Gli scavi di McDonald’s
Tutto inizia nel 2014 quando a Marino gli scavi per costruire la sede del McDonald’s si bloccano per un ritrovamento sotterraneo: si tratta dei resti della prima delle città che si incontrava provenendo dall’Urbe, Bovillae. Proprio sotto agli scavi, nei pressi della frazione Frattocchie, operai e archeologi ritrovano un tratto di strada lungo 45 metri, rivestito in pietra silicea, che si dirama dalla via Appia Antica, una delle strade consolari più importanti per Roma. A quel punto, McDonald’s e la Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per l’Area Metropolitana di Roma, la Provincia di Viterbo e l’Etruria Meridionale hanno deciso di unire le forze, mettendo in campo un progetto di recupero che si è protratto per 2 anni. La multinazionale del fast food ha investito circa 300.000 euro, mentre la Soprintendenza si è occupata del lavoro tecnico-scientifico. Anche il ristorante è stato ripensato sulla base del restauro: grazie a una struttura “a ponte” il tratto viario è stato integrato alla costruzione, rendendo visibile i resti archeologici anche dalla sala e dalla terrazza esterna, tramite un pavimento a vetri. Così il McDonald’s di Marino è diventato un vero e proprio “ristorante-museo”.
Le critiche dei cittadini
Perplessità e dubbi sono stati espressi dalla popolazione di Marino e dalle associazioni ambientaliste, soprattutto per quanto riguarda la tutela del patrimonio archeologico e la sicurezza stradale. E diverse rimostranze si sono levate per problemi di opportunità, avanzando l’ipotesi che McDonald’s sfrutti il patrimonio storico e archeologico della zona per aumentare visibilità e introiti: è il motivo per cui alcune associazioni hanno chiesto di poter usufruire di un accesso esterno alle rovine, senza passare necessariamente dall’interno dell'edificio. Non da ultimi, i ristoratori di Marino e di località vicine come Ariccia hanno espresso preoccupazione per la presenza di un’attività che, a detta loro, diminuirebbe gli introiti dei locali “tradizionali”.
Le iniziative di McDonald’s in Italia
McDonald’s è spesso foriero di iniziative che oltrepassano gli stretti confini dell’ambito food, per arrivare a connettersi al tessuto sociale della città. Ma uno stuolo di polemiche accompagna da sempre le campagne di comunicazione del gigante del fast food: basti ricordare la netta opposizione dei cittadini di Firenze all’apertura del punto vendita di fronte al Duomo. Il sindaco Nardella, in quell’occasione, motivò il no con la “difesa” delle attività tradizionali del centro storico e la questione del patrimonio Unesco: un no che ha spinto Mc Donald’s a chiedere un risarcimento di mancato incasso pari a 18 milioni di euro, più danni di immagine. Il progetto del nuovo punto vendita di Firenze - malgrado la multinazionale si impegnasse ad acquistare prodotti dalla filiera corta per il 50% del totale - al momento sembra accantonato.
Ma anche la vicenda del quartiere Borgo Pio di Roma, su cui ci siamo già espressi, ha opposto sostenitori e detrattori del brand: l’idea di aprire un fast food a pochi metri dal Passetto e dal colonnato di piazza San Pietro ha scatenato le ire dei residenti e del sindaco Virginia Raggi. Ma in questo caso la risposta di McDonald’s è stata ben diversa da quella di Firenze: appena un mese fa, infatti, la multinazionale americana ha messo in piedi un’iniziativa degna di nota, proprio grazie al fast food di Borgo Pio. Grazie a un accordo con l’Elemosineria Apostolica, ogni lunedì il punto vendita distribuisce pasti gratis a senzatetto e bisognosi.
Il primo fast food museo
E ora Marino, dove McDonald’s e la Soprintendenza hanno creato una galleria museale sotterranea, che permette a pubblico e clienti di visitare gratuitamente i resti: pannelli didattici illustrano origini e funzioni della strada in italiano e inglese, mentre un itinerario specifico è stato studiato per i visitatori più piccoli. “Sono particolarmente orgoglioso” ha commentato Mario Federico, amministratore delegato McDonald’s Italia “di aver contribuito, come McDonald’s Italia, a restituire al territorio di Marino questa importante testimonianza della sua storia. Questo progetto è un esempio virtuoso di come pubblico e privato possano collaborare fattivamente al recupero culturale a vantaggio della comunità. Ma non solo: testimonia il fatto che è possibile far convivere modernità e cultura antica”.
a cura di Francesca Fiore