Il Trigabolo sarà un film. La storia del mitico ristorante di Argenta, che nei primi anni Ottanta e fino ai primi anni Novanta dava corpo, anima e identità alla cucina d’avanguardia, ora rivive nella pellicola “Il Trigabolo - Storia di un ristorante leggendario” (titolo provvisorio, ndr) realizzata dal regista Mauro Bartoli che auspica: «Potrebbe uscire la prossima primavera». È un docufilm della durata di circa un’ora che ripercorre tutta la storia del Trigabolo attraverso i racconti dei protagonisti alternati a immagini dell’epoca. Alla guida della brigata di cucina c'era chef Igles Corelli: «La storia del Trigabolo è magica. È stato un ristorante d’avanguardia che ha raccontato sia la cucina del territorio, ma anche l’estro dei suoi protagonisti: la brigata era giovanissima e la sperimentazione era quotidiana». In quel ristorante che ebbe dei grandi nelle retrovie come Bruno Barbieri, Italo Bassi e Mauro Gualandi, il futuro era già il presente. Spiega Corelli: «Usavamo la tecnologia in cucina, cosa che nessuno faceva. È stato un punto di riferimento per chef dall’estero, e anche molti vip, politici». Si sono seduti a uno di quei pochi tavoli del Trigabolo personalità come Francesco Cossiga, Vittorio Sgarbi, Andy Warhol, Ugo Tognazzi, o ancora chef come Gualtiero Marchesi e Ferran Adrià.
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Vittorio Sgarbi al Trigabolo
Come è il film sul Trigabolo
La piattaforma di trasmissione non è stata ancora decisa, ma Mauro Bartoli, dice: «È un film che si presta intanto a essere presentato ai festival e agli eventi, la piattaforma si deciderà in seguito». Per la realizzazione del docufilm sono stati chiamati a raccolta tutti i protagonisti fra chef, giornalisti e collaboratori che hanno, ognuno a modo suo, incasellato il loro pezzetto nel mosaico variopinto che il Trigabolo ha rappresentato nella ristorazione italiana. Ci saranno i membri della brigata: Bruno Barbieri, Mauro Gualandi, Marcello Leoni, Italo Bassi, Bruno Biolcati, Flavio Errani, Piero Di Diego; i giornalisti come Luigi Cremona, Paolo Marchi, Elsa Mazzolini ed Eleonora Cozzella; ma anche il fondatore Giacinto Rossetti che fu il primo a creare quella magia culinaria che fu il ristorante, Corelli racconta: «Il mio incontro con Rossetti avvenne per caso».
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«Il Trigabolo fu fondato da lui e Gigino Basigli, che era un torrefattore - racconta Igles - Mio padre, che aveva un ristorante ad Alfonsine (in provincia di Ravenna, ndr) comprava il caffè da lui e un giorno gli chiese se conoscesse un cuoco per il ristorante ad Argenta. Mio padre propose immediatamente me che ero appena rientrato dall’America dopo le mie esperienze sulle navi da crociera: andai a fare una prova al Trigabolo e rimasi lì 14 anni». Il Trigabolo - Storia di un ristorante leggendario racconta non solo la storia di un ristorante, ma la storia di una rivoluzione gastronomica. Come ricorda chef Corelli: «Ogni persona era importante al Trigabolo, persino il lavapiatti Franco Cevenini che si occupava di lustrare con arte il pentolame in rame». La brigata era composta da giovanissimi: «Il segreto che ci ha tenuti insieme - racconta Corelli - è stato essere colleghi sul lavoro e amici fuori: uscivamo tutti insieme, andavamo a giocare a tennis, a calcio, in discoteca».
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Paolo Marchi
Il Trigabolo fu il ristorante del futuro
La cucina d’avanguardia, in Italia, nasce proprio lì. «Rossetti andava in giro per l’Italia a cercare prodotti e portava a casa materie prime importanti, era lì che nasceva l’idea della cucina garibaldina che ho sposato mettendoci il mio estro». Fu suo il merito di quel successo, racconta chef Corelli.
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La prima ricetta di rottura, che è l’emblema di quella rivoluzione dell’alta ristorazione è il crème caramel di cipolle con salsa al fegato grasso e porri fritti che Igles Corelli portò a una competizione nazionale “La cipolla d’oro” racconta sempre lui: «Vinsi, nonostante fui penalizzato di 10 punti per l’abbinamento con un vino francese. Questo vuol dire che quel piccolo piatto spiccò in mezzo a quel kitsch che avevano portato gli altri chef: c’erano monumenti con rose scolpite a mano e tortelli, enormi fiamminghe, piatti giganti: io mi presentai con un piatto piccolo ed espresso, cotto al forno al momento e servito caldo. Fui apprezzato», ricorda non senza un filo di nostalgia Corelli. E proprio la cucina espressa fu il punto di forza della nuova visione avanguardista del Trigabolo. «La cucina espressa è venuta un po’ in modo naturale, ma il concetto poi funzionò ed ebbe successo - racconta ancora Igles - Eravamo giovani e non ci andava di lavorare (sorride, ndr) e quando c’era da cucinare, l’unica cosa pronta era il ripieno della pasta: il resto si faceva tutto al momento, dalla tiratura della pasta alle verdure. Ma poi abbiamo scoperto che avere una zucchina tagliata quando serviva era meglio che prepararla prima e tenerla in frigo».
Perché un film sul Trigabolo
Certe storie meritano di essere raccontate, ed è il caso del Trigabolo di Argenta che ha incuriosito il regista Mauro Bartoli tanto da idearci una pellicola: «È una storia di cui ho sempre sentito parlare, una storia straordinaria che in pochi hanno conosciuto. Racconta un progetto nato da un gruppo di giovanissimi che con creatività, entusiasmo e capacità di fare hanno portato avanti l’idea di cambiare le cose in cucina». Ed è per questo che il film sul ristorante il Trigabolo non si rivolge solo agli appassionati di cucina o agli addetti ai lavori, ma anche a chi è interessato a storie vincenti. Perché, come dice Bertoli: «È la storia di quel gruppo di giovani che è riuscito a fare la rivoluzione».