L’anno delle rivolte della primavera araba, di Fukushima, dell’apice della crisi economica.
2011
È un anno intenso e complesso il 2011. Nei primi mesi scoppiano le proteste nel mondo arabo, dalla Tunisia alla Libia, passando per l’Algeria. Dilma Rousseff viene proclamata presidente del Brasile è la prima donna a ricoprire tale incarico. A marzo un terremoto colpisce la regione di Tōhoku in Giappone, causando circa 11 mila morti e l’incidente alla centrale nucleare di Fukushima. In Libia si scatena la guerra civile: Gheddafi verrà ucciso ad ottobre dai ribelli, insieme al figlio Mutassim. Anche Osama Bin Laden, ritenuto responsabile degli attentati dell’11 settembre 2001, verrà ucciso dai Navy SEALs americani. Anche l’Europa è scossa da eventi tragici: a luglio un attentato terroristico di matrice neonazista, colpisce il centro di Oslo, capitale della Norvegia. I morti sono 77 in totale, il responsabile del massacro è un norvegese di 32 anni, Anders Breivik.
La crisi economica è al suo apice: l'Ue emette un bond da 5 milioni di euro a 5 anni per salvare le banche irlandesi. L'euro scivola sotto quota 1,30 dollari. La Casa Bianca rivede al ribasso le stime del Pil: Obama annuncia la finanziaria da 3.700 miliardi di dollari.
L’Italia non è da meno: l’Istat annuncia che nel 2010 il debito è stato pari al 119%. La disoccupazione è ai massimi dal 2004. A fine giugno manovra economica in Italia da 50 miliardi. Inizia l’attacco speculativo internazionale nei confronti del nostro paese.
A ottobre ci sono le manifestazioni degli Indignados in tutto il mondo. Roma viene messa a ferro e fuoco dai black bloc, 70 feriti.
Durante il Gran Premio di Motociclistico in Malesia, il pilota Marco Simoncelli viene travolto al secondo giro dalle moto di Valentino Rossi e di Colin Edwards. Muore poco dopo l'arrivo all'ospedale. A novembre il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, rassegna le dimissioni nelle mani del Capo dello Stato, Giorgio Napolitano. Qualche settimana dopo ci sarà il giuramento del governo Monti.
L’anno iniziato con le rivolte della primavera araba si conclude con altre proteste: il 24 dicembre circa 110 mila persone scendono in piazza a Mosca per manifestare contro il primo ministro Vladimir Putin e i presunti brogli alle ultime elezioni.
Il mensile di gennaio. I prodotti made in Italy
Quando, il 26 ottobre 1860, i garibaldini raggiunsero Teano per lo storico incontro con il Re, la popolazione regalò alle camicie rosse delle arance. Erano acerbe e i garibaldini accusarono dolori allo stomaco. Sospettando di essere stati avvelenati, costrinsero chi gliele aveva regalate a mangiarne altre davanti a loro. Tutto si concluse con una risata e una stretta di mano. Ma quante strette di mano tra nord e sud saranno ancora necessarie perché tanti prodotti identitari delle varie regioni identifichino il Paese tutto? “È sintomatico - risponde Alessandro Scuderi, il presidente del Consorzio delle arance rosse di Sicilia - che in Europa si parli di arance spagnole o di arance siciliane. Il fatto è che non siamo riusciti per ora a traslare il sistema Sicilia sul sistema Italia”.
Prodotti e specialità si connotano non a caso come Parmigiano Reggiano, Pizza Napoletana, Olio Toscano, bistecca Fiorentina, Lasagne alla Bolognese, Risotto alla Milanese… con l'accento posto sulla “barriera” locale. Lo stesso Parmigiano Reggiano, uno dei prodotti leader del made in Italy, ha una storia nazionale recente avendo cominciato a circolare lungo tutto lo Stivale solo dopo che fu introdotto nel rancio dell'esercito durante la Prima Guerra Mondiale, cosa che permise di diffonderne la conoscenza a milioni di soldati.
Anche l'olio d'oliva ha dovuto aspettare i primi anni del secolo scorso per conquistare una risonanza nazionale (anche se Garibaldi in Sardegna nella sua campagna coltivava gli ulivi). E forse dovrebbe insegnare qualcosa, a chi sostiene che la cultura non si mangia, il fatto che sia stata una rivista letteraria a promuoverne il consumo in tutto il Paese: la Rivista Ligure, che era una sorta di house organ dell'industria Olio Sasso. Uscì dal 1895 al 1919, tirata in 120 mila copie: ospitò gli scritti dei più importanti scrittori italiani, da Capuana alla Deledda, da Pascoli a Pirandello e fu, come racconta il sito Teatro Naturale, un esempio di creatività pubblicitaria applicata a un prodotto industriale. Allo stesso modo a fissare il panettone nell'immaginario collettivo del Natale italiano fu un intellettuale creativo come Dino Villani, altro pubblicitario ante litteram, tra i fondatori dell'Accademia Italiana della Cucina nonché creatore della festa di San Valentino.
Anche la pasta, checché se ne dica, deve attendere a lungo prima di diventare IL cibo a tutti gli effetti nazionale. E del resto, ancora agli inizi del 1900 l'alimentazione era soprattutto a base di pane, minestre, zuppe preparate soprattutto con legumi e qualche raro ortaggio… Se si esclude il risotto, che rimane un piatto identificativo di una porzione geografica ben precisa, la popolazione italiana ha sempre preferito parlare genericamente di riso. E per secoli la risicoltura italiana non ha distinto tra varietà conoscendo in pratica solo la Nostrale. Anche all'origine del risotto vi era questa varietà a chicco tondo e non certo il Vialone Nano o il Carnaroli, varietà selezionate rispettivamente negli anni 1937 e 1945. Ma, più del riso o della pasta, era il pane ad essere consumato dalla popolazione italiana in grandi quantità. Ancora tra le due guerre il rapporto tra pasta e pane era al nord di uno a dieci circa… Intanto, in patria, di mozzarella se ne mangia più al nord (65 per cento del consumo) che al centro sud. Più che Mazzini e Garibaldi, l'Unità la fanno pizza e mozzarella.
La top ten da Nord a Sud
I più amati dai gourmet d'Italia. Ecco i primi dieci classificati tra i 150 prodotti scelti dal Gambero nel 2011 come i protagonisti dell'Italia unita per festeggiare golosamente i 150 dell'Unità. Sono i prodotti più votati nel sondaggio online sul nostro sito, quelli che hanno catalizzato la simpatia e la passione di migliaia di internauti foodies. Un gioco, chiaramente, che però traccia con decisione una linea di prodotti che possono ben descrivere l'unità in progress di un Paese nell'arco di 150 anni, con radici nella storia più antica e con proiezioni verso un futuro nuovo per la gastronomia Made in ltaly.
1. Parmigiano Reggiano (53% delle preferenze)
2. Olio Extravergine di Oliva (43,8%)
3. Pizza Napoletana (43,2%)
4. Mozzarella di Bufala (40%)0
5. Riso (37,4%)
6. Pane (36,5%)
7. Spaghetti (34,1%), panettone (34,1%)
8. Bistecca Fiorentina (33,5%), pesto genovese (33,5%), lasagne (33,5%)
9. Amatriciana (32,9%), mortadella (32,9%)
10. Barolo (30,3%)
Le tendenze nel mondo vino: sfuso diventa snob
Negli ultimi anni, a dirla tutta, le posizioni si sono dimostrate piuttosto fluttuanti tanto che molti sono ritornati sui propri passi, in una direzione e nell'altra. La crisi ci ha messo del suo, su questo non ci piove, e oggi si torna a parlare con insistenza di questo tipo di consumo, incentivato da tematiche altrettanto attuali come quelle ambientali che hanno fatto impennare i consumi ecofriendly, capaci di privilegiare packaging meno inquinanti tra i quali quelli riciclabili rivestono ormai un ruolo centrale. Certo il vino, con il suo universo rappresentativo e simbolico, fa storia a sé, sarebbe sbagliato paragonarlo ad altri prodotti, non solo alimentari, però la tendenza c'è e ha numeri non sono trascurabili. Il che non significa rinunciare alla bottiglia importante. La bottiglia, però, deve davvero valere la pena e dare qualcosa in più, possibilmente regalare un'emozione, altrimenti tanto vale andare sul sicuro con qualcosa di conosciuto, provato, a buon mercato (il costo medio del vino sfuso in Italia oscilla da 1 a 2 euro il litro), magari approfittando di una salutare scampagnata. Ormai, per giunta, non sono solo privati e famiglie a comprare vino sfuso: sempre più osterie e ristoranti hanno in carta lo sfuso di qualità, facendo forse un passo indietro, per alcuni versi, e in avanti per altri.
Ma come si conserva il vino acquistato in damigiana? Una volta portata a casa la damigiana del prezioso nettare, starà a voi comunque travasarlo e imbottigliarlo in maniera impeccabile. Dalla cura con cui viene effettuata l'operazione dipende il futuro delle bottiglie. Prima decisione: quando effettuare l'operazione? Chi di voi ha nel vissuto qualche ritaglio di vita agreste, o ha nel Dna qualche residuo di civiltà contadina ricorderà un nonno che seguiva con attenzione il calendario lunare per ogni operazione connessa all'agricoltura. Non è questa la sede per discutere dell'influsso delle fasi lunari sul vino e sulle semine, sta di fatto però che l'attenersi a certe antiche consuetudini esercita ancor oggi un grande fascino. E comunque certe attività microbiologiche sono più o meno evidenti a seconda delle stagioni e delle fasi lunari. Rudolf Steiner, il padre della biodinamica, era convinto assertore dell'interazione tra la luna e i pianeti e l'agricoltura. Nell’articolo, dunque, le regole di massima per non sbagliare.
La prima guida dedicata ai Foodies
Nel 2011 viene presentata la prima guida dedicata ai foodies: “C’è un ‘piccolo’ esercito di 6 milioni di individui che riserva al cibo un posto davvero speciale nella propria vita. Il cibo per loro è passione vera, autentica, un piacere da condividere con gli altri. Per il cibo sono disposti a tutto. O quasi. Sono i foodies, gli enogastro-appassionati del Terzo Millennio. Quando devono scegliere una località per vacanza, partono dal numero di ristoranti buoni presenti in zona; se devono comprare un formaggio o un salume si lanciano in un tam-tam senza fine con amici e parenti, fino a scovare la bottega giusta. Non sprecano il denaro, ma per la qualità sono disposti a pagare. Sono più disponibili a rinunciare a un capo di abbigliamento che ad una cena al ristorante, magari preceduta da un buon aperitivo all'italiana, fatto di sapori veri e non di pantagruelici buffet da happy hour internazionale. Il loro sogno? Una guida a loro immagine e somiglianza che selezioni come fior da fiore il meglio sul mercato in fatto di prodotti, vini, botteghe, bar, ristoranti, trattorie, wine bar, enoteche. Locali veri dietro ai quali ci sono persone che hanno fatto del cibo e del vino la loro principale passione e hanno il piacere di trasmetterlo agli altri”.