L’antica fabbrica in mattoni rossi di Cerea è un grande classico nella trasferta veneta: ben 16 le edizioni di ViniVeri ospitate, la più longeva manifestazione italiana dedicata ai vini naturali/artigianali. Il Consorzio Vini Veri, lo ricordiamo, riunisce una variegata platea di produttori che hanno come intento comune un approccio etico alla viticoltura da perseguire attraverso metodologie sostenibili. Accanto ad alcune delle migliori produzioni nazionali di un centinaio di aziende, si aggiungono mirate escursioni su altre nazioni come Francia, Spagna (mai così rappresentata), Austria, Slovenia e Portogallo. Ecco le nostre migliori impressioni sui vini: un percorso tra novità assolute, realtà consolidate, ritorni eccellenti.
Lessona Pizzaguerra 2016 - Colombera & Garella
La gloriosa annata 2016 fa la differenza anche dalle parti di Masserano in Alto Piemonte. Giacomo Colombera e Cristiano Garella ci propongono uno straordinario Lessona, nebbiolo con saldo di vespolina. Profumi inebrianti che insistono su toni di balsami, erbe mediterranee, richiami marini; il frutto è freschissimo, puro; la bocca è sussurrata, ricamata da un tannino sartoriale e sfiziosi toni di piccoli frutti rossi. Il finale è di straordinaria pulizia gustativa, chiude vibrante e leggero: ha il passo del grande vino.
Rucantu 2017 - Selvadolce
Ci affacciamo sul mare dell’estremo ponente ligure, a pochi chilometri dal confine francese. Il Rucantu è espressione di una vigna di pigato impiantata nel 1970: faticosa vendemmia in cassetta, fermentazione spontanea, una settimana di macerazione sulle bucce e 21 mesi sulle fecce fini. Il vino è clamoroso. Propone una bocca tridimensionale, multi strati, ricchissima di sapore, affondi minerali, delicate sensazione tostate, di frutta secca, di grano, la delicata estrazione tannica è centratissima. Finale polposo, succoso, di grande piacere e persistenza.
Vino Bianco n.73 - Viteadovest
Recuperare i valori e le tradizioni di una viticoltura dalla storia millenaria è la mission dell’azienda di Vincenzo Angileri: i 5 ettari di vigneti in sei appezzamenti tra Marsala e Mazara sono coltivati senza l’uso di prodotti di sintesi e le uve vinificate con lieviti indigeni. Molto affascinante questo Marsala etichettato come vino da tavola. Profumi intensissimi e profondi, cangianti, dai fichi alle erbe officinali, con bellissimi richiami marini. La bocca è secca, ravvivante, ricca di contrappunti tostati, acidi, sapidi. Finale interminabile e grandissima bevibilità.
Barbaresco Rio Sordo 2016 (prova di botte) - Cascina delle Rose
Da qualche anno i vini di Cascina delle Rose sono dei modelli ineludibili nel panorama del Barbaresco. Vini di linda classicità che in un’annata favorevole come la 2016 riescono a toccare nuovi picchi di espressività e finezza. Il Rio Sordo, da campione di botte, ha echi balsamici, una affascinate matrice floreale e un sorso deciso eppur pieno, coeso, attraversato da mille sfumature aromatiche in un finale tenace e controllatissimo. Buonissima anche la Barbera d’Alba Vigna Elena 2016.
Vigna alla Sughera 2016 - I Mandorli
La Val di Cornia ha tutto il calore della Maremma e sente il profumo del mare. Una terra dove il sangiovese sembra destinato a dare struttura e intensità più che sottigliezze e finezza. Il Vigna alla Sughera 2016, figlio di un millesimo che sembra aver inciso molto positivamente nella sua realizzazione, capovolge il teorema e si porge con profumi di inequivocabile impronta varietale, un corpo solido ma agile, ficcante e un finale di prorompente sapidità che riporta alla Toscana più autentica.
Vita 2016 - Massa Vecchia
Fabrizio Niccolaini è universalmente riconosciuto come un vignaiolo intransigente. I suoi vini traboccano di carattere, energia e sapore. Vita 2016 è ottenuto da malvasia bianca vinificata in rosso in vecchie botti di legno senza aggiunta di alcunché se non un pizzico di solforosa all’imbottigliamento. Naso spiazzante e prorompente: attacca con note di matrice ossidativa che ricordano la mandorla per virare velocemente su ampie impronte di erbe aromatiche, macchia mediterranea e un ricordo preciso di zucca candita. La bocca è resa magnetica da un’acidità affilata e penetrante, lunghissima quanto coerente nella tenuta aromatica.
Anarchia 2016 - Val di sole
I vini di Giuseppe Amato sono tra i più originali di tutta la manifestazione. Ogni assaggio un sussulto che scardina convenzioni e modi di pensare la materia “vino”. Tra le tante idee, alcune provocatorie altre più meditate ma tutte non velleitarie, c’è Anarchia 2016: a una vendemmia tardiva di uve arneis vinificato in rosso si aggiunge un ulteriore “ripasso” sulle bucce passite della stessa varietà per una sosta complessiva di sei mesi “on the skins”. Colore aranciato, profumi di frutta tropicale (lontani anni luce da ogni sensazione artefatta) si riversano come un’ondata in un sorso palpabile, ricco di sapore. Un crocevia di sensazioni zuccherine e sapide completamente inaspettato, impossibile da incasellare in una tipologia precostituita.
Trebbièn 2017 - Valter Mattoni
L’annata calda ha favorito una misura più larga e rilassata del vino ottenuto da vecchie vigne di trebbiano coltivate da Valter Mattoni. Il passaggio di una piccola parte del vino in legno non ha aggiunto nulla se non una frazione aggiuntiva di coesione, del tutto privo della matrice rustica di diverse edizioni passate. Un bianco che trova il suo miglior habitat sulla tavola, dove la struttura flessuosa, il sapido dinamismo e la golosità del sorso lo renderanno irresistibile su gran parte delle pietanze dell’incipiente bella stagione.
Alberto Lopéz Calvo 2011 - Bodegas Coruna del Conde
Immaginate 28 piccoli fazzoletti di terra che in tutto compongono 5 ettari coltivati a circa 1000 metri sul livello del mare nel vocato territorio della regione di Castilla Y Leon, in Spagna. Qui Julian, giovane estroverso e innamorato dei vini naturali, raccoglie l’eredità del nonno e produce vini divertenti e piacevoli da bere. Al suo avo dedica un vino austero e serioso fatto di tempranillo, merlot e cabernet sauvignon: aghi di pino, leggera canfora, sentori resinosi che si intrecciano a ricordi lontani di tabacco e legno di cedro in una bocca che non cede alla terziarizzazione alcun millimetro e che anzi si porge con una misura austera, un po’ algida ma coesa, dritta come un fuso.
Passito di Pantelleria 2013 e Decennale 2008 - Ferrandes
Due piccoli monumenti del vino dolce italiano, da difendere e andar orgogliosi. L’uva zibibbo raccolta dagli alberelli schiacciati verso il terreno dal vento impetuoso di Pantelleria vengono raccolti e lasciati asciugare al sole del Mediterraneo. Già l’olfatto è un caleidoscopio policromo dove ritrovare datteri, fichi secchi, carrube, albicocca disidratata. La bocca è un tessuto setoso di voluttuosa intensità aromatica. Mentre l’annata 2013 imprime al palato tutta la polposa forza del frutto fresco dell’uva, il Decennale 2008 può vantare magnifiche sfumature che vanno dalla liquirizia a tratti di spezie orientali (curcuma) e origano essiccato in un finale interminabile.
a cura di Pierpaolo Rastelli e Lorenzo Ruggeri