Con un +185% in valore rispetto al +69% di tutto il settore vino, gli spumanti sono la tipologia che negli ultimi dieci anni (2002-2012) ha messo a segno le migliori performance all'estero. Una crescita che ha portato il peso del comparto bollicine al 13% (625 milioni di euro) del fatturato totale esportato. E' quanto evidenzia Nomisma che, con l'osservatorio Wine Monitor, prevede una buona chiusura d'anno per le bollicine italiane alla luce dei dati da gennaio a ottobre (vedi grafico).
Considerando, infatti, l'import dei principali mercati per il nostro vino (Usa, Germania, Regno Unito, Canada, Svizzera, Giappone, Russia e Cina, che assorbono oltre il 70% del nostro export), nei dieci mesi del 2013 si nota un aumento delle vendite di spumanti italiani del 20% (in termini cumulati) rispetto al 2012. Il dato, fa notare Nomisma, è in controtendenza rispetto alle importazioni complessive per questa tipologia negli otto Paesi considerati: “Il confronto temporale” sottolinea il responsabile Area ricerca, agricoltura e industria di Nomisma, Denis Pantini “segnala un calo medio di quasi il 2%, determinato da un valore di import che da gennaio a ottobre 2013 si è fermato a 1.732 milioni di euro contro i 1.762 del 2012”. Un calo da attribuirre, rileva Nomisma, alla riduzione degli acquisti di spumanti francesi (in particolare Champagne) che, a esclusione del Canada dove si registra un +0,3%, subiscono perdite significative praticamente in tutti gli altri mercati considerati (-2% Svizzera, -14% Giappone, -9% Regno Unito).
"La predominanza dei francesi in questa tipologia di prodotto e nei principali mercati mondiali" scrive Nomisma "influisce, nel bene e nel male, sul risultato complessivo degli scambi di spumanti a livello internazionale. Il peso delle produzioni italiane è oggi attorno al 24% (sempre considerando l’aggregato degli 8 mercati), ma risulta in continua crescita. E in alcuni Paesi, come la Russia, è arrivato a superare il 60%, facendo così guadagnare ai nostri vini la posizione di leadership tra gli spumanti importati".
a cura di Gianluca Atzeni