Quando ormai sei rassegnato all’idea d’aver sbagliato strada, appare tra i campi una palazzina gialla, con una targa discreta dipinta sul muro: Trattoria Ongina. Un patio sbreccato, sedie sparse di plastica ingrigita, due panchine di pietra che sembrano aver messo radici nella terra, le tendine bianche, strizzate a clessidra, dietro i vetri.
Nella patria dei "salumi verdiani"
Ufficialmente, siamo a Polesine Parmense, frazione di Polesine Zibello, nel 2024. Ma è immediatamente chiaro che, in questo spicchio di foglie e mura, le dimensioni geografiche e temporali hanno un peso specifico diverso. E anche di quel “trattoria” dubitate con rispetto, come si fa con le favole raccontate dai nonni. Però, è verissimo che ci si siede a tavola e si mangia. In tavola, lo stesso menu di un secolo fa. Culatello e spalla di San Secondo non li potete perdere. Seguono tortelli di erbette, cappelletto, anguilla fritta.
Il tesoro di famiglia
Il servizio è nelle mani ruvide della signora Marinella, donna scolpita nella pietra, come le panchine. Ma morbida d’animo, se la sapete trattare. Mentre il padrone di casa, Giuliano Botti - erede dei nonni, Amelia e Eliseo - osserva con poetico distacco la clientela, da dietro il bancone, vestito dei suoi ottant’anni. I segreti di questo luogo sono esposti alle pareti, sopra alla boiserie in perlinato. Ritratti di Giuseppe Verdi, che qui era di casa, come lo era Giovannino Guareschi, amico della famiglia Botti. Foto di Bertolucci e Depardieu, che cenavano a questi tavoli durante le riprese di Novecento, a metà degli anni Settanta. Ritagli di giornale che lodano le delizie della trattoria.
L'emozione lunga una storia
“Si va a colazione in un’osteria di Ongina, nella Siberia nebbiosa vicina al Po”, scrive Giorgio Bocca nel 1962. “Con 60mila lire avrete assaggiato anche la storia”, risponde Edoardo Raspelli nel 2001.
Trattoria Ongina – Polesine Zibello (Parma) - Strada Ongina, 2 – 0524 98 112