I vini presi in esame questa settimana sono prodotti dai fratelli Luca e Alfredo Roagna, con le uve di tre vigneti di Barbaresco di loro proprietà: Asili, Montefico e Pajé. In quest’ultimo possedimento, raccolgono e vinificano a parte i grappoli della parte alta della collina, che in dialetto si chiama Crichёt. «Ogni vite - spiegano - è un individuo da interpretare e accompagnare negli anni, per consentirle di esprimere attraverso i frutti l’unicità del territorio in cui cresce». Il nostro è un lavoro da artigiani: non abbiamo enologi né agronomi esterni. Cerchiamo di interpretare ogni vigneto con la sola esperienza famigliare».
La valorizzazione delle vecchie viti
In base a questa esperienza, sono convinti che per esprimere la complessità dei terreni delle Langhe, che sono stratificati, le viti più adatte siano quelle molto vecchie, che hanno più di 50 anni, perché sono dotate di radici lunghissime, estese nel profondo. Ecco perché i fratelli Roagna valorizzano le vecchie viti, non fertilizzano né irrigano quelle giovani e hanno completamente inerbito il suolo dei loro vigneti, per stimolare gli apparati radicali ad andare in profondità.
L'apprezzamento dei consumatori e l'andamento nelle aste
La tabella, illustrata di seguito, testimonia che una parte dei consumatori apprezza queste scelte, che è disposta a pagare con prezzi piuttosto elevati. Quanti sono? I Barbaresco Roagna quotati per due anni consecutivi alle aste sono soltanto sette, ma può dipendere dal fatto che chi li ha in cantina preferisce tenerseli da bere piuttosto che metterli in vendita, in un momento in cui le quotazioni sono in ribasso. Quest’anno, infatti, complessivamente le quotazione dei sette vini sono scese del 13 per cento.