Cosa ha a che fare il fumettista Zerocalcare con il cibo? Non molto, se si fa riferimento al suo lavoro; tutto, se si legge fra le righe delle sue opere. Sul palco del Salone Internazionale del Libro di Torino ha esordito parlando del suo reflusso gastroesofageo notturno dovuto a un piatto di agnolotti piemontesi mal digerito durante la notte. I riferimenti al cibo sono vari nelle sue serie tv – il caso della panna gratis sul gelato ha scatenato una grande polemica – ma anche nei suoi libri. Come ad esempio l’ultimo, Quando muori resta a me, pubblicato da Bao Publishing. La graphic novel, distribuita anche in formato audiolibro da Storytel e letto da Zerocalcare e Neri Marcorè, racconta del rapporto del fumettista con il padre romano, con origini familiari nel nord Italia. La storia si concentra sul viaggio verso Mèrin – un piccolo paese delle Dolomiti – che i due fanno per raggiungere la casa della famiglia paterna e che si trasforma in un flusso di coscienza di Zero, in cui ripercorre il rapporto tormentato con un padre molto silenzioso.
Il cibo nel nuovo libro di Zerocalcare
Il fumettista racconta alcuni aneddoti, come quelli legati alla cucina del padre, ricordando i piatti di carbonara (che libro definisce: «Come metro di valutazione della civiltà di una comunità») preparati la domenica o i funghi ripieni che cucina quando Zero lo va a trovare (i genitori sono separati da moltissimi anni). Durante il viaggio si fermano in una stazione di servizio, lì Zerocalcare prende un Camogli, il panino con prosciutto cotto ed emmental nato negli anni Ottanta e famoso ancora oggi perché menzionato anche dagli 883 nella canzone Rotta per casa di Dio, che anche il fumettista nomina. Poi cita il Nesquik, prodotto nel cuore del Millennials, utilizzato per il latte in cui usa imbevere dei plumcake.
Il Nord Italia culinario nel libro di Zerocalcare
Il soggiorno dolomitico di Zero è anche il pretesto per raccontare lo "scontro" tra il nord Italia e Roma. Quando Zerocalcare arriva sul posto, rimasto solo mentre il padre è impegnato in altre attività familiari, decide di andare a mangiare: «Vado a fare l’unica cosa che nessuno può togliermi: magnà. Magnà come un otre, fino a perde i sensi. “Scusi è già aperta la cucina?”. “Aperta? Sono le 18, tra poco si chiude, giovane”». In questo passaggio, spunta il tema dell’orario dei pasti, pranzo e cena, molto differenti tra regioni del nord e quelle del sud, dove i primi anticipano gli orari e chiudono le cucine dei ristoranti molto presto.
Al momento di ordinare risponde: «Io pijo tutto: antipasto misto, i due primi più buoni, secondo te? O secondi più buoni, pure il contorno decidi te, poi tiramisù e panna cotta». «Agnolotti e polenta vanno bene?», gli propone il cameriere e lui poi risponde: «Uhm, insomma: polenta alimento traditore, la vedo gialla e penso al semolino, pappetta degli dei. Poi però la metto in bocca e il sapore non corrisponde. Estetica ingannevole». La polenta, anche se non come piatto da mangiare, torna spesso nell’opera di Zerocalcare sotto forma di detto popolare: “Va verso poenta” (Vai verso la polenta) che in dialetto veneto vuol dire: tornatene a casa.
La dieta di Zerocalcare
Chi conosce il fumettista italiano sa che la sua alimentazione quotidiana è un po’ particolare. Innanzitutto, non beve alcolici perché aderisce alla filosofia straight edge, ed è un amante degli yogurt. Come aveva dichiarato in un’intervista a SkyTg24, la mattina fa colazione con un biscotto a e una bevanda al gusto di tè al limone, poi digiuna fino alle 17 circa per mangiare uno yogurt e tira fino a cena, momento in cui si “spacca lo stomaco” con due etti e mezzo di pasta intorno a mezzanotte.