Anche l’Italia, dopo Francia e Spagna potrà ricorrere alla distillazione di crisi. Lo schema di decreto con data 17 luglio, è stato presentato in Conferenza Stato Regioni il 26 luglio e, di fatto, recepisce il regolamento comunitario dello scorso 22 giugno che prevedeva la possibilità di ricorrere a tale misura per le tipologie rosso e rosato.
Possono aderire le regioni ma con i propri fondi
Per farlo, tuttavia, non sono stati messi a disposizione dei fondi (né si è fatto ricorso a quelli Ocm, come temevano le associazioni di categoria). Nel testo si parla di “adempimenti posti a carico dei produttori e delle amministrazioni regionali”.
Via libera quindi, ma individuando le risorse assegnate alle regioni relativamente al Pns vitivinicolo.
Tempi stretti: distillazione entro il 15 ottobre
Tra le condizioni per poter ricorrere alla distillazione di crisi il decreto fa riferimento ad un aumento delle scorte che risulti già dalla dichiarazione di giacenza presentata a settembre dello scorso anno. L’alcol derivante potrà essere utilizzato esclusivamente per uso industriale, in particolare per la produzione di disinfettanti e di farmaci o per fini energetici.
Tasto dolente per quanto riguarda i tempi, che sono strettissimi. Infatti, per richiedere la misura, il produttore deve presentare ad Agea entro il 10 agosto il contratto non trasferibile e procedere alla distillazione di crisi entro il 15 ottobre.
Non solo. Il primo adempimento previsto dallo schema di decreto è fissato per il 28 luglio. Termine entro cui le Regioni devono far pervenire le informazioni relative al tipo e colore di vino oggetto della misura: praticamente una corsa contro il tempo.
Si consideri che il piano francese per la distillazione è scattato addirittura lo scorso febbraio e anche la Spagna ha adottato la misura un mese fa.
Una misura anacronistica
Ma questa non è l’unica ragione per ritenere la misura italiana quantomeno anacronistica. Ci si avvia, infatti, verso una campagna vendemmiale dimezzata con tagli previsti nell’ordine del 40% a causa delle fitopatie e da ultimo anche dalla grandine che ha danneggiato i vigneti del Nord Italia.
Se, quindi, uno o due mesi fa la distillazione di crisi poteva essere una soluzione tampone, così come richiesto da diverse regioni (tra cui Lazio, Puglia e Piemonte), oggi alla luce degli ultimi eventi climatici la situazione appare totalmente ribaltata e non ci si può non chiedere se c’è davvero qualcuno che aderirà alla misura.
Ma forse, a voler vedere il bicchiere mezzo pieno, potremmo limitarci a chiamare preveggenza (del Governo) quello che normalmente definiremmo ritardo.
L'articolo completo è stato pubblicato sul Settimanale Tre Bicchieri del 27 luglio 2023
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