I top brand francesi, da Pernod Ricard a Moët Hennessy (gruppo Lvmh), l'hanno adocchiata da tempo, creando diversi avamposti strategici per le proprie produzioni. Pochi mesi fa, i viticoltori locali hanno deciso di adottare un sistema di classificazione simile al bordolese. Ora, il governo regionale ha deciso di alzare l'asticella, prevedendo di raddoppiare la superficie vitata fino a raggiungere i 65 mila ettari e superare, entro il 2020, i cento milioni di Yuan (oltre 12 miliardi di euro, dato cumulato), per trasformare questa regione in una delle più attrezzate e moderne della vitivinicoltura cinese.
Il Ningxia, malgrado produca appena l'1% (dati 2013) dei 1,6 miliardi di litri di vino consumati in tutta la Cina, si sta affermando come banco di prova dei vini d'alta qualità. A sostenerlo è il Daxue Conseil, gruppo specializzato negli studi di mercato in Cina. Il governo autonomo di questa macro area, poco popolata e non distante dalla Mongolia, secondo gli esperti francesi incentiverà gli investimenti riducendo la tassazione sul vino. L'obiettivo è attirare più di 60 produttori stranieri che portino con sé il proprio know-how mettendolo al servizio delle caratteristiche peculiari di questo territorio climaticamente favorevole, ma a lungo snobbato dal governo di Pechino, soprattutto sul fronte investimenti.
Il governo locale si è già mosso per chiedere aiuto ad alcuni Paesi produttori (Francia, Spagna, Australia, Cina, Sudafrica, Usa), così come diversi produttori cinesi hanno affinato le proprie conoscenze nelle migliori scuole enologiche di Bordeaux. Insomma, si fa sul serio. Per le autorità locali produrre vino sarà una risorsa per l'economia. Si spiega così l'offerta rivolta di recente ai produttori stranieri, soprattutto europei: partecipare alla crescita per un periodo di due anni, con il sostegno statale.
A cura di Gianluca Atzeni
http://daxueconseil.fr/etudes-de-marche-dans-le-vin-en-chine/
www.sjgrand.cn/fr/bureau-de-representation-en-chine-comment-letablir