Anche i giganti crollano. La concorrenza è stata spietata, i prezzi fin troppi competitivi, la domanda di mercato vacillava già da anni e così Tupperware ha dovuto dichiarare bancarotta. È la fine di un’epoca nell’industria alimentare, dove la multinazionale statunitense ha fatto scuola grazie ai suoi contenitori a chiusura ermetica e la sua vendita diretta nelle case. Nell’ultimo rapporto trimestrale, il fatturato registrava 259.6 milioni di dollari, con un calo del 14% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. La perdita netta è stata di 55.8 milioni di dollari, e così questa settimana la decisione di dichiarare bancarotta.
Il fallimento di Tupperware
«Negli ultimi anni, la posizione finanziare dell’azienda ha subito un forte impatto dal difficile contesto macroeconomico» ha dichiarato l’amministratrice delegata Laurie Ann Goldman. Da inizio anno, le azioni della Tupperware hanno perso circa il 75%. La comunicazione è arrivata martedì 17 settembre dalla società: insieme ad alcune filiali, l’azienda ha fatto ricorso al Chapter 11, la legge fallimentare statunitense, chiedendo l’approvazione per continuare a operare e proteggere il proprio marchio durante il procedimento.
Fondata nel 1946 dal chimico Earl Tupper, l’azienda è stata una pioniera in moltissimi campi, a cominciare dalla vendita diretta al consumatore. I contenitori di plastica a chiusura ermetica, poi, al tempo rappresentavano una grande rivoluzione: Tupper li aveva creati per aiutare le famiglie del dopoguerra a risparmiare qualche soldo e si era fatto subito benvolere grazie alla sua curiosa strategia di marketing, in casa delle persone, con una flotta di rivenditori indipendenti al proprio servizio.
Addio, schiscetta
Maggiore concorrenza – di imitazioni se ne trovano ormai da anni ovunque – e anche un indebolimento della domanda hanno però decretato la fine della gloriosa azienda. Senza contare il boom del delivery e del take-away, che per molte persone rappresentano una salvezza per la pausa pranzo (con tanti saluti alla cara vecchia schiscetta). Lo scorso marzo, Tupperware ha presentato in ritardo la relazione annuale sugli utili del 2023 a causa della carenza di contabili e problemi di controllo interno. A giugno, la società ha dichiarato che avrebbe chiuso la sua unica fabbrica negli Stati Uniti e avrebbe licenziato quasi 150 dipendenti. Neanche il cambio ai vertici, con Goldman eletta CEO per risanare l’azienda, è servito a salvare il colosso dal fallimento.