Dagli attacchi al mondo del vino naturale, passando per le stoccate a Report, all’incapacità tutta italiana di raccontare le proprie eccellenze, per finire con le accuse al sistema paese sul cambiamento climatico, il tutto condito dall’autopromozione e autoesaltazione. Oscar Farinetti, noto imprenditore nel settore alimentare e fondatore di Eataly, ha trasformato il convegno inaugurale della diciottesima edizione di Mare e Vitovska al Castello di Duino Aurisina, in una passerella per promuovere la sua ultima fatica letteraria 10 mosse per affrontare il futuro. Una via nuova attraverso il piacere e la bellezza. Ribaltando l’ouverture di un evento dedicato alla valorizzazione del Carso e del suo vitigno simbolo, la Vitovska, Farinetti ha affrontato una serie di argomenti con il suo tipico spirito critico e diretto innescando riflessioni su temi cruciali per il futuro del vino italiano e del suo rapporto con il mondo ma lasciandosi andare a esternazioni controverse.
Il caso Prosekar
La calda e affollata sala convegni del Castello di Duino ha visto l’imprenditore piemontese partire esprimendo la propria solidarietà ai viticoltori del Carso nella problematica interlocuzione con il Consorzio del Prosecco DOC per quella “mancanza di sentimento contadino” denunciata dal presidente dell’Associazione dei Vignaioli del Carso Matej Skerlj. In quella che con toni bellicisti qualcuno ha già definito la nuova guerra del Prosekar, Farinetti si è offerto di fare da mediatore attivando le proprie conoscenze per evitare lo scippo della Vitovska evitando di farla confluire nella DOC Prosecco e consentire al contempo la possibilità di recuperare la tradizione del Prosekar da far rientrare nella DOC Carso: «Nel mio piccolo proverò a darvi una mano e ne parlerò con il Governatore del Veneto Luca Zaia».
Dire "naturale" è fascista
Soffermandosi sul titolo del convegno “L’origine crea il prodotto o è il prodotto a creare l’origine?” il fondatore di Eataly ha messo in luce la coerenza territoriale e l’unicità dei vini del Carso per poi deragliare: «L'identità è il marketing del territorio e va portata avanti con tenerezza, come ho visto fare da voi qui sul Carso, non con quella figaggine che hanno certi che dicono di fare il vino naturale e ti guardano dicendo: voi usate merda, io sono più figo di te perché sono naturale». Difendendo la sostenibilità economica e ambientale di una produzione di tipo industriale si è concesso una riflessione audace sull'uso del termine "naturale" nel contesto del vino, definendolo «un termine fascista, c'è bisogno di libertà». Ospite di un evento cha ha come contesto una costellazione di piccoli e piccolissimi produttori (l’intera produzione di Vitovska si attesta sulle 300mila bottiglie annue) ha preso di mira il concetto di "piccolo è bello", di veronelliana memoria, criticando coloro che lo sostengono come «fighetti che non capiscono niente del vino», esaltando pochi istanti dopo lo spirito di artigianalità e l’ispirazione legata alle tradizioni locali e contadine come leva per raccontare il territorio.
Gli struzzi del cambiamento climatico
Un racconto, quello dei territori, delle tradizioni e delle eccellenze, siano esse enogastronomiche e non, nel quale a detta del patron di Borgogno e Fontanafredda, gli italiani non sono bravi. «Saper narrare – ha spiegato, facendo riferimento a uno dei capitoli del suo nuovo libro – è fondamentale, ma noi italiani siamo poco bravi a narrare. Dobbiamo imparare a farlo e io vado in Francia per imparare: i francesi sono bravissimi in questo. Noi italiani siamo molto più bravi di loro con la manifattura delle cose, per esempio, ma non siamo bravi a raccontarlo». Nel promuovere i contenuti del suo ultimo scritto non si è limitato alle questioni enologiche, Farinetti ha anche toccato temi sociali e politici, esprimendo critiche nei confronti dell'Italia per il suo atteggiamento nei confronti del cambiamento climatico per poi scivolare ancora una volta nella stoccata: «Stiamo facendo gli struzzi! Siamo l'ultimo paese in Europa per il ricorso all'elettrico, perché si sta facendo un gran casino sul problema delle batterie. Ne ha fatto una puntata anche quella trasmissione...come si chiama quella trasmissione di destra, che si spaccia di sinistra ma non lo è, è di destra, quella della RAI che ci ha sputtanato anche il vino. Ah sì, Report».
Prima di restituire finalmente spazio alla Vitovska e al Carso, l’imprenditore langarolo ha voluto chiudere il suo show personale lasciando l’ultima suggestione: «Dovreste dichiarare tutto il Carso Bio, anzi…dovremmo dichiarare tutta l’Italia Bio!». Con tanto di celebrazione finale: «Già mi vedo a New York a parlarne in conferenza».