La cantina in città. L'idea
Prima di lanciarsi nel suo nuovo progetto, Michele Rimpici è partito da una certezza: “Ho sempre amato viaggiare, girovagare per campagne, cantine, enoteche, il mio passato in Signorvino mi ha permesso di approfondire anche i rapporti professionali con il network del vino italiano, conoscere da vicino le realtà artigianali che fanno grande la nostra viticoltura”. Sì, perché l'ideatore di quella che si appresta a presentarsi ai milanesi come la prima cantina urbana d'Italia, sulla cultura, il marketing e la comunicazione del vino ha costruito la sua carriera, già volto di Cavit e Signorvino. Ora però è pronto per aprire un nuovo capitolo di questa storia, quello in cui “il mio sogno nel cassetto di fare il produttore di vino si realizza, anche se in modo assai peculiare”. Consapevole della curiosità che susciterà la sua Cantina Urbana sul Naviglio Pavese, Michele ha però negli occhi un modello di business già nato (e diffuso) oltreoceano e in Europa: “Un paio di anni fa, a Brooklyn, ho scoperto una realtà simile, gestita da ragazzi giovani e appassionati. Ma di progetti analoghi se ne trovano a Parigi, Londra, Nord Europa... Insomma nulla impedisce di produrre vino in città, e se pensiamo alla storia italiana il passato è ricco di piccoli agricoltori che conferivano uva alle cantine sociali: l'uva ha sempre viaggiato, oggi la logistica moderna ci garantisce di preservarla intatta nei camion frigo, di cui ci avvarremo anche a Milano. Fermo restando che per impostare un discorso serio sono necessarie competenze specifiche e un bel network diffuso, non siamo degli improvvisati”.
Produzione, vendita e degustazione
Quel che sarà la Cantina Urbana – Wine Collective di via Ascanio Sforza lo scopriremo solo il 10 ottobre, quando lo spazio aprirà ufficialmente le porte al pubblico. Di certo l'obiettivo di valorizzare il processo di vinificazione ha portato a organizzare lo spazio come un luogo dove l'interazione e la “performance” giocheranno la parte del leone, “uno spazio dove succedono cose, sempre aperto (visite guidate anche per gruppi, ma solo su prenotazione), ma improntato anche alla vendita, soprattutto di vino sfuso, proprio per comunicare la dimensione artigianale del progetto”. Quindi da un lato si spingerà sulla comunicazione e la didattica del vino - “del resto finalmente si è cominciato a valorizzare l'enoturismo, perché non proporlo anche in città?” - dall'altro la Cantina proporrà diversi pacchetti commerciali: “Abbiamo pensato a tre tipologie di degustazione, facilmente prenotabili online. Una wine experience che associa visita guidata e degustazione di 3 vini, la formula Fatti il tuo blend con i suggerimenti del nostro cantiniere e dell'enologo e la Wine maker experience, un'esperienza d'assaggio che permette di degustare lo stesso prodotto vinificato in acciaio, legno, anfora (anfore da 500 litri l'una, realizzate da un artigiano dell'Impruneta, per piccolissime produzioni disponibili dal 2019, ndr), per confrontarne l'evoluzione”. A dimostrazione del fatto che la cantina milanese lavorerà per davvero, sotto la guida di un cantiniere e due consulenti enologi presenti al bisogno (con loro anche lo staff per accoglienza e vendita): gran parte dell'open space a disposizione sarà dedicato alla produzione, “con possibilità di stoccare fino a 150 ettolitri, anche se abbiamo intenzione di crescere per step: a regime dovremmo essere in grado di disporre di 30mila bottiglie all'anno”.
Il vino in vendita
E l'uva, come sarà selezionata? “Lavoreremo principalmente con uve dell'Oltrepò, anche per omaggiare la storia del Naviglio Pavese, antica rotta per l'ingresso in città del vino del territorio. E poi un buon bacino di uve dall'area di Bolgheri, uve di Langa, dalla Puglia e dal Veneto. Con la prerogativa di selezionare solo prodotti di viticoltura che non fa uso di concimi sistemici, e valorizza una visione artigianale del lavoro in vigna. Anche in cantina ridurremo al minimo il quantitativo di solfiti”. Quindi la vendita si orienterà su tre fasce di prodotto: il vino sfuso proposto in packaging studiato ad hoc, a prezzi molto convenienti; le selezioni di vini imbottigliati da uve di specifici vigneti, identificati da nuovi brand; i vini in anfora con uve dell'Oltrepò, sotto l'etichetta Naviglio Rosso (Croatina e Barbera) o Bianco, a partire dal 2019. E lo spazio ospiterà spesso produttori e vigneron intenzionati a farsi conoscere dal pubblico, invitato a prendere parte a degustazioni ed eventi speciali con cadenza settimanale. Il primo appuntamento, già venerdì 12 ottobre, presenterà il format Wine Tasting Friends: degustazione di vini, sfizi d'accompagnamento, imbottigliamento dal vivo, dj set con vinili. Un modo nuovo di raccontare e vivere il vino (ricordiamo però che proprio in questi giorni, a Lorenteggio, esordisce anche la cantina urbana di Giuseppe Zen, costola di Mangiari di Strada). Piacerà ai milanesi?
Cantina Urbana /Wine Collective – Milano – via Ascanio Sforza, 87 – dal 10 ottobre
a cura di Livia Montagnoli