No al ricorso indiscriminato agli espianti. Dalla sua assemblea generale, Unione italiana vini torna ad affrontare il tema delle estirpazioni dei vigneti dopo che il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida ha parlato di una proposta già presentata a Bruxelles per far fronte all’aumento delle giacenze. Il piano, depositato dal Copa-Cogeca, prevede un tempo minino di tre anni e massimo di otto prima di reimpiantare o decidere di non farlo più.
No espianto nelle aree collinari
«Salvare il vigneto significa ripopolare le zone: togliere il vigneto significa tornare all’abbandono, le aree interne del Paese ne sono un esempio vivente - ha ribadito il presidente Uiv Lamberto Frescobaldi - Chiediamo quindi che un eventuale piano di abbandono dei vigneti possa essere considerato a condizione che siano esclusi i vigneti delle aree collinari e montane, così come quelli che hanno già beneficiato di aiuti alla ristrutturazione e riconversione”. Secondo la ricognizione Uiv, l’Europa, 15 anni fa, avrebbe già corrisposto 3 miliardi di euro per gli espianti, ma sostiene Frescobaldi si è trattata di «una risposta solo temporanea al problema della sovrapproduzione, favorendo un progressivo spostamento delle vigne in pianura, passata in poco più di 20 anni dal 30% al 50% del totale coltivato a vite in Italia». L’associazione, pertanto, è contraria a utilizzare i fondi Pns per finanziare eventuali nuove sovvenzioni all’abbandono del vigneto e richiede in ogni caso di considerare il tema solo dopo che il ministero competente avrà elaborato un piano specifico.