Gambero Rosso per Consorzio Barbera d'Asti e Vini del Monferrato
Sei giorni per celebrare la Barbera d’Asti con la prima edizione dell'omonimo Wine Festival (6-15 settembre), organizzato dal Consorzio Barbera d'Asti e Vini del Monferrato. A raccontare la denominazione e il territorio sono state chiamate alcune delle voci più autorevoli del vino italiano. Tra queste, i giornalisti del Gambero Rosso Marco Sabellico e Gianni Fabrizio, curatori della Guida Vini d’Italia, che hanno contribuito ad esporre la storia e le caratteristiche di questo vino piemontese.
Talk Show e masterclass firmati Gambero Rosso
Nella sesta giornata dell’evento, Sabellico e Fabrizio hanno partecipato al talk show “La mia personale visione dell’Universo Barbera” a Palazzo del Michelerio. Stimolati da Costantino Gabardi, hanno delineato un profilo della denominazione grazie a ricordi, riflessioni e alla loro pluridecennale esperienza. Non è mancata l’occasione di conoscere da vicino diverse espressioni territoriali e stilistiche della Barbera tra le provincie di Asti e Alessandria grazie alla masterclass dal titolo “Le pietre miliari della Barbera e l’evoluzione di un territorio”, tenutasi a Palazzo Alfieri. Qui s’è parlato delle origini misteriose del vitigno, della sua storia e degli sviluppi più recenti della denominazione attraverso un percorso di otto assaggi.
L'universo variegato della Barbera
L’uva barbera, che occupa ancora oggi circa il 30% dell’intero patrimonio viticolo regionale (43mila ettari), ha dato da bere e da mangiare a molte generazioni di viticoltori delle province di Asti e Alessandria. La denominazione Barbera d’Asti, creata nel 1970 e promossa a Docg nel 2008, occupa un ampio territorio tra Astigiano e Casalese. Si tratta di un’area enorme nella quale rientrano 116 comuni della provincia di Asti e 51 della provincia di Alessandria. Dalle dolci colline di Casale Monferrato ai ripidi pendii di Olmo Gentile in Valle Bormida o ancora a Castelnuovo Don Bosco nei pressi della Collina Torinese le condizioni pedoclimatiche sono completamente diverse. Ad un ambiente così variegato va aggiunta la proverbiale versatilità del vitigno, sia in campo viticolo che in quello enologico, e diventa allora impossibile immaginare una Barbera d’Asti modello unico. Rimane, al contrario, più facile pensare all’universo Barbera d’Asti. L’unico punto comune che troveremo tra una Barbera frizzante, acidula e beverina e una Barbera d’Asti Superiore affinata per un anno in botti o in barrique di rovere, che riempie il palato, è la varietà. La storia recente del vitigno e degli uomini che l’hanno plasmato sta proprio in questo spazio gusto-olfattivo.
La Barbera d’Asti e la sua evoluzione nel tempo
Negli anni ’60 del secolo scorso non esisteva un mercato tanto ricco da stimolare una significativa crescita della qualità, raggiungibile, in primis, solo attraverso una forte riduzione delle rese/ettaro. Con l’aprirsi dei ricchi mercati oltreoceano, cresciuti grazie ad una maggiore conoscenza del vino e ad un ampliato potere d’acquisto di una larga fascia della borghesia, si è fatta strada nella mente di numerosi vignaioli piemontesi l’idea di produrre dalla Barbera un vino in grado di competere con i migliori. Alla fine dello scorso millennio, i contadini locali hanno capito che contenere la produzione di uva per ceppo non era uno spreco, ma un modo per ottenere una Barbera più concentrata e più ricca di frutto. Grazie a questa svolta epocale la Barbera d’Asti odierna è in grado di accontentare tutti i gusti e di ampliare i momenti di consumo, passando da vino contadino a vino nobile.