È a forma di stella, il primo gelato prodotto dalla stampante 3D di Selene Biffi, ma le potenzialità di sviluppo sono infinite. Il prossimo passo? Personalizzare il prodotto con sagome, colori e materie prime diverse che possano incontrare i gusti di un’ampia fetta di consumatori. Per il momento, però, l’imprenditrice monzese è riuscita a costruire un prototipo ad hoc con tanto di camera di congelazione, che ha tutte le carte in regola per attirare l’attenzione del marketing (ed entrare nella lista delle tendenze 2020 nel mondo della gelateria). Insieme a lei un valido team di digital Fabrication diretto da Paolo Aliverti, ingegnere specializzato in telecomunicazioni e sviluppo di software che ha seguito ogni singola fase del progetto.
Perché una stampante per il gelato?
Riassumere il curriculum di Selene Biffi in poche righe è impresa ardua: dalla laurea all’Università Bocconi di Milano al lancio della sua prima startup Youth Action for Change nel 2005 (quando aveva solo 22 anni!), passando per la collaborazione con ONU e Amnesty International, questa brillante imprenditrice lombarda ha collezionato numerosi premi e riconoscimenti. Oltre al lavoro, però, si dedica spesso allo sviluppo di progetti innovativi "per interesse personale".
Ma come le è venuto in mente di creare una stampante per produrre il gelato? "In realtà, l'idea iniziale era quella di brevettare un prototipo per riciclare rifiuti di plastica", spiega. "Ma sarebbe stato impossibile perfezionarlo in tempi brevi e con risorse limitate, anche perché le spese sono tutte a mio carico, così ho spostato l'attenzione sulle stampanti ad uso alimentare. Spesso questi macchinari semplificano solo parzialmente le operazioni in cucina. Ad esempio, la stampante per i pancakes non ha la funzione di cottura, quindi bisogna utilizzare altri elettrodomestici per completare la ricetta". Insomma, Selene voleva progettare un modello utile e funzionale. Ecco perché ha puntato sul gelato, nonostante fosse particolarmente difficile raggiungere la consistenza giusta, senza parlare delle difficoltà di refrigerazione. Ma secondo lei questi, anziché limiti, sono stati stimoli per superare l'impasse e trovare una soluzione.
Come funziona la stampante 3D di Selene
Per realizzare la stampante, il gruppo di ricerca ha impiegato circa un anno. Non molto, considerando che tantissimi pezzi sono stati costruiti appositamente da zero (“l’estrusore stesso, ad esempio, è stato stampato in 3D dopo 12 tentativi per trovare la giusta quadra”). Il modello ottenuto, che -almeno per ora- è in grado di stampare un solo gusto di gelato alla volta, prevede l’inserimento delle materie prime liquide in una vaschetta collegata all’estrusore, dove avviene la prima fase di congelamento. L’ultimo passaggio è nella camera refrigerata, in cui termina il processo di solidificazione del latte e della panna a diverse temperature. “Fa tutto la macchina, quindi non abbiamo necessità di aggiungere addensanti. È importante specificarlo, perché in questo modo si può lavorare sulla qualità del prodotto finale”, spiega Selene.
A proposito di qualità, il metodo lascia libera la scelta degli ingredienti: oltre a quelli già citati potremo aggiungere anche bevande vegetali o estratti di frutta. L’importante è che non siano presenti parti solide: “Penso ai semini residui in un succo di frutta come quello alla fragola, che darebbero qualche problema. Con un estrusore più grande di quello che abbiamo pensato, però, nessuna difficoltà”.
Il futuro del gelato prodotto con la stampante
A questo punto, la domanda sorge spontanea: chi trarrà beneficio dall’invenzione della stampante per il gelato? La ricercatrice cita bar, pasticcerie e ristoranti, ma anche servizi di catering e parchi divertimento. Il punto di forza dell’idea sta nella personalizzazione del prodotto: si può agire sulla programmazione CAD del macchinario con dei software informatici, per sviluppare file nuovi che consentano di ottenere un’ampia gamma di risultati.
Pensate solo all’applicazione nei laboratori di pasticceria dove si realizzano torte gelato: i professionisti avrebbero a disposizione uno strumento utile per assemblare vere e proprie sculture, a partire da forme geometriche e combinazioni di colori variabili. Senza parlare dell’impiego da parte delle aziende (non necessariamente nel settore enogastronomico), con l’opportunità di stampare il logo, il nome o l’icona commestibile del brand a scopo commerciale.
“Ovviamente questo prototipo è un primo passo e abbiamo bisogno di investimenti per perfezionarlo; siamo in cerca di finanziatori”, aggiunge Selene. “Ma, una volta sostenuti i costi iniziali, la definizione e la qualità della stampa miglioreranno in breve tempo”.
Del resto, il mondo della gelateria è in continua evoluzione: non resta che scoprire come saprà sfruttare questo nuovo strumento tecnologico.
Per informazioni sugli altri progetti di Selene Biffi: http://www.plainink.org/it/
Sito web di Paolo Aliverti: www.zeppelinmaker.it
a cura di Lucia Facchini