Un gruppo fra i primi per fatturato, per redditività, per investimenti realizzati, con un vigneto che spazia dal Veneto Orientale, alle colline di Conegliano-Valdobbiadene, all’Alto Adige, alla Franciacorta, al Chianti Classico, alla Maremma, alla Sicilia per un totale di 300 ettari vitati, tra quelli di proprietà e quelli dei conferitori.Ettore Nicoletto, AD di Santa Margherita, racconta come la storia del Gruppo, si è intrecciata a quella del Gambero Rosso
Partiamo da qualche numero. Come è andato nell'ultimo anno Santa Margherita Gruppo Vinicolo sui mercati esteri?
Il 2016 ha confermato il nostro trend di crescita: abbiamo raggiunto gli obiettivi fissati e sono certo che a fine anno avremo qualche sorpresa come nel 2015 quando siamo andati in “over-booking” col Pinot Grigio! Eppure questo è stato un anno di transizione, non semplice: abbiamo fatto decollare Santa Margherita USA Inc., la nostra società d’importazione diretta negli States, e siamo stati impegnati nell’ampliamento della nostra cantina storica di Fossalta per adeguarla alle richieste del mercato. Oltre a confermarci negli USA e a consolidare la nostra presenza nelle piazze più mature (UK, Canada, Germania, Giappone), stiamo lavorando con impegno su Cina ed Asia, sulle potenzialità dell’America Latina e dei Caraibi, del Mediterraneo e dell’Africa.
E in Italia invece?
E' un mercato importante, che ha ancora potenzialità inespresse, che ha ancora tanta curiosità e che deve essere “accompagnato” in questa fase di passaggio generazionale. Le donne hanno un ruolo sempre più strategico, così come la valorizzazione dei territori e degli autoctoni. Non siamo pessimisti, tutt’altro. Il consumo pro-capite annuale è un dato, ma non è l’unico da considerare.
Il Gambero Rosso celebra i suoi 30 anni: tre decenni in cui è letteralmente rinato il vino moderno e in cui la ristorazione e la cucina italiane hanno raggiunto una dignità e una consapevolezza che le porta a essere veri e propri ambasciatrici del made in Italy nel mondo. La vostra azienda come ha vissuto questi 30 anni? Quali passi decisivi sono stati fatti?
L’elenco è semplice e coincide coi nostri grandi vini e coi nostri territori: Pinot Grigio; Prosecco Spumante; Franciacorta; Chianti Classico ed oggi Maremma, l’ultimo lembo selvaggio d’Italia. Il vino italiano rinasce negli ultimi 30 anni perchè sceglie senza esitazioni, senza più voltarsi indietro, la strada dell’assoluta qualità e dell’innovazione di prodotto guardando all’enorme patrimonio ampelografico che deteniamo. Valorizzando nuovi territori dall’incredibile potenziale – Franciacorta – e “storiche” denominazioni - Alto Adige o il Chianti – che avevano bisogno soltanto di una attenzione e di una narrazione più fresche. Mettere a fianco di questi vini una cucina senza più complessi di inferiorità, che lavora sulle materia prima, che esalta i talenti regionali... Era la scelta più naturale e, possiamo oggi dirlo, vincente.
Come si è intrecciato il vostro percorso con quello del Gambero?
Gaetano Marzotto, fondatore nel 1935 di Santa Margherita, ha sempre creduto nella cultura e nell’informazione. E il mondo del vino italiano ha un estremo bisogno di affiancare ai grandi comunicatori internazionali anche narratori italiani, che parlino alla nostra gente, ma che sappiano portare la visione italiana e la nostra cultura nel dibattito globale sul vino.
Che importanza ha avuto nel mondo del vino una pubblicazione come la Guida Vini d'Italia? Che importanza ha avuto per la vostra azienda?
Santa Margherita ha sostenuto e sostiene gli sforzi del Gambero Rosso e di tanti altri editori per un’informazione completa che aiuti il pubblico a trovare un proprio percorso all’interno dell’eccezionale offerta del vino italiano. Grande merito del Gambero Rosso è di essere riuscito a dare alla sua Guida ed ai suoi “Bicchieri” uno status importante, internazionale, davvero globale. Questo è stato un formidabile aiuto per tutto il vino italiano.
Facciamo il "Gioco dell’Amarcord"...Come vi vedevate 30 anni fa?
1986? Quell’Italia, che era appena uscita dagli anni bui del terrorismo, era vitale ed ottimista. Santa Margherita stava crescendo fortemente all’estero, stava dotandosi di nuove professionalità che nei tre decenni successivi avrebbero contribuito non poco al suo sviluppo ulteriore ed ai successi attuali. Santa Margherita sapeva di avere un grande potenziale, era certamente ottimista, ma forse ancora non immaginava sin dove sarebbe arrivata oggi.
Come sarà Santa Margherita tra 30 anni? E come sarà il mondo del vino italiano e internzionale?
Allora: Santa Margherita avrà arricchito ulteriormente il suo mosaico enologico e probabilmente non soltanto in Italia; sarà ancora in prima fila nella lotta al global warming e fra trent’anni manterrà ancora intatto il suo patrimonio di “sostenibilità sociale”. Sono certo che i figli dei nostri attuali collaboratori e conferitori saranno ancora al nostro fianco nel produrre grandi vini. E dopo Pinot Grigio e Prosecco sicuramente individueremo un altro vitigno da valorizzare nel mondo. Non mi crede? Ripassi qui nel 2046 e vedrà se ho esagerato oppure no.
LE AZIENDE DEL GRUPPO
Santa Margherita
via Ita Marzotto, 8
30025 Fossalta di Portogruaro (VE)
Torresella
via Ita Marzotto, 8
30025 Fossalta di Portogruaro (VE)
Kettmeir
via delle Cantine, 4
39052 Caldaro/Kaltern (BZ)
Lamole di Lamole
loc. Lamole
50022 Greve in Chianti (FI)
Ca' del Bosco
via Albano Zanella, 13
25030 Erbusco (BS)
Tenuta Sassoregale
58045 Civitella Paganico (GR)
Terrelìade
c.da Portella Misilbesi
92017 Sambuca di Sicilia (AG)