Mazzappone, fischiettevole e conflì. Per noi l’edizione di Masterchef di quest’anno ha due vincitori. Uno effettivo: la 27enne Eleonora Riso, per la quale abbiamo già ammesso di avere avuto un debole fin da subito. E poi uno morale, che per noi è Settimino Difonzo, 61 anni.
Chi è Settimino Difonzo
Pugliese di Santeramo in Colle (Bari) è il più piccolo di sette fratelli, come si intuisce dal suo nome. Pizzicagnolo di professione, ha iniziato a lavorare fin da giovanissimo per supportare i genitori. Persone umili, che gli hanno trasmesso i valori della gentilezza, dell’aiutare sempre il prossimo, dell’importanza della famiglia. In un’intervista ci ha raccontato di essere tornato al suo vecchio lavoro, di ricevere molte attenzioni dai clienti. Ci ha parlato anche dei suoi progetti per il futuro: show-cooking in giro per l’Italia e magari un ristorante, ma come manager, tra un viaggio e l’altro per godersi la pensione.
Il vincitore morale
Per il suo carattere, per l’essersi messo in gioco, per essere stato sempre fedele alla sua idea di cucina è per noi il vincitore morale. Le sue “parole sbagliate”, le frasi in un italiano talvolta discutibile, le metafore bizzarre, i termini storpiati sono la fotografia della storia del nostro Paese. Una nazione dove l’alfabetizzazione e la scuola non sono sempre state per tutti. Specialmente in alcune aree d’Italia.
Il buffo vocabolario
I social media manager di Masterchef hanno addirittura creato un video mettendo insieme tutti gli “sfondoni” di Settimino. Fanno tanto sorridere e non solo a noi, almeno a giudicare dai commenti che dimostrano che pur nella sua semplicità Difonzo è stato uno dei concorrenti più apprezzati di quest’edizione. Il latte sul quale “non bisogna piangere”, è diventato “perduto”, anziché “versato”. Il mappazzone è diventato “mazzappone”. E i pomodori, anziché confit, sono “conflì”. Il dolce non ha un crumble, ma un “cumble”. E Van Gogh è tragicomincamente stato trasformato in “Bangkok”. Dall’arte alla Thailandia con furore. E soprattutto simpatia. “Tapinaro” al posto di topinambur, il “nodo dal dito” al posto di “sassolino dalla scarpa” sono altri teneri sfondoni insieme a “barzellettiero”, “fischiettevole”, “gustevole”. “Gournì” che sarebbe gourmet, “soufflì” al posto di soufflè, “abbondanzare” anziché abbondare. Gli vogliamo bene.