Ha iniziato l'Unione dei Brand della Ristorazione Italiana (al momento raccoglie un centinaio di attività milanesi), che nel giro di una settimana dalla sua fondazione ha raccolto i primi 100mila euro da donare a Croce Rossa e Anpas per sostenere il contrasto al Coronavirus. Nata con lo scopo di cementare l'unione tra i ristoratori che in città si sono trovati, da un momento all'altro, a fronteggiare un periodo di seria difficoltà, l'associazione rappresenta la voce delle attività che non vogliono cedere allo spauracchio della crisi, nonostante le misure di contenimento del virus e le disdette dei turisti stiano mettendo a dura prova tutti coloro che a Milano lavorano per e con il pubblico. E mentre iniziano a circolare voci di becero sciacallaggio e speculazione per approfittare della disperazione di chi si vedrà costretto a breve a chiudere battenti (soggetti senza scrupoli, dotati di liquidità, che bussano porta a porta per acquistare locali a prezzi stracciati), c'è anche da raccontare il bel risvolto di una medaglia che alimenta la gara di solidarietà. A beneficiarne è l'ospedale Sacco di Milano, che in questi giorni tutta Italia ha imparato a conoscere. Il nosocomio milanese è una punta d'eccellenza della rete sanitaria italiana, proprio per la sua consuetudine a trattare le malattie infettive.
La storia dell'Ospedale Sacco di Milano
Nato all'inizio degli Anni Trenta per la necessità di arginare la diffusione di tubercolosi, solo nel 1974 sarà intitolato all'igienista lombardo Luigi Sacco, diventando contestualmente polo universitario dell'Università degli Studi di Milano. Negli anni a seguire, forte della sua storia, avrà un ruolo fondamentale anche nella ricerca sull'AIDS e nel contrasto alle cosiddette malattie sociali, diventando poi centro di riferimento per le patologie infettive e per le emergenze epidemiologiche. Prima la Sars, ora il Coronavirus. È nel suo reparto di terapia intensiva, oltre che nei laboratori di ricerca che lavorano ininterrottamente da giorni per fornire dati a supporto delle strategie governative, che si combatte una delle sfide più importanti per la positiva risoluzione dell'emergenza nazionale.
La pizza di Crosta per il Sacco
E per questo al Sacco sono rivolti gli aiuti di realtà come Crosta, locale che Giovanni Mineo ha dedicato alla ricerca su pane e pizza, prossimo a raddoppiare in città. La raccolta fondi già avviata in via Bellotti prevede la donazione di 2 euro (uno in più lo mette il cliente, l'altro la pizzeria) per ogni pizza venduta. Obiettivo: sostenere la ricerca del reparto Malattie Infettive dell'ospedale Sacco, fondamentale nel lavoro internazionale di sviluppo del vaccino per il Covid-19.
La pizza di Eataly per il Sacco
E sempre dalla pizza, a partire dal 9 marzo (fino al 31 del mese), arriva l'aiuto di Eataly, che contribuisce con le sue pizzerie al progetto di raccolta fondi Pizza buona 2 volte. Per ogni pizza venduta, Eataly devolverà 1 euro all’ASST Fatebenefratelli Sacco; e non solo per gli incassi milanesi di Eataly Smeraldo: la raccolta sarà attiva in tutti i ristoranti Pizza&Cucina del gruppo, quindi anche a Torino Lingotto, Roma Ostiense, Pinerolo, Genova, Trieste, Firenze, Piacenza, Forlì e Bari. E sarà utile per l'acquisto di attrezzatura necessaria ai reparti maggiormente impattati dalla contingenza attuale, cioè le Unità Operative di Malattie Infettive, del professor Massimo Galli e del dottor Giuliano Rizzardini e di Terapia Intensiva del dottor Emanuele Catena. E per medici e infermieri degli ospedali milanesi, costretti a turni massacranti, da qualche giorno arriva in corsia (gratis) la pizza di Nanni Arbellini, co-fondatore del gruppo Pizzium, che così ha scelto di mostrare il proprio supporto a chi si sta sobbarcando una mole di lavoro straordinaria.