Vinitaly, ecco com’è andata: numeri centrati, organizzatori soddisfatti, buyer in aumento. E qualche critica

29 Mar 2015, 15:45 | a cura di
La Fiera di Verona raggiunge ancora una volta numeri da record: 150 mila i visitatori. I commenti degli “stranieri”, dagli entusiasti ai delusi.

Vinitaly, è già tempo di bilanci. Raggiunta quota 150 mila visitatori, così come ci si aspettava, oltre 2.600 giornalisti da 46 nazioni e soprattutto buyer esteri provenienti da140 Paesi, 20 in più rispetto al 2014. “Il risultato centra l’obiettivo che ci eravamo prefissati” è il commento di un soddisfatto Ettore Riello, presidente di Veronafiere “rispetto al passato c’è stato più Far East, con Thailandia, Vietnam, Singapore, Malesia. Son cresciuti il Messico e anche l’Africa, con new entry interessanti come Camerun e Mozambico”.
Continua la lista il direttore Giovanni Mantovani: “I grandi mercati di Usa e Canada da soli hanno rappresentato il 20% degli oltre 55 mila visitatori esteri. L’area di lingua tedesca si è confermata la più importante con il 25% delle presenze, il Regno Unito al terzo posto con il 10%”.

Il parere dei buyer

Ma vediamo qual è il parere dei buyer esteri su questa edizione appena conclusa. Partiamo da chi è alla sua prima esperienza, com’è il caso di Marne Anderson, di Wine Sales For Star Distributors di Memphis (Usa): “È stata la mia prima volta qui e posso dire che la manifestazione si distingue per professionalità, design ed organizzazione”. Dall’Ontario, Paul Farrell del Monopolio di Stato: “I canadesi stanno modificando le proprie abitudini, da birra e alcolici verso il vino. E quello italiano è sicuramente parte di questa crescita.Per questo sono qui: Vinitaly offre la grande opportunità di avere la panoramica dell’intera produzione del Paese”.
Da Singapore Clinton Ang di Corner Stone (il principale importatore dal sud-est asiatico): “La mia famiglia viene a Vinitaly da tre generazioni e per me è già il quinto anno. Qui a Verona rappresento circa 27 regioni del Sud-est asiatico da Singapore a Hong Kong: l’obiettivo che ci eravamo posti prima della partenza era quello di trovare un Prosecco che rispondesse a determinate caratteristiche. Non solo l’ho trovato, ma da questo incontro è nata anche una joint venture con l’azienda”.
Dalla Malesia Wong Yin-How di Vintry: “Il mercato del vino in Malesia sta crescendo di circa del 10% e anche i vini italiani stanno guadagnando nuove quote di mercato. Per il momento i vini più venduti sono quelli Toscani, ma ho scelto di venire a Vinitaly proprio per cercare nuove cantine che producano vini bianchi e freschi”.

Le polemiche

Tutto bene, dunque, anche se c’è chi da Verona tornerà nel suo Paese, con un’idea un po’ diversa. Si tratta di un veterano di Vinitaly, il giornalista americano Alfonso Cevola del seguitissimo blog "On the wine trail in Italy". Ed è da lì che scrive una lettera molto dura diretta a Veronafiere, dal titolo “Perché questo potrebbe essere il nostro ultimo Vinitaly”. Tra i motivi elencati gente ubriaca, parcheggi intasati, bagni pieni, difficoltà di connessione, vini rubati. “Siamo stanchi di combattere con folle di ubriachi ossessionati dai selfie, servizi igienici guasti, sale umide e tutto quello che sembra essere l'incompetenza del più alto livello di gestione di Veronafiere. Speriamo in un cambiamento”.
E intanto, chiusi i cancelli di Verona, i riflettori sono tutti puntati su Expo. La partita è ancora aperta …

a cura di Loredana Sottile

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