Il vino era una bevanda del popolo già nella prima Età del Bronzo. Uno studio smentisce l'antico elitarismo del nettare di Bacco

1 Apr 2025, 14:04 | a cura di
Recenti studi condotti dall'Università di Tubinga su reperti della città di Troia, sollevano interrogativi sul significato sociale e culturale del vino delle origini

Per la prima volta, un team di scienziati dell'Università di Tubinga in Germania ha trovato la prova definitiva che nell'antica città di Troia si beveva vino, secondo una dichiarazione rilasciata dallo stesso ateneo. La ricerca si è sviluppata partendo dall'analisi del depas amphikypellon, un caratteristico calice di argilla a due manici noto nei poemi epici omerici. I vasi, risalenti al periodo compreso tra il 2500 e il 2000 a.C., furono inizialmente scavati dall'archeologo tedesco Heinrich Schliemann nel XIX secolo, il quale ipotizzò che fossero usati nei brindisi celebrativi, come descritto nell'Iliade. Tuttavia, la questione se contenessero effettivamente vino era rimasta senza risposta fino a questa indagine condotta dall'Istituto di Preistoria, Storia Antica e Archeologia Medievale di Tubinga.

Il vino come bevanda diffusa e popolare

Se l'utilizzo del depas per bere vino fino a oggi era considerata solo una teoria, le recenti indagini biomolecolari condotte dai ricercatori tedeschi confermano questa ipotesi, individuando alte concentrazioni di acidi della frutta, indicativi di un uso regolare specifico per il vino, sebbene questi stessi acidi siano stati trovati anche in coppe e bicchieri di Troia. Elementi importanti per considerare il ruolo sociale e l'approccio culturale a una delle bevande più antiche e significative della storia umana. Ulteriori esami in altri siti potrebbero rivelare se una gamma più ampia di recipienti fosse utilizzata per il vino altrove, mettendo potenzialmente in discussione le attuali ipotesi sulla distribuzione e sul consumo di vino durante il terzo millennio a.C. In una nota il dottor Stephan Blum dell'Università di Tubinga ha spiegato: «Heinrich Schliemann aveva già ipotizzato che il calice depas venisse usato durante le celebrazioni, proprio come descritto nell'Iliade. La nostra ricerca ha ora confermato che questi vasi erano effettivamente usati per il vino». Questi tipi di recipienti si trovano spesso nei templi e nei complessi di palazzi, il che suggerisce che le élite e le classi superiori si passavano i recipienti di vino in occasioni speciali. Tuttavia, l'équipe ha analizzato anche le normali coppe di ceramica trovate nell'insediamento esterno di Troia, lontano dalla cittadella, e ha trovato tracce di vino anche in questi recipienti, indicando che anche le persone delle classi inferiori avevano accesso alla bevanda.

L'eredità dell'archeologo Schliemann

La collezione di archeologia classica dell'Università di Tubinga contiene un calice depas e due frammenti del tesoro di Schliemann. Maxime Rageot dell'Università di Bonn ha estratto un campione da due grammi dai due frammenti per poi scaldarli a 380 gradi centigradi e studiare la miscela risultante utilizzando la cromatografia gassosa e la spettrometria di massa. «La prova dell'acido succinico e piruvico è stata conclusiva: si verificano solo quando il succo d'uva fermenta. Quindi ora possiamo affermare con sicurezza che è stato effettivamente bevuto vino dai calici depas e non semplicemente del succo d'uva", afferma Rageot.

Come è fatto un calice depas

Si tratta di una sorta di bicchiere il cui nome tecnico è depas amphikypellon, ed è un recipiente ben noto agli archeologi. Il materiale è costituito da argilla lavorata in modo abbastanza sottile, alto da dodici a quaranta centimetri, con due manici, che si restringe fino a una base appuntita. Finora ne sono stati trovati oltre cento nella sola Troia e vengono fatti risalire al periodo dal 2500 al 2000 a.C. Sono anche sparsi nell'Egeo, in Asia Minore e in Mesopotamia, e possono contenere da 0,25 a 1 litro. La sua citazione nel primo e nel sesto libro dell'Iliade lo ha reso famoso tra gli studiosi. Nel sesto in particolare Enea regala a Bellerofonte un depas amphikypellon dorato. Inoltre Achille è anche descritto mentre offre vino da un depas dorato come libagione al caduto Patroclo.

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