Santadi. Modello di cantina cooperativa
Se in Sardegna c’è una cantina che può essere considerata un vero esempio virtuoso della cooperazione vitivinicola, questa è senza dubbio Santadi. Ci troviamo nel Sulcis Iglesiente, nel Sud-Ovest dell’Isola, un’area da sempre dedita all’agricoltura e in particolare alla coltivazione della vite. Diverse le varietà coltivate, capitanate da un principe indiscusso: il Carignano. È proprio grazie a questo vitigno che la cantina, già da più di trent’anni, ha attuato politiche di qualità ed è diventata un punto di riferimento a livello nazionale. Il merito, come sempre, è delle persone. Fu senza dubbio un visionario Antonello Pilloni che, eletto presidente a metà degli anni Settanta, vide il potenziale del territorio e dei vignaioli che operavano in quelle terre. La prima mossa fu quella di chiamare il grande enologo Giacomo Tachis. Obiettivo: produrre vini prestigiosi e di valore che dovevano confrontarsi con i grandi vini del mondo e con i mercati internazionali.
Per fare questo si attuò una politica precisa nel rapporto con i viticoltori: è da loro che doveva partire il lavoro che poi avrebbe dato i frutti. Solo uva di altissima qualità, pagata a dovere, individuazione dei cru più importanti e dei vecchi appezzamenti di filari, quelli che – sopravvissuti alla fillossera – sono ancora a piede franco. Tutto ciò portò a un risultato che si concretizzò nel 1984: è l’anno in cui nacque il Terre Brune, vino simbolo dell’enologia sarda, Carignano in purezza proveniente dalle migliori vigne vecchie coltivate ad alberello sulla sabbia. La firma è senza dubbio del grande enologo italiano, ma la forza, il carattere e il carisma del celebre rosso sardo sono lo specchio dei tanti vignaioli che da sempre hanno coltivato queste vigne. Da allora sono stati fatti tanti passi avanti, il Presidente Pilloni è ancora in carica e guida una cantina che negli anni è riuscita a mantenere una qualità costante, ha ampliato i mercati ed è rimasta al passo con i tempi, sia sul piano del marketing, sia della commercializzazione. Raggiunto al telefono ci ha detto: «Spero e credo che altri dopo di me continuino a lavorare nell’interesse del Territorio del Carignano del Sulcis, guardando quello che Giacomo Tachis ha fatto ed anche quello a cui io ho partecipato».
Santadi. I vini della cantina
La gamma dei vini della Cantina è ampia, ma in tutte è riconoscibile il territorio di appartenenza. Il clima caldo e mediterraneo, la vicinanza col mare che regala brezze ricche di salsedine e le sabbie donano caratteristiche di estrema riconoscibilità. Il Carignano del Sulcis è declinato in diverse versioni, da quella in rosa (Tre Torri) al rosso vinificato in acciaio e cemento, fresco e fragrante (Grotta Rossa) passando da una versione Riserva contraddistinta anche dall’ottimo rapporto qualità prezzo (Rocca Rubia), fino ad arrivare al mitico Terre Brune. Non mancano poi i bianchi ottenuti da Vermentino e Nuragus, un Cannonau di Sardegna, una Monica di Sardegna, un vino liquoroso (Festa Noria) e uno spumante Metodo Classico. Ultimo, ma non ultimo un’altra grande etichetta che ha fatto la storia della cantina, Latinia: è un vino dolce dall’autoctono nasco, lasciato surmaturare in pianta; l’invecchiamento in botte dona complessità e un tocco ossidativo che lo rende vino di gran fascino. La dolcezza è mitigata da una freschezza sapida tipica dell’areale da cui provengono le uve, le Valli di Porto Pino.
Santadi. Carignano del Sulcis Sup. Terre Brune. Tre Bicchieri per 17 annate
Dobbiamo risalire alle prime edizioni di Vini d’Italia per scovare il primo Tre Bicchieri della storia della cantina di Santadi: il vino premiato fu il 1994.. Da allora sono ben 17 le annate premiate se consideriamo l’ultima versione, la 2017, recensita nell’edizione 2022 fresca di stampa. I premi in totale sono 22 se consideriamo il Latinia (premiato quattro volte) e un riconoscimento del 2001 dato al Villa di Chiesa ’99, bianco di struttura fermentato in barrique. Il Terre Brune è un rosso di grande complessità e struttura, dai profumi mediterranei in cui spicca la frutta matura, rossa e nera, non manca un tocco speziato e dei cenni mentolati, di sottobosco e di macchia. La bocca è cremosa, avvolgente e morbida, il calore dell’alcol si fa sentire, ma non brucia
mai, anche perché è ben mitigato da una trama tannica delicata, da una freschezza sapida che ci riporta al territorio e da una verve acida che regala un fi nale profondo e pulito. È perfetto se abbinato a piatti saporiti e succulenti di carni rosse o a formaggi di pecora stagionati. L’annata in commercio esce a quattro anni dalla vendemmia ma è vino che di certo non ha paura di invecchiare.
Cantina Santadi - Santadi (SU) - via Cagliari, 78 - 0781950127
cantinadisantadi.it