Da quel lontano 1967 della prima edizione ad oggi, appare evidente di come il respiro della fiera sia diventato sempre più internazionale: non solo per la fitta serie di eventi di Vinitaly International (la piattaforma di Vinitaly che promuove e comunica il vino italiano all'estero) ma anche per la folla di colleghi stranieri che per quattro giorni si muovono tra i padiglioni di VeronaFiere, impegnati in assaggi, degustazioni e incontri con i produttori. Abbiamo raccolto le impressioni di alcuni di loro e abbiamo fatto il punto sull'evento che, da 53 anni, raccoglie a Verona l'intero comparto vinicolo italiano.
Vinitaly secondo Adrian Moreno (Spagna)
Ho partecipato al Vinitaly solo una volta, lo scorso anno, ma è stato più che sufficiente per farmi un'idea. Mi è sembrato un evento fondamentale per conoscere il vino italiano, soprattutto per la possibilità di incontrare moltissimi produttori e approfondirne lo stile. Ancora però ci sono aziende che hanno difficoltà con l'inglese, un problema da risolvere al più presto, soprattutto in vista di eventi dal carattere internazionale come questo. Per noi comunicatori, frequentare questa fiera è fonte di spunti interessanti: io mi occupo di trend di mercato e la partecipazione mi ha permesso di riempire di contenuti il mio blog. Dal punto di vista della promozione internazionale poi, la fiera sta lavorando tanto, ma se dovessi dare un consiglio, suggerirei di incrementare gli sforzi su un mercato emergente come quello del Sud America. Quali sono i vini che mi sono piaciuti di più? Molti in realtà, ma su due piedi direi che sono rimasto impressionato dalla Marchesi di Barolo: grande famiglia, vini eccellenti.
Vinitaly secondo JC Viens (Hong Kong)
Dal 2008 a oggi, ho frequentato tutte le edizioni; parteciperò anche alla prossima poiché credo che il Vinitaly sia il luogo perfetto per conoscere il vino italiano in tutte le sue sfumature: grandi aziende, produttori artigianali (divertentissima la sezione FIVI), tutto il territorio nazionale perfettamente rappresentato. Tra i punti di forza aggiungerei il gran numero di eventi collaterali (degustazioni, masterclass ma anche eventi come i Tre Bicchieri del Gambero Rosso, OperaWine, Grandi Marchi Gala Evening, Vinitaly and the City). Infine, il Vinitaly è una fiera unica proprio perché si svolge a Verona. Non condivido le critiche di alcuni miei colleghi che si lamentano del traffico, o della difficoltà di trovare le stanze (basterebbe prenotare in anticipo). Verona è perfetta per gli stimoli che si creano in città: quando chiude la fiera gli affari e gli incontri si spostano nei bar, nelle enoteche, nei ristoranti: se l'evento si tenesse in una città più grande, questa sinergia si diluirebbe e andrebbe perduta.
Vinitaly secondo Veronica Crecelius - WeinWirtschaft (Germania)
È ormai un appuntamento fisso: ho partecipato a une ventina di edizioni, compresa quella passata; ovviamente andrò anche alla prossima. La sua forza è certamente la capacità di riunire tutta l'Italia del vino sotto un tetto, inclusi i produttori bio e quelli artigianali e "naturali" nello spazio Vivit (forse un po' troppo piccolo). Scarseggia la presenza di vini di altri paesi, ma a me basta l'enorme offerta variegata del Belpaese. Negli ultimi anni mi sembra migliorato anche il pubblico, probabilmente anche grazie a una più completa offerta del "Vinitaly and the city" e a controlli più efficaci, ma i winelovers privati sono ancora molti e affollano i padiglioni. Dopodiché ci vogliono nervi saldi per affrontare gli ingorghi stradali, le code del parcheggio, quelle per i taxi ma il fatto è che queste manifestazioni sono sempre più frequentate e qualche disagio è più che normale. Per quanto riguarda la visione internazionale della fiera credo che, tranne qualche superbrand, ogni azienda vinicola abbia bisogno di un veicolo e di coesione per proporsi all'estero: in questo il Vinitaly dà una mano mano molto efficace al comparto. La fiera, con le sue estensioni all'estero è solo uno dei mezzi per le aziende italiane per farsi conoscere fuori dai confini nazionali, ma certamente tra i più importanti.
Vinitaly secondo Monica Larner – Wine Advocate (USA)
Ho frequentato circa 20 edizioni del Vinitaly ma da quando ho iniziato a lavorare per Wine Advocate, cinque anni fa, solo una volta: trovo un po' difficile concentrarsi attentamente sui vini. Vinitaly è una grande fiera, molto frequentata, lo spaccato più completo del vino italiano. Ma a volte è un po' caotica. Dal mio punto di vista, sarebbe interessante creare delle aree più tranquille per assaggiare il vino "in privato", magari un luogo dove invitare i produttori per degustare le loro ultime uscite per discuterne insieme. Fondamentalmente, preferisco assaggiare i vini direttamente in cantina o nel mio studio: purtroppo al Vinitaly non ci sono le condizioni per svolgere bene questa parte del mio lavoro. Detto questo, la fiera è comunque molto utile e stimolante soprattutto perché mi dà l'opportunità di incontrare molte persone – colleghi, produttori, trader - che rispetto e ammiro e con cui posso confrontarmi professionalmente; quello che più mi piace della fiera è proprio questo aspetto. Il Vinitaly continua a essere estremamente importante per i produttori italiani e il commercio dei loro vini: tutti coloro che hanno a che fare con il trade e con la promozione del vino italiano all'estero, vedono nella fiera un momento centrale. Forse noi giornalisti un po' meno.
Vinitaly secondo Kevin Gagnon (Germania)
Sono stato a Vinitaly negli ultimi tre anni e sto pianificando già la partecipazione alla prossima edizione. Naturalmente il focus sul vino italiano è il più grande pregio della manifestazione: non c'è luogo migliore per trovare un'offerta tanto sfaccettata, con così tanti produttori, consorzi e associazioni. Inoltre, trovo molto utili anche le numerose degustazioni organizzate per gli operatori professionali. Certo è una fiera molto affollata, spesso anche da un pubblico di appassionati, non professionisti: sono curioso di vedere se ci sarà un filtro migliore per gli ingressi. Essendo un evento fondamentale per il mio lavoro, ho imparato subito a prendere appuntamenti con le aziende che voglio conoscere, altrimenti è molto difficile riuscire a parlare con i produttori, soprattutto quelli più grandi. La fiera è un momento molto importante per la promozione del vino italiano all'estero, in particolar modo per i trader stranieri che si specializzano nei prodotti del vostro Paese. Ma le aziende devono darsi da fare di più: uno dei problemi che riscontro più spesso è legato al fatto che molti produttori parlano soltanto l'italiano, una barriera troppo grande che deve essere superata.
Vinitaly secondo Xiaowen Huang (Taiwan)
Sono sette le edizioni a cui ho partecipato, quella di quest'anno sarà l'ottava. Forse ripeterò quello che hanno già detto i miei colleghi ma ciò che rende unico il Vinitaly è l'ampia proposta di aziende vinicole italiane, suddivise regione per regione (trovare un produttore è abbastanza agevole così). Essendo molto frequentato, dà la possibilità di incontrare molti professionisti del settore e di scoprire cosa c'è di nuovo sul mercato. E in più, è un modo per rivedere molti amici che lavorano in questo campo, un aspetto che per chi viene da molto lontano come me certamente non è trascurabile. Un suggerimento per migliorarsi? Forse bisogna lavorare ancora un po' sulla qualità del pubblico, ma da questo punto di vista ho notato un netto miglioramento negli ultimi anni. La concentrazione in un unico luogo di moltissime aziende italiane facilita molto il mio lavoro: trovare produttori piemontesi a pochi passi da quelli toscani mi permette di risparmiare molto tempo che altrimenti avrei dovuto passare in auto per viaggiare da una regione all'altra. Per assaggiare i vini e conoscere in maniera approfondita un'azienda c'è bisogno di tempo e tranquillità, ma il Vinitaly è necessario per allacciare i primi contatti.
Articolo uscito nel numero di marzo del Gambero Rosso. Abbonamento qui.