Una pellicola protettiva da mangiare, fatta con le proteine del latte: a metterla a punto sono stati i ricercatori del Dipartimento per l'Agricoltura degli Stati Uniti. Presentata all’annuale meeting dell'American Chemical Society, la pellicola è prodotta a partire dalla caseina e completamente edibile e potrebbe innescare una vera e propria rivoluzione nel mondo del packaging.
La pellicola da mangiare
Lo smaltimento e il riciclo degli imballaggi di cui si serve l’industria del cibo non è un problema da poco: secondo l’ultimo rapporto del World Economic Forum datato gennaio 2016, il 32% di tutti i prodotti di plastica finisce in acqua e, entro il 2050, nei nostri oceani potrebbe esserci più plastica che pesce. Una buona parte di questi prodotti sono imballaggi che vengono dai settori industriali più vari, incluso quello alimentare.
Ma la chimica potrebbe venire in soccorso al pianeta: l’idea messa a punto dai ricercatori americani per una piccola azienda texana è ora sotto gli occhi di tutta la comunità scientifica. Il nuovo materiale per il packaging alimentare presentato al meeting di Philadelphia, spiegano gli studiosi coordinati da Peggy Tomasula e Laetitia Bonnaillie, è una barriera efficace e resistente che evita il passaggio dell’ossigeno e degli agenti contaminanti esattamente come le normali confezioni di plastica. Attualmente insapore, la si può consumare senza problemi perché non ha alcuna sostanza dannosa per la salute: in futuro, si potrebbe pensare di aromatizzarla e inserivi vitamine, probiotici e integratori alimentari.
Com’è fatta e quando arriverà sul mercato
Attualmente, le uniche pellicole commestibili create dalla comunità scientifica sono state messe a punto a partire dagli amidi delle patate: hanno però il difetto di essere molto porose e di far passare una quantità di ossigeno elevata all’interno. La pellicola alla caseina dei ricercatori americani avrebbe, nel proteggere i cibi dal passaggio di sostanze, un'efficacia 500 volte maggiore rispetto a quella della plastica “tradizionale”. Inizialmente, l’imballaggio era stato prodotto a partire dalla caseina pura ma questa si dissolveva facilmente a contatto con l’acqua. Con l’aggiunta della peptina citrica, si è ottenuto invece un materiale resistente anche a umidità e temperature elevate. Le due scienziate americane hanno annunciato che il prodotto potrebbe entrare stabilmente in commercio nei prossimi tre anni: tra le prime applicazioni? Il confezionamento di cibi in monoporzioni. Da mangiare tutte in un sol boccone, senza scartarle.
a cura di Francesca Fiore