Castello del Trebbio. Nei calici storia e magia
Castello del Trebbio è il grande progetto di Stefano e Anna Casadei, una Tenuta che si estende per 350 ettari, di cui 60 vitati. «Un posto magico», lo definisce Stefano, ma anche un luogo ricco di storia che continua a vivere grazie ad azioni imprenditoriali serie e lungimiranti. Fu acquistata dal padre di Anna negli anni Settanta per poi esser gestita a dovere dalla nuova generazione. Il vino all’interno della Tenuta rappresenta la parte più importante, con il Sangiovese che la fa da padrone, ma qui si coltivano anche il farro e grani antichi, si produce olio extravergine e si raccoglie pregiatissimo zafferano. Non manca la parte ricettiva con l’agriturismo ricavato dalle ex case coloniche, che dispone di camere con vista su vigneti e oliveti.
Tutto è portato avanti secondo principi di sostenibilità che partono dalla vigna e dalla campagna (qui e nelle altre aziende del gruppo si segue una filosofia racchiusa in un decalogo brevettato, il Biointegrale®) e arrivano al recupero conservativo dell’architettura e all’utilizzo di energie rinnovabili, in modo che tutto segua un pensiero sostenibile sia a livello ambientale sia economico perché – come amano ricordare Anna e Stefano Casadei – «per essere Biointegrale bisogna pensare e agire in modo Biointegrale». Il decalogo nasce nel 2013: «Siamo partiti dal biologico, abbiamo introdotto alcune pratiche biodinamiche, ma abbiamo sentito l’esigenza di andare oltre e di fissare alcuni punti che dessero una svolta nella conduzione delle nostre attività. Qui al Castello del Trebbio – prosegue Anna – il nostro obiettivo è far emergere il più possibile il territorio del Chianti Rufina. Lo facciamo tramite il Sangiovese ma anche attraverso alcune varietà internazionali che vogliamo mettano in evidenza le potenzialità di questo areale: è così che dall’unione di Syrah e Merlot nasce Pazzesco, mentre da Riesling e Pinot Grigio si
genera Congiura».
Il decalogo Biointegrale
- Rispettare i principi fondamentali di biodiversità
- Ridurre al minimo la manipolazione della materia prima per preservare la naturalità del prodotto finito. E la bontà
- Privilegiare pratiche agronomiche antiche coadiuvante da tecnologie moderne
- Conservare il legame tra le caratteristiche organolettiche dei prodotti e il territorio dal quale provengono, senza comprometterne la qualità
- Concepire spazi architettonici ecosostenibili, alimentati il più possibile da fonti energetiche rinnovabili
- Impiegare manodopera locale, usare prodotti del luogo, distribuire la ricchezza sul territorio. E mantenerla nel tempo
- Ridurre i passaggi meccanici sul suolo, privilegiando l’uso di trazione animale
- Alimentare il suolo e non le piante, per arricchirne la vitalità
- Eliminare gli input chimici di sintesi
- Limitare l’intervento dell’uomo sulla pianta, favorendo pratiche agronomiche razionali
I vini della Tenuta
Sei i vini di Castello del Trebbio assaggiati e recensiti nella Guida Vini d’Italia 2022, fresca di pubblicazione. Si parte da un Brut Metodo Classico a base di Chardonnay e Trebbiano: carbonica impeccabile grazie alla sosta di 30 mesi sui lieviti e grande bevibilità. Il bianco Congiura è un blend di Riesling e Pinot Grigio, vino vitale e fragrante dai toni floreali ed erbacei. Ben quattro i rossi. Il più importante è il Chianti Lastricato, una Riserva che racchiude tutti i profumi e i sapori della sottozona Rufina, tra le più importanti in Chianti. C’è poi Pazzesco, frutto della particolare unione tra Syrah e Merlot. Il Sangiovese torna protagonista nella selezione Le Anfore, un progetto comune a tutte le tenute e curato da Elena Casadei, figlia di Anna e Stefano. L’obiettivo è far emergere in maniera chiara tutta la forza del territorio e dei vitigni grazie all’affinamento in anfora. Si conclude con un vino simbolo del binomio tradizione e innovazione il de’ Pazzi, un assemblaggio tra Sangiovese, Merlot e Syrah, un rosso avvolgente.
Ospitalità al Castello
Il Castello del Trebbio, costruito nel 1184 su commissione della nobile famiglia fiorentina de’ Pazzi, nel 1478 fu luogo strategico durante la pianificazione della “Congiura de’ Pazzi” che si consumò nella Cattedrale di Santa Maria del Fiore a Firenze. Oggi è una fiorente azienda vitivinicola biologica a pochi km da Firenze, un vero e proprio Organismo Agricolo che non manca della parte ricettiva: esperienze enoturistiche (tour, degustazioni, corsi di cucina) e la possibilità di soggiornare nell’agriturismo diffuso, ricavato dalle ex case coloniche della proprietà, permettono di vivere in prima persona l’impegno sostenibile di questa realtà.
Le altre aziende e i Tre Bicchieri
È sotto il brand Famiglia Casadei che si racchiudono tutte le aziende del gruppo, gestite direttamente da Anna e Stefano. Se Castello del Trebbio può essere considerata la capostipite, non è da meno l’importanza delle altre due, una sempre in Toscana (Tenuta Casadei a Suvereto), l’altra in Sardegna, (Olianas a Gergei nell’entroterra). Se, come abbiamo visto, obiettivo del Castello del Trebbio è mettere in risalto il territorio attraverso il binomio tradizione e innovazione, a Suvereto si punta tutto sugli internazionali. Syrah, Merlot, ma anche Mourvedre, Grenache, Cabernet Franc e Petit Verdot sono protagonisti tra i rossi, Sauvignon, Semillon e Viognier trai bianchi. Il Filare 18 dell’annata 2019 (100% Cabernet Franc) è stato premiato con i Tre Bicchieri dalla guida 2022. Olianas invece è l’azienda che nasce per produrre vini di qualità da vitigni autoctoni: siamo in Sardegna ed il Cannonau è il Re indiscusso a cui si affiancano Bovale e Vermentino.
Castello del Trebbio
Pontassieve (FI) - via Santa Brigida, 9 - castellodeltrebbio.it - dcasadei.it