Troisgros. Un po' di storia
Domenica 8 gennaio, con l'ultimo servizio serale nella storia della mitica sede di Roanne, Troisgros ha chiuso i battenti. Quando nel 1930 è cominciato tutto, l'insegna guidata all'epoca da Jean-Baptiste Troisgros si presentava ai viaggiatori di passaggio per la regione francese del Rodano sotto il nome di Hotel Restaurant des Platanes, proprio davanti alla stazione del paese; poi, qualche anno dopo, venne l'Hotel Moderne. Nel 1955 arrivava il primo riconoscimento della Michelin, ma l'insegna - ribattezzata nel frattempo Freres Troisgros sotto la guida dei fratelli Jean e Pierre – avrebbe brillato sempre di più nei decenni a venire, fino alla conquista delle tre stelle nel 1968. Da allora il ristorante della famiglia Troisgros è stato definitivamente consacrato tra le eccellenze del patrimonio gastronomico e culturale francese. E a Roanne si arriva anche per gustare le creazioni di una delle cucine più celebrate del Paese, oggi affidata alle direttive del figlio di Pierre, Michel (sulla sua storia la bella puntata monografica di Chef's Table su Netflix, nella serie dedicata alla cucina francese), affiancato dal giovane Cesar, ultima generazione della famiglia. Per qualche tempo, però, gli estimatori di Troisgros dovranno portare pazienza. Per trasloco dell'attività, che nel caso di un'insegna radicata nella storia della Francia come quella in questione, si preannuncia come un avvenimento epocale.
Il trasloco in campagna
Ma le tempistiche necessarie a completare il trasferimento saranno piuttosto ridotte: il 18 febbraio si riapre a Ouches (nel domaine di Ormes, ad appena 8 chilometri da Roanne), dove la famiglia ha investito 8 milioni di euro per trasformare un casale di campagna in un relais gastronomico esclusivo. Ben 17 ettari di terra, per un ristorante circondato dal verde, 60 coperti e cucina a vista, come nella sede precedente. Più 15 camere per l'ospitalità disponibili a un prezzo variabile tra i 400 e i 600 euro per notte, con piscina coperta e molti servizi per gli ospiti. E la sala del ristorante, progettata da Patrick Bouchain, offrirà agli ospiti l'opportunità di interagire con la cucina immersi nell'atmosfera di un bosco, grazie alla presenza caratterizzante di una quercia centenaria. Dal menu (con due degustazioni a 205 e 250 euro) i classici della casa e una cucina di mercato che ha sempre indirizzato le scelte di Michel. In abbinamento, le etichette di una cantina che vanta 35mila bottiglie. Un progetto ambizioso, dunque, che anticipa un rinnovamento simbolico del casato Troisgros, per nulla pago di stare sulla cresta dell'onda.
Voglia di rinnovamento. Dal Noma a In De Wulf, a Faviken
E del resto sono tanti gli investimenti che nel corso del 2017 saranno destinati al restyling di celebri insegne internazionali. Per il Noma di Copenaghen, per esempio, si può parlare di un rinnovamento ancor più profondo, che entro l'anno darà vita alla nuova creatura di Renè Redzepi (che intanto a breve inaugura il pop up messicano), così come l'ha ripensata nella campagna urbana di Christiania. Ancora nebuloso, invece, il futuro di Kobe Desramaults: In de Wulf, nella campagna belga di Dranouter, ha salutato gli ultimi clienti con la fine del 2016, e ora si attende di scoprire dove il futuro porterà il talentuoso chef (forse a Gand, dove già gestisce diversi side project?). Intanto qualche buona nuova arriva anche dalla Svezia: tra le nevi dello Jamtland, dove Magnus Nillson guida la cucina del pluripremiato Faviken, fino ad aprile sarà operativo un pop up molto esclusivo che replicherà la proposta della case madre nel vicino villaggio di Are, ma in formula casual. Un piccolo spazio che si configura nelle intenzioni di Nillson come “dinner club”, tra buon cibo, cocktail ben miscelati, grandi vini e musica di sottofondo, come anticipa Reporter Gourmet. Ma il 2017 è appena cominciato: chi altri si appresta a scombinare le carte della ristorazione internazionale?
a cura di Livia Montagnoli