Dici Copenhagen, pensi al Noma. La connessione è corretta, logica, quasi ovvia visto quello che rappresenta il ristorante pluristellato nel panorama mondiale. La capitale danese è però tanto altro. La sua offerta è vasta, diversificata e adatta a ogni tipo di budget, purché si ricalibri il concetto di "economico". Laddove un tempo sorgeva la creatura dello chef Renè Redzepi, al civico 108 di Strandgade nella zona di Christianshavn, a pochi passi dall'Opera, oggi c'è Popl Burger.
Si tratta di una costola del Noma, pensata però più per il popolo - il nome viene dal latino. Possiamo dunque definirla l'hamburgeria del Noma, perfettamente in linea con la sua filosofia di rispettare i prodotti locali e di stagione, ma aperta a chiunque. Si presenta in un ambiente informale, ma non per questo lasciato al caso. Tutto, ogni singolo dettaglio, ha un senso. La cura degli spazi d'altronde è una caratteristica che si riscontra praticamente ovunque a Copenhagen. Ancor di più in questo luogo.
Si può scegliere per il menù fisso, che a sua volta si divide in quello chiamato "Esperienza" (alcuni dei migliori snack, antipasti, un panino a scelta tra quelli elencati, dei contorni e una bevanda tra vini naturali e birre al artigianali al prezzo di circa 65 euro a persona) o "Classico" (oltre al panino, ci sono degli spuntini, un assaggio dei contorni e patatine fritte: costo, poco più di 50 euro). Se invece si ordina alla carta, il consiglio è di testare oltre al cheeseburger anche l'hamburger vegetariano o vegano. Nel nostro caso, fungo fritto e pesto.

Pollo fritto nei panini
Per rimanere nel mondo del fritto, un salto da Poulette nel quartiere di Nørrebro può diventare una piacevole sorpresa. La premessa è una: c'è solo una piccola panchetta dove sedersi all'esterno del locale, che potrebbe scoraggiare i più freddolosi, ma con la tavola apparecchiata lo street-food perde valore (parere di chi scrive, ca va sans dire). Il pollo fritto viene servito in un panino con formaggio, insalata e cetriolini, ma per chi non mangia carne c'è la variante veggy con il Tofu Sandwich, inserita da poco. Per entrambi il costo è di 12 euro circa. Seguono patatine e bibite.

Ristorantini e vini naturali
Tuttavia, oltre al famosissimo Mikkeler, il consiglio è di spostarsi di due metri, forse neanche. Accanto a Poulette sorge infatti Pompette, che offre vino naturale e birre artigianali locali (grosso modo 10 euro a bicchiere) da accompagnare a qualche snack, come pane e olio, formaggi o sardine marinate. La catena di filiali non finisce qui.
Sempre nei paraggi, si trova Villette. Un ristorante a tutti gli effetti, che mantiene lo stile degli altri due locali fratelli. Sia nella presentazione molto minimal, sia nella proposta di vini e birre. Quella culinaria varia invece ogni giorno, il che fa acquistare al post un punto in più. In quello in cui ne stiamo scrivendo, ordineremmo volentieri del sedano rapa cotto a fuoco lento con funghi, dragoncello, grano saraceno e succo di crauti, oppure fagioli bianchi con cavolo nero grigliato saltati con limone e parmigiano. Il conto varia a seconda se si vuole assaggiare tutto con il menù degustazione (60 euro a persona, bevande escluse) oppure se si ordinano piatti singoli (prezzo medio 35-40 euro).

Un'altra soluzione per la propria cena può essere anche Ancestrale, nella zona di Vestebro. È un ristorante pescetariano, quindi inadatto a chi non ama il pesce. Il menù fisso da cinque portate costa 450 corone danesi, pari a 60 euro, e altrettante bisogna spenderne qualora si voglia accompagnare il pasto con i vini giusti. Se invece si sceglie alla carta, è d'obbligo provare il piatto con crema pasticcera, funghi ostrica blu e barbabietole, così come quello con spätzle, eglefino al vapore e una salsa di pesce come condimento.

A tutta birra (e carne)
Per rimediare, a chi non piacciono gli animali d'acqua, c'è una via di fuga: Warpigs Brewpub. Si trova a Meatpacking ed è una birreria perfetta per chi adora il gusto metal e gli Stati Uniti. L'idea è servire birre - ne hanno 22 varianti - e carne cotta sul barbecue in stile americano-danese. La bellezza dei paesi come la Danimarca, che per ragioni soprattutto di clima non vantano una vera e propria cucina nazionale, è che si trova di tutto. E il consiglio è proprio questo: immergersi nella cultura internazionale che, in Europa, solo da queste parti si può realmente respirare.

Capita quindi di mangiare dei tacos messicani a Copenhagen e rimanerne stupiti come se si fosse a Città del Messico. Parliamo di Hija de Sanchez, che possiede diverse sedi a partire dal ristorante aperto nel quartiere Vesterbro. Anche in questo caso c'è un legame con il Noma, dato che la chef Rosio Sanchez faceva parte della squadra dei dessert. Anche nel locale che porta il suo nome il rispetto della filiera e l'identità sono alla base di tutto, importando dal Messico ad esempio alcune varietà di mais Heirloom, coltivato seguendo pratiche etiche. Se nel ristorante il consiglio è di sedersi per lasciarsi coinvolgere dal menù degustazione di cinque portate, nel punto aperto al mercato di Torvehallerne è suggestivo sedersi al bancone, ordinare dall'elenco esposto (c'è ovviamente anche l'opzione vegetariana) e godersi il via vai di gente.

La colazione danese
Tuttavia, quando parliamo di Copenhagen, non possiamo ignorare il primo pasto della giornata. Anche per chi è solito saltarlo dovrà fare uno spazio nel suo stomaco. Trovare un posto che non sappia fare colazioni è difficile, ma per andare sul sicuro ci sono Hans Coffee, Orsa Coffee e Bageriet Brod. Per chi volesse provare un caffè vegetariano deve assaggiare quello di Atelier September. Ma in questo campo, l'istituzione è una: Apotek 57. Si trova al centro della città e, più che un posto dove mangiare, sembra uno studio di design. Non a caso è arredato con lo stile del Frama Studio Store, di cui fa parte. La colazione danese (pane, burro, marmellata e uova) vale il tempo trascorso in fila per entrare. Il cardamomo bun, invece, vi spingerà a tornarci.