In Italia, tre aziende vitivinicole su quattro hanno fatto investimenti nel quinquennio 2017-2021, nonostante la pandemia e le incertezze per la situazione economica e geopolitica. Il dato emerge da un sondaggio realizzato dall'Ismea, nell'ambito delle iniziative della Rete rurale nazionale della Pac su un campione di quasi 200 imprese. Il lavoro, presentato al recente Vinitaly 2024, ha certificato come gli investimenti abbiano riguardato in generale il rinnovo delle strutture e l'ammodernamento di impianti e processi e per il futuro si punta su varietà resistenti, iot e intelligenza artificiale. L'indagine ha anche evidenziato come le imprese abbiano dovuto rinunciare il più delle volte a una parte delle iniziative programmate.
Non si ferma la voglia di innovare ma restano molti ostacoli
Guardando al futuro, una percentuale ancora maggiore di società vitivinicole (78%) ha dichiarato di essere propensa a investire anche nei successivi cinque anni, malgrado la situazione resti critica sul fronte internazionale. L'indagine, presentata durante il convegno L’innovazione come motore della competitività e della sostenibilità della filiera vitivinicola: l’approccio delle cooperative, è stata realizzata nel 2022 e approfondita con un focus group presso alcune realtà cooperative del settore. E ha certificato anche la presenza di ostacoli alla realizzazione di investimenti nell’innovazione. Tra questi, ci sono la ridotta dimensione delle imprese (45%), l’incertezza sui benefici degli investimenti (25%), il quadro di instabilità del mercato (24%), le difficoltà di accesso al credito (22%) e ai fondi comunitari (22%) e l’onerosità degli investimenti (22%).
Dove si sono concentrati gli investimenti
Se le imprese del vino hanno messo mano al portafogli, lo hanno fatto puntando in particolare alla tecnologia, con l’introduzione in azienda di nuove soluzioni agritech e di applicazioni di agricoltura digitale, come fa sapere l'Ismea. Il 38% del campione ha dichiarato di avere investito nella sensoristica per monitorare e gestire le colture e per ottimizzare gli input, oltre che in sistemi di monitoraggio da remoto o di prossimità con droni, robot e altri macchinari per l’automazione, in software gestionali amministrativi e di supporto alle attività tecniche e agronomiche. Il 18% degli intervistati ha preferito lavorare sugli aspetti organizzativi, sviluppando anche modelli basati su reti di impresa e introducendo in azienda piani di ricerca e sviluppo. Il 7% del campione ha scelto investimenti a livello di prodotto/processo, incluse l’introduzione di nuove tecniche di lavorazione del suolo, l’irrigazione, la concimazione, la gestione dei reflui aziendali o l’introduzione di nuove varietà, oltre all’attivazione di canali di vendita diretta, fisici e on line.
Dalle Tea alla sensoristica avanzata: dove passa il futuro
L'indagine Ismea ha provato anche ad analizzare che cosa, nel prossimo futuro, orienterà gli investimenti. La genetica è tra le voci più gettonate, con lo sviluppo di nuove varietà resistenti e tecniche di evoluzione assistita in campo (tea). Si tratta di ambiti ritenuti dagli imprenditori intervistati «fondamentali per il futuro della vitivinicoltura, anche in vista dell’introduzione di nuove normative a livello europeo per la riduzione dell’utilizzo della chimica in vigneto». Rimarrà alto l’interesse verso la sensoristica avanzata, con l’internet of things (iot) già attualmente in uso, che sarà di supporto alla gestione quotidiana del vigneto soprattutto in affiancamento all’automazione e all’informatizzazione. Le imprese si sono dette interessate, inoltre, a investire in soluzioni di intelligenza artificiale per i processi produttivi aziendali e, in campo, per lo studio e l’analisi dei dati in ottica predittiva e di riduzione degli sprechi. Infine, l'innovazione non è considerata dalle imprese del vino solo sul piano tecnologico ma anche a supporto dell'analisi dei flussi commerciali, dello studio sui consumatori e del mercato (data analysis e applicazioni nelle neuroscienze e nel neuromarketing), alla luce dei cambiamenti degli stili di vita, degli approcci al cibo e all'affermarsi di nuovi modelli di consumo.