«Tanti ristoratori, nonostante le grandi resistenze iniziali, finirono col tempo per ringraziarmi. E così tantissima gente che lavorava nei locali notturni, dove prima dell’approvazione della legge, al chiuso delle discoteche, in molti si erano ammalati a causa del fumo passivo. Per non dire di quello che mi capitò per molto tempo sul treno con cui facevo su e giù da Milano». Il 10 gennaio 2005 entrava in vigore la legge che estendeva il divieto di fumo a tutti i locali pubblici - ristoranti inclusi - e aboliva le carrozze fumatori sui treni. Sono passati vent’anni. Girolamo Sirchia, all’epoca ministro della Salute del governo Berlusconi II, è considerato il padre della norma. La ideò e la difese, come racconta in un'intervista rilasciata al Corriere della Sera.
Una legge di buon senso
Durante l'iter del provvedimento in Parlamento furono molti politici di centrodestra che si opposero, ma molti altri lo sostennero. «Roberto Maroni e Carlo Giovanardi difesero il provvedimento con grande forza. Un altro grandissimo sostenitore della legge, per fortuna, lo trovai al Quirinale: il presidente Carlo Azeglio Ciampi». Molti ristoratori - racconta lo stesso Sirchia - si opposero duramente contro la proposta di legge, all'epoca infatti fumare durante pranzi e cene in trattoria o al ristorante era (purtroppo) la normalità. La legge diede la possibilità agli esercizi pubblici di aprire degli spazi all'interno dei locali per soli fumatori, con adeguata ventilazione, ma non tutti ebbero la possibilità di farlo.
In ogni caso, oggi nessuno si sognerebbe di tornare indietro, ma rimane una nota negativa: è bello mangiare all'aperto, se non fosse per il vicino tabagista che fuma – legittimamente – prima, durante o dopo la sua e la nostra cena. E se anche nei dehors di tutti i ristoranti d'Italia fosse vietato fumare?