Le cosiddette "teste", ovvero il numero di produttori di uve, ancora non sono abbastanza per raggiungere la rappresentanza necessaria a far sì che il Consorzio eserciti le funzioni erga omnes. Ma in Irpinia si lavora di fino, cercando di lasciarsi alle spalle vecchie ruggini, per dare vita e corpo a un'istituzione che porterebbe alla filiera non pochi vantaggi, primi tra tutti quelli legati alla promozione.
Qui il problema non è la qualità, che non manca, così come non mancano particolarità e storie di produttori in un lembo di Campania che conta 6.500 ettari vitati, circa 200 aziende imbottigliatrici, una produzione di 260 mila ettolitri, tre docg e un export da 12 milioni di euro. Chi sta lavorando alacremente, ma non senza difficoltà, è la presidente del Consorzio vini Irpinia, Milena Pepe (Tenuta Cavalier Pepe), che in maniera certosina sta provando a ricucire gli strappi, abbattere muri, riavvicinando produttori, cantine, coinvolgendo agronomi, enologi, tecnici di cantina. Oggi le aziende consorziate rappresentano il 75% della produzione dei vini doc e docg irpini certificati nelle quattro denominazioni: Taurasi, Greco di Tufo, Fiano di Avellino e Irpinia (con 20 nuovi iscritti nel 2013). Per la legge di settore non raggiungono ancora il 40% del totale dei viticoltori, eppure l'obiettivo non è lontano. Un consorzio capace di gestire al meglio innanzitutto le quote associative e, poi, i fondi della promozione, consentirebbe a una filiera fatta in gran parte da imprese molto piccole di aprirsi con più facilità ai mercati internazionali. "Entro il 2015" dice Pepe a Tre Bicchieri "confidiamo di avere le carte in regola per presentare al Mipaaf la domanda di riconoscimento. A quel punto la strada dovrebbe essere più semplice e ne trarremo giovamento sul fronte dei prezzi delle uve (oggi a circa 70 euro a quintale; ndr.) e, in genere, sul mercato". In vista di questo traguardo, è in cantiere anche un disciplinare rinnovato con l'introduzione del Fiano riserva e del Greco riserva senza obbligo di passaggio in legno; così come la possibilità di spumantizzare i vari vitigni. Le potenzialità ci sono. E il futuro più che mai dipenderà dalla capacità di fare sistema.
A cura di Gianluca Atzeni