Gli amanti del tiramisù piangono la morte del suo inventore Roberto “Loli” Linguanotto, pasticciere e cuoco originario di Treviso. Fu proprio lui, lavorando per il celebre locale nel cuore del centro città "Beccherie", a elaborare un fine pasto alternativo al più classico zabaione per "consolare", ("tiramesù" in dialetto) gli avventori di una casa di appuntamenti dei dintorni. Una parola presente nei vocabolari di ben 23 lingue; in Cina è addirittura considerato il termine tricolore più conosciuto dalla popolazione cinese; otto italiani su dieci lo considerano il loro dessert preferito.
Dallo "sbattutin" al tiramisù
Repubblica ha raccolto la testimonianza di Clara e Gigi Padovani, autori del vademecum in materia, "Tiramisù". Un libro che smentisce il falso mito per il quale le prime tracce del rinomato dessert vengono fatte risalire al Settecento o all'Ottocento. Tutto nasce tra gli anni Quaranta e Sessanta del Novecento, nel Nord Est dell'Italia. Padovani racconta dell'intervista realizzata nel 2016 a Linguanotto proprio nel corso della stesura del libro. La signora Alba Campeol, proprietaria del ristorante, informò la coppia sullo "sbattutin", il predecessore del tiramisù che era una sorta di comfort food per le neomamme
Un successo planetario
Il pasticciere aveva invece datato l'idea per il dolce al 1969: originariamente un gelato, poi trasformatosi nel tiramisù, apprezzatissimo ancora oggi, al tempo servito «su un vassoio rotondo con i savoiardi imbevuti di caffè, due strati di crema e mascarpone». Altre varianti sono state fatte risalire al 1959, quando una di esse veniva servita all'hotel Roma di Tolmezzo, in provincia di Udine. In questo caso, l'origine era il dolce Torino attribuito a Pellegrino Artusi, «fatto con biscotti a bagno nell’Alchermes e sopra crema al burro». A Linguanotto tuttavia, conclude Padovani, il merito di «avere codificato il tiramisù in Italia così come lo conosciamo oggi». Dalle "Beccherie" alle riviste culinarie, passando per Venezia e poi, dagli anni Novanta, al mondo intero.