C'è un lato positivo del rischio gelate nei vigneti ed è quello estetico, come si può vedere in questa foto. Ma è solo quello. Tutti gli altri sono negativi. In Alto Adige, infatti, sanno bene come mitigare l'effetto del freddo eccessivo tra i filari e non è la prima volta che nella valle Isarco, a Bressanone, nel vigneto più alto d'Italia (inteso nel senso della latitudine) al di sotto delle Alpi, i tecnici dell'Abbazia di Novacella scelgono di piazzare a distanza regolare dei piccoli fuochi, con il preciso compito di proteggere i terreni e soprattutto il lavoro di un intero anno in vista della vendemmia 2024.
L'uso delle candele riscaldanti, attorno alle vigne del monastero fondato nel 1142, crea un paesaggio natalizio e particolarmente suggestivo, come spesso si vede anche in Francia, dove le gelate sono molto più frequenti che in Italia soprattutto nel mese di aprile. Ed è ciò che è accaduto anche una settimana fa. Il rimedio utilizzato dalla cantina-monastero altoatesina è servito a contrastare il calo termico al di sotto dello zero (il termometro è sceso oltre i due grazi sotto lo zero), collegato al passaggio di aria artica sull'Italia che ha portato con sé anche delle piogge.
In questi vigneti terrazzati della cantina di Bressanone, a un'altitudine tra i 600 e i 900 metri, crescono soprattutto viti di kerner, sylvaner, riesling e grüner veltliner. Vitigni bianchi abituati alle basse temperature ma quando nelle fasi di germogliamento si scende sotto lo zero il rischio di provocare danni è altissimo. «Il germogliamento è iniziato e nei vigneti - scriveva lo scorso 10 aprile la cantina sui profili social - i primi teneri germogli stanno spuntando con un certo anticipo rispetto agli anni precedenti. Speriamo che nelle prossime settimane le temperature non scendano eccessivamente, così da favorire una crescita senza intoppi». Non è andata così.