Barbera d’Asti Docg: da popolare a pop
Se il Piemonte del vino fosse : una scacchiera con il Barolo nella parte de re, la Barbera sarebbe senza dubbio la regina. Non solo perché è uno dei pochi vini italiani declinati al femminile, ma anche perché come la regina è in grado di muoversi su questa ipotetica scacchiera con grande disinvoltura: di un solo posto in avanti, in profondità, in diagonale. E quando si muove, in qualunque casella finisca, si può stare certi che non mancherà di lasciare il segno. Nel caso specifico, il suo segno è quell’acidità che la rende immediatamente riconoscibile e che permette alla singola cantina di giocarci, secondo la propria filosofia produttiva, per farla venire fuori al meglio. Se in passato la Barbera era un vino popolare, vero e proprio alimento dei contadini, oggi può diventare un vino molto godibile, in linea con il gusto contemporaneo. Ed è su questa linea che si stanno muovendo le 404 cantine, socie del Consorzio di Tutela.
Opportunità che al momento hanno portato ad avere un export pari alla metà delle vendite: dai mercati più maturi come Stati Uniti e Canada, a quelli in grande spolvero del Nord Europa, fino agli emergenti, soprattutto asiatici. Ed è qui che si inserisce il progetto “Sustainable Wines from Europe” con cui il Consorzio vuole lavorare su una promozione unitaria che coinvolga l’immagine del Monferrato non solo per la sua cultura del vino, ma anche per la tradizione gastronomica, artistica, storica.
Come? Dall’incoming sul territorio degli operatori asiatici alle iniziative digitali come V2B Wine Meetings, che coinvolge una rosa di aziende consorziate attraverso wine tasting online con i potenziali nuovi clienti. «Costruire una relazione solida e continuativa con l’Asia è fondamentale per avere una crescita progressiva che coinvolga i produttori – racconta Mobrici – Un rapporto che va costruito non solo portando le nostre eccellenze direttamente in quei mercati, ma ospitando buyer e operatori asiatici nei nostri territori, mostrando loro cosa si cela dietro un calice di vino: storia, cultura, tradizioni, radici indissolubili con il terroir di provenienza».
Barbera d’Asti Docg: la masterclass del Gambero Rosso
Dall’altra parte c’è la promozione sul territorio nazionale che da solo rappresenta poco meno del 50% delle vendite. Per questo, nella giornata del 17 aprile, Gambero Rosso, insieme al Consorzio, ha chiamato a raccolta ristoratori da tutta Italia (tutti presenti nella guida Ristoranti d’Italia) per conoscere più da vicino questo vino così versatile nel pairing. E come punto di incontro non poteva che scegliere uno dei migliori ristoranti della zona, immerso nella natura di Cioccaro di Penango: la Locanda del Sant’Uffizio di Enrico Bartolini, dove le referenze di Barbera in carta non mancano di certo.
La masterclass condotta dal curatore della guida Vini d’Italia Gianni Fabrizio ha subito messo in evidenza le caratteristiche del vitigno: alta acidità, bassa tannicità e frutto importante. Sul banco d’assaggio 13 ambasciatori della denominazione con 13 visioni differenti di fare vino e un arco temporale che va dall’ultima annata in commercio, la 2022, alla 2007. Il risultato non poteva che confermare l’estrema versatilità della Docg, che vede i vini giovani più briosi, freschi e acidi (complice il non passaggio in legno) e i più affinati, equilibrati e di struttura. “L’acidità di questo vino è fondamentale e ci aiuta negli abbinamenti con i piatti più grassi e importanti” hanno osservato, alla fine della masterclass i ristoratori e sommelier coinvolti “Servire una Barbera molto giovane? Perché no. Avere un naso complesso e una acidità fresca è senz’altro una bella combinazione”.
La stessa carta dei vini della Locanda del Sant’Uffizio parla soprattutto piemontese e la Barbera Docg non può che trovare ampio spazio, come ci rivela il sommelier Armin Causevic: “Si va dalle annate più giovani a quelle del 2000, ma c’è anche qualche bottiglia degli anni ’90. Qua la Barbera la consideriamo tra i vini di punta: nei nostri menu degustazione la serviamo dopo Barolo e Barbaresco, con i piatti più importanti, come agnello o piccione”.
Barbera d’Asti Docg e i piatti della tradizione
In particolare, il pranzo nella limonaia della Locanda del Sant’Uffizio proposto dal resident chef Gabriele Boffa ha dato l’opportunità a tutti i presenti di mettere insieme alcuni piatti della tradizione piemontese con 47 etichette di Barbera Docg: annate, zone e caratteristiche anche molto diverse tra loro che hanno stimolato tutti i presenti a trovare gli abbinamenti più equilibrati ma anche quelli più audaci.
Dopo questa incursione nei sapori delle isole Lofoten, nel menu di casa Bartolini non poteva mancare un piatto nato e cresciuto in Piemonte: gli Agnolotti del plin. Come main dish la scelta è, invece, ricaduta sul coniglio, con carote e fois gras. Chiusura affidata ad un dessert a base di pera, Barbera e zabaione. Un’immersione nel territorio che ha messo ancora di più in risalto la grande versatilità di questo vino e le sue ancora importanti potenzialità.
Barbera d’Asti Docg. Frizzante, invecchiata, in barrique
Il Piemonte ha un’enorme fortuna: quella di potere annoverare tra i suoi vitigni autoctoni la Barbera, che rimane una delle cultivar più moderne ed eclettiche dell’intero panorama ampelografico nazionale. Moderna, senza dubbio, la Barbera lo è. La genetica regala a questa meravigliosa uva da vino delle caratteristiche tali da rendere i suoi vini gradevoli e comprensibili anche per i bevitori meno esperti o semplicemente meno esigenti o meno snob. Inoltre, le Barbere dimostrano chiaramente innegabili doti di poliedricità; nella gamma di un’azienda se ne possono trovare diverse tipologie: dalla frizzante, alla versione invecchiata, con affinamento in botti o barrique di rovere, passando dalla gradevole Barbera d’annata, ovvero la versione giovane e fresca. Esaminandone pregi e limiti eventuali, la Barbera, coltivata con rese controllate offre mosti con importanti quantità di antociani, con alte, se non addirittura altissime, concentrazioni zuccherine, con acidità sempre ben presenti e con tannini mai dominanti.
La Barbera d’Asti giovane si presenta con una veste rubino intensa, arricchita talvolta da riflessi violacei e con una ricca paletta di aromi fruttati che spaziano, a secondo della maturità delle uve, da sentori di ciliegie e amarene fresche, fino ad arrivare a ricordi di prugne fresche o in confettura. La bocca può variare nella ricchezza, ma la sua firma è sempre una beva fresca e invitante.
La Barbera d’Asti o la Barbera d’Asti Superiore nelle versioni affinate ha un’intensità cromatica, sovente meno marcata rispetto al vino giovane, ma soprattutto ha una veste più ricca di sfumature che dal rubino profondo possono virare lentamente con il passare degli anni verso tonalità più calde color granato. Anche i descrittori olfattivi cambiano notevolmente: l’esuberanza iniziale della frutta lascia spazio ad un insieme più sfaccettato dove trovano il loro posto aromi balsamici (erbe officinali, menta e liquirizia, ma anche lontani ricordi di incenso) e note fruttate più complesse (ciliegia sotto spirito). Poi subentrano anche tutti i sentori derivanti dal legno (spezie dolci come la vaniglia o la noce moscata) che con il tempo in bottiglia possono ricordare il cioccolato e il caffè tostato. Al palato la focosità iniziale si attenua progressivamente per più morbide e pacate, dove i tannini, comunque mai invadenti, si armonizzano regalando sensazioni morbide e avvolgenti di ottimo corpo.
Il valore aggiunto di un territorio Patrimonio Unesco
Patrimonio Mondiale dell’Unesco dal 2014, mai come nel Monferrato è possibile affermare che il paesaggio è intrinsecamente legato alla cultura del vino: qui, il succedersi interminabile di vigneti, intervallati solo da villaggi e castelli medievali, è espressione di un territorio caratterizzato da una tradizione storica legata alla coltura della vite e profondamente radicata nella comunità.
“Il riconoscimento da parte dell’Unesco è sicuramente un importante valore aggiunto che negli ultimi anni ci ha permesso di portare, ancor di più, nel mondo la conoscenza dei nostri vini” è il commento del Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato Filippo Mobrici che, però ama ricordare come tale unicità sia possibile solo grazie a una costante cooperazione tra uomo e natura: «È il frutto del lavoro di centinaia di anni portato avanti dai nostri uomini e dalle nostre donne che hanno saputo mantenere, ma anche interpretare secondo i tempi, la tradizione vitivinicola, nel rispetto della storia e del paesaggio».
L’area del Barbera d’Asti Docg
L’area che ne consente la produzione è quella inserita all’interno di 116 comuni in provincia di Asti e di 51 comuni in provincia di Alessandria. Prodotto per almeno il 90% con il Barbera, ha ottenuto la Doc nel 1970 e la Docg nel 2008, a testimonianza di un percorso di crescita che lo attestano oggi come uno dei più importanti vini italiani e con crescenti consensi anche a livello internazionale.
L’evento. Monferrato Wine Festival – Monferrato Identity
Visite, degustazioni a banchi, masterclass guidate e cooking class: la prima edizione del Monferrato Wine Festival – Monferrato Identity, che si è tenuta il 20-21 maggio, è stata una vera e propria immersione in questo ricco angolo di Piemonte. Il bilancio finale non può che essere positivo per un evento che è riuscito ad unire il gusto dei prodotti tipici piemontesi ai vini delle denominazioni del Monferrato.
Monferrato in cifre
- 1946 nasce il Consorzio
- 10.430 ettari vitati
- 4.142 ettari rivendicati a Barbera d’Asti Docg
- 404 aziende associate
- 13 denominazione tutelate
- 65,7 milioni di bottiglie totali
- 20 milioni di bottiglie di Barbera d’Asti Docg
Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato – Costigliole d’Asti (AT) – piazza Vittorio Emanuele II, 10 – 0141324368 – viniastimonferrato.it