La digitalizzazione in campo vitivinicolo diventa sempre più importante: un bisogno delle cantine per stare al passo con i tempi che ha intercettato le ultime novità legislative. Come, ad esempio, la nuova legge sull’etichettatura entrata in vigore lo scorso 8 dicembre che, tra interpretazioni discordanti e proroghe italiane, diventerà totalmente operativa dalla prossima vendemmia. «Non si tratta di un fulmine a ciel sereno - spiega al settimanale Tre Bicchieri Massimo Marietta, responsabile sviluppo ENOLOGIA della software house Sistemi Spa di Torino – a nostro parere si tratta di un ulteriore livello di tracciabilità che arriva fino al consumatore finale. Le aziende già preparate e abituate a tracciare ogni singolo dettaglio della produzione vitivinicola ereditano quelle informazioni dai processi produttivi aziendali».
Cosa prevede la nuova legge sull’etichettatura dei vini
Il nuovo decreto prevede, infatti, che anche per il vino, al pari di quanto succede già da tempo con gli altri prodotti agroalimentari, siano indicati ingredienti, allergeni e calorie. Questi ultimi devono necessariamente essere inseriti nell’etichetta fisica, mentre gli ingredienti possono essere indicati in quella digitale, tramite Qr-code. Un compromesso, questo, raggiunto dopo anni di scontri e confronti tra associazioni vitivinicole e associazioni dei consumatori. Per questi ultimi un elemento positivo, specie in un periodo storico in cui la trasparenza e l’attenzione a ciò che si mangia e si beve è sempre più importante: «L’etichetta digitale senz’altro avvicina il consumatore al prodotto e gli dà più consapevolezza. Chiaramente tenendo ben presente che il vino è comunque un elemento “vivo”, non una ricetta che rimane sempre la stessa nel tempo», è il parere di Marietta.
La risposta delle cantine italiane
Ma a che punto è l’adesione delle cantine italiane alla nuova etichettatura?
«Siamo a metà strada – risponde Marietta - Chi era obbligato ad adeguarsi alla nuova normativa, come per esempio chi produce spumanti, lo ha già fatto ed è entrato per prima nel circuito. Il resto dei produttori lo sta via via facendo, anche se con qualche difficoltà. C’è anche da dire che la macchina dei controlli deve ancora mettersi totalmente in moto, ma da settembre, ovviamente, ci aspettiamo un’accelerazione. È chiaro che chi ha già un sistema gestionale aziendale a cui appoggiarsi potrà farlo con più facilità e in maniera automatica, per gli altri c’è tutto un lavoro da impostare o da esternalizzare».
Dal registro digitale alla nuova etichetta
La legge, quindi, come stimolo alla digitalizzazione? «È un po’ quello che è avvenuto con il registro vitivinicolo digitale – spiega il nostro interlocutore – una vera prima rivoluzione in questo senso. A cui si sono aggiunti anche i documenti di accompagnamento (MVV) e adesso l’etichettatura, da quella ambientale a quella nutrizionale. Un’osservazione è d’obbligo: digitalizzare solo quest’ultima parte è una possibilità, ma poco conveniente. La comunicazione al consumatore finale prevista dalla legge è un ultimo tassello che si aggiunge alla tracciabilità normativa: il supporto per le aziende vitivinicole arriva dalla digitalizzazione dei processi produttivi. Al centro ci sono le pratiche enologiche in cantina, ergo l’input dell’enologo, della cantina, del laboratorio».
In altre parole, i processi produttivi che generano i vini sfusi forniscono i “contenuti” delle etichette vinicole. Nei processi di cantina è, infatti, necessario registrare la tracciabilità di tutti i prodotti enologici e controllare sia il limite di utilizzo previsto per determinati additivi, sia l’utilizzo di coadiuvanti tecnologici che possono essere considerati allergeni. Tutte azioni che tramite un software gestionale ERP (Enterprise Resource Planning) – quello di Sistemi Spa si chiama ENOLOGIA – si possono gestire in modo integrato, controllato e automatico.
Non solo. A voler andare oltre, a monte c’è tutto il lavoro in vigna, anche quello sempre più legato alla digitalizzazione, come insegna la viticoltura di precisione e l’evoluzione normativa verso un Piano colturale digitale nazionale. «Per questo – conclude Marietta - il nostro suggerimento e valore aggiunto è di unire tutti i processi produttivi e distributivi per una completa tracciabilità di filiera». Il futuro passa da qui.