21, maturato in barrique. I rossi invece sono piuttosto strutturati e in gioventù risultano un po' arcigni per poi ammorbidirsi nel tempo. È il destino di Stefano Antonucci Rosso 22, Pathos 22 e Il Maschio da Monte 22. Animale Celeste 23 è un Sauvignon dai profumi di agrumi e peperone, di beva trascinante. Memorabile il Passito Lina, da cercare tra i Vini Rari.
Colle Morino, Casal Thaulero e Vignafranca: sono le contrade delle Colline Teramane su cui insistono i 62 ettari di vigneto dei fratelli Barba. Giovanni, Domenico e Vincenzo proseguono l'attività avviata negli anni '50 dal loro padre, il Cavalier Luigi, prendendosi cura non solo delle vigne, ma di una realtà agricola che può contare su quasi 700 ettari di terra, un'estensione che proietta l'azienda tra le maggiori imprese abruzzesi del settore. La base operativa si trova a Scerne di Pineto, una moderna cantina da cui esce una gamma di etichette vendute in tutto il mondo. A convincerci di più quest'anno è stato il Cerasuolo Collemorino '23 in virtù di un naso che riesce ad amalgamare alla perfezione la carnosità fruttata della ciliegia a sensazioni di pepe nero e a suggestioni vagamente fumé. La bocca è scalpitante e dotata di una piacevole acidità che ricorda gli agrumi amari. Meno energico ma comunque vitale e saporito il Pecorino Vignafranca '23 che profuma di fieno e frutti bianchi su un sorso leggero e continuo.
Il Colline Teramane Yang '19 profuma di erbe officinali, presenta sfumature balsamiche, di pepe, terriccio, oliva nera, mirtilli, grafite; al palato sfoggia un tannino cremoso che si appoggia a un sottofondo venato da una piacevole sensazione sapida.
Raffaele e Dora sono ormai costantemente al fianco dei genitori Marisa Cuomo e Andrea Ferraioli nella conduzione dell'azienda. Hanno ereditato anche loro la stessa energia, necessaria per affrontare le numerose difficoltà legate a questa zona, Furore, cuore della Costiera Amalfitana, tanto affascinante quanto estrema nelle condizioni produttive. Nelle micro-parcelle di terra strappate alla roccia convivono decine di varietà locali, alcune sconosciute ai più, molto diverse per caratteristiche e tempi di maturazione, che trovano sintesi in una gamma senza punti deboli. L'annata 2023 ci regala un Fiorduva squisito. Il naso riporta senza margini d'errore al luogo produttivo: profuma di limoni e cedro, fiori di arancio, scogli ed erbe aromatiche. In bocca è invitante, solare, armonico e dal finale in netto crescendo di toni fruttati e mentolati. Buono anche il Furore Rosso Riserva '21, mediterraneo nelle sensazioni di oliva nera e capperi, tuttavia fragrante grazie a note di more e mirtilli. La sapidità che scandisce il sorso armonizza una fitta trama tannica.
E proprio il Fiorduva porta anche quest'anno i Tre Bicchieri a Furore. Il solito naso sfaccettato - paglia e fieno, sfumature speziate, zenzero candito, scorza di cedro - anticipa una bocca sì cremosa, ma più spigliata e aggraziata che in certe versioni del passato; sapore e calore mediterraneo sono trascinate in un lungo finale da una calibrata tensione acida.
L'azienda della famiglia Montanaro si trova nel cuore del Parco Regionale Naturale Terra delle Gravine, dove ha ristrutturato una masseria a corte chiusa del XV secolo. Sono oltre 100 gli ettari di vigneto che la circondano, dove trovano spazio diversi vitigni, sia tradizionali che internazionali. I vini prodotti sono di buona fattura e carattere, tutti chiusi da tappo a vite e propongono un approccio giocato principalmente sull'espressione del territorio e sulla piacevolezza. Quest'anno ci è particolarmente piaciuto il Bialento '23, blend di uve aromatiche - malvasia bianca (75%) e minutolo - dai profumi di fiori bianchi, erbe aromatiche e susina e dal palato giustamente aromatico, senza eccessi di note amare, con una beva immediata di grande piacevolezza. Ben realizzati anche il Calaprice '23, complesso blend di sauvignon, chardonnay e fiano fresco e piacevole, e il Centosassi Primitivo '21, dai toni di macchia mediterranea e frutti neri di bosco.
L'Aglianico '17 è di bella materia e freschezza, con note floreali e di frutti neri, seguite da sfumature di macchia mediterranea, e un finale lungo e succoso.
Questa grande cantina cooperativa, fondata da Angelo Maci nel 1989, è tra le più importanti della regione ed è costituita da 1.200 soci conferitori, che lavorano un parco vigneti situato fra le provincie di Brindisi, Taranto e Lecce. Le vigne sono per il 40% coltivate ad alberello pugliese e composte per il 90% da uve a bacca rossa, con in primo piano i vitigni della tradizione, da cui nasce una gamma di vini molto ampia di oltre 30 etichette, tutte ben realizzate tecnicamente, d'impostazione moderna e di stampo mediterraneo. Il Salice Salentino Rosso Selvarossa Riserva '20 si esprime con note di tostatura, spezie dolci e frutti neri, è compatto, ricco di frutto, con un finale lungo e piacevole. Di notevole fittezza il 1943 del Fondatore '21, blend di primitivo e aglianico dai profumi speziati con note di inchiostro, china e confettura di frutti neri. Tra gli altri vini da segnalare il Primitivo di Manduria San Gaetano '22, sapido e fruttato, e il fresco e grintoso Selvamara Negroamaro '22.
Bella conferma per il 1943 del Presidente, blend di primitivo e aglianico. La versione 2019 ai toni di frutti neri con sfumature balsamiche al naso fa seguire un palato di notevole struttura e allo stesso tempo succoso e di grande persistenza.
L'azienda è stata fondata nel 2011, ma è frutto di una tradizione familiare che risale al 1939. I vigneti aziendali sono situati nel territorio delle Murge, principalmente nelle zone della denominazione di Gioia del Colle e in Valle d'Itria, cui va aggiunta una selezione di uve conferite da viticoltori con i quali l'azienda collabora tutto l'anno. La gamma di etichette prodotte è d'impostazione schiettamente moderna, per vini grintosi e di bella freschezza Al vertice della produzione aziendale quest'anno troviamo il Gioia del Colle Primitivo Fanova Riserva. La versione 2020 propone sentori di frutti neri, china e spezie dolci, mentre il palato gioca più su toni fruttati, è avvolgente e di buona lunghezza. Davvero ben realizzato il resto della gamma, in particolare il Gioia Rosa 23, rosato da primitivo (80%) e aleatico, piacevole e fresco nei suoi sentori di fragolina di bosco e rosa, e il Gioia del Colle Primitivo Fanova '22, di notevole pienezza e volume, cui manca un filo di grinta per ripetersi al livello degli scorsi anni.
Convincente e riuscito il Gioia del Colle Primitivo Fanova '19, dai profumi di confettura di ciliegia e mora di gelso al naso, mentre il palato è nitido, coerente, di buona freschezza e lunghezza.
La produzione della cantina fondata dall'architetto Giuseppe Muzzillo con i figli Eugenio e Francesca, docenti all'Università di Napoli, rispettivamente di Filosofia e Architettura del paesaggio, è da sempre tra le più interessanti di un territorio vocato alla viticultura come quello di Donnici. Negli ultimi tempi ci sono state alcune piccole novità all'interno della cantina: le macerazioni, per esempio, sono diventate più lunghe e le vecchie barrique hanno lasciato spazio a botti nuove di dimensioni maggiori. I vini ne hanno giovato fin da subito.
L'Estremo è un Magliocco in purezza, fitto già nel profilo aromatico che gioca tra sfumature di frutti di bosco neri maturi, spezie dolci e sensazioni tostate. Al palato il tannino si fa sentire e costituisce l'impalcatura di un sorso fragrante.