Tagliare la pescatrice in tranci e rosolarla senza condimenti in un tegame di coccio o di alluminio. Questa operazione serve a far fuoriuscire la cosiddetta “acqua” del pesce stesso che, raccolta e filtrata, darà sapore alla zuppa. Togliere i tranci dal tegame, raccogliere il liquido ottenuto, filtrarlo e,
finché è caldo, sciogliervi la ricotta forte. Rimettere il tegame sul fuoco con un giro d’olio e lo spicchio d’aglio schiacciato e in camicia, aggiungere i pomodori tritati grossolanamente e portare ad ebollizione. Unire la ricotta forte e i pezzi di pesce e cuocere, coperto e a fuoco dolce, per una decina
di minuti. Regolare di sale e pepe e completare con il prezzemolo tagliuzzato. A questo punto la zuppa è pronta, può essere servita con crostini o condire
la pasta in formato semini o tubettini. In questo caso lasciar raffreddare la zuppa, togliere i tranci di pescatrice dal sugo e ricavare tutta la carne possibile. Riportare il sugo ad ebollizione e cuocervi la pasta aggiungendo, se necessario, qualche mestolo di acqua bollente. A fine cottura unire il pesce, mescolare e servire in ciotoline o cucchiai monoporzione.
Un piatto tipico della tradizione brindisina, la zuppa fatta con un unico pesce, la rana pescatrice, e il tocco acre e robusto della ricotta forte. Un’abitudine antica che forse ha origine nell’esigenza di celare il sapore del pesce non più freschissimo con questa ricotta fermentata e piccante conservata in vasetti di vetro. Una consuetudine poi tramandata e irrinunciabile specie durante la cena della Vigilia dell’Immacolata in cui, dopo il “digiuno” di mezzogiorno, si mangia questo piatto. Durante cene
a base di pesce o serate a tema è sempre molto suggestivo servire la zuppa in un unico pentolone dal quale ogni ospite riempirà il suo “cucchiaio”.