Il locale Amo disegnato da Philippe Starck al piano terra di Fondaco dei Tedeschi, a due passi dal Ponte di Rialto, è una stella del firmamento Alajmo. La notizia della chiusura coinvolge anche loro, eppure Raffaele Alajmo, raggiunto al telefono, dichiara al Gambero Rosso di aver appreso la notizia dai giornali.
“Dobbiamo tutelare i nostri 25 dipendenti”
«Lo abbiamo saputo dal Gazzettino», ci spiega Raffaele Alajmo mentre si trova in Sudafrica per lavoro. «Comprendiamo le difficoltà di Dfs ma noi abbiamo investito 2 milioni di euro nel ristorante e dobbiamo tutelare i nostri 25 dipendenti. Ci sarà sicuramente un confronto legale anche perché da contratto abbiamo una possibilità di uscita l'anno prossimo ma la durata complessiva del contratto di affitto sarebbe dovuta essere di 9 anni». Senza contare che proprio in questi giorni stanno lanciando il nuovo menu di Amo che punta su una cucina ricca di contaminazioni, sempre più coerente con quello che è stata ed è Venezia. «Ai nostri dipendenti abbiamo inviato una lettera non appena abbiamo appreso la notizia chiedendo loro uno sforzo. Non è colpa nostra se Fondaco chiude, men meno dei clienti che verranno in questi mesi», conclude il ceo e “maître des lieux” del Gruppo Alajmo.
Chiude il Fondaco dei Tedeschi a Venezia
Fondaco dei Tedeschi è in gestione a Dfs con sede a Hong Kong e di proprietà del gruppo del lusso francese LVMH ( Louis Vuitton Moët Hennessy) che in un comunicato scrive: «Dopo un'attenta valutazione il Gruppo Dfs ha deciso di chiudere le attività commerciali presso il Fondaco dei Tedeschi a Venezia e di non rinnovare il contratto di locazione, che scadrà a settembre 2025. Questa difficile decisione rientra nell'ambito di una ristrutturazione generale intrapresa da Dfs, che deriva dalla situazione e dalle prospettive economiche molto critiche che Dfs e il settore del travel retail stanno affrontando a livello globale e, in particolare, dai risultati negativi del negozio di Venezia». La nota del gruppo prosegue specificando che questo “regno del lusso” rimarrà aperto per i primi mesi del 2025 per poi chiudere per i lavori di disallestimento. «In questa fase di transizione, il nostro obiettivo primario è ridurre al minimo l'impatto sociale per il nostro personale (226 i dipendenti attivi, ndr). Ci impegniamo a tenere informati i nostri dipendenti durante tutto il processo, lavorando a stretto contatto con i sindacati e con le autorità competenti». Peccato che il Comune di Venezia non ne sapesse nulla.
La reazione del Comune di Venezia
«Siamo preoccupati e amareggiati per aver ricevuto solo poche ore fa da Dfs la decisione di chiudere le attività nel Fondaco dei Tedeschi», dichiara l'assessore allo sviluppo economico Simone Venturini. «Siamo arrabbiati perché, come Amministrazione comunale, avremmo subito cercato una soluzione per non lasciare indietro nessun lavoratore. I 226 dipendenti, invece, hanno ricevuto questa terribile notizia così, all'ultimo momento. Questi lavoratori e le loro famiglie non sono solo numeri, sono persone che, con il loro operato quotidiano, contribuiscono a rendere Venezia la città unica che conosciamo e amiamo. Incontrerò subito le organizzazioni sindacali e lavoreremo insieme alla Regione per mettere in campo tutte le iniziative possibili per evitare conseguenze drammatiche», conclude. Gli fa eco l’assessore regionale al lavoro Valeria Mantovan: «Abbiamo appreso la decisione di Dfs, ricevendo la comunicazione di apertura di una procedura di licenziamento collettivo».