È vero che a volte noi giornalisti enogastronomici, siamo così presi a macinare articoli su articoli nello spazio chiuso della redazione, che poi a fine giornata non sempre abbiamo voglia di andare al ristorante e men che meno di andare a scovare chicche nascoste o freschissime aperture. Però, e non lo diciamo per difenderci dalle nostre ineluttabili responsabilità, è anche innegabile che certi posti ce la mettono tutta per non farsi trovare, come se provassero un insano piacere nel confondersi tra dimenticabili ristoranti/mangiatoie e bar di periferia. È la storia di Tanuki, un eccellente izakaya in zona Ostiense che ha aperto a febbraio 2020 ma del quale vi parliamo solo oggi, per i motivi di cui sopra…
Tanuki, l'izakaya nascosta
Siamo in via del Gazometro, esattamente al civico 36. Partiamo subito con le coordinate fondamentali per la geolocalizzazione perché, fatta eccezione per una lanterna (spenta), per il resto Tanuki è pressoché invisibile quindi il civico sarà provvidenziale per intercettarlo. Questa voglia di mimetizzarsi, in un’epoca dettata dalla sovraesposizione, ci colpisce non poco e quindi ad Andrea Liguori – uno dei quattro soci del ristorante – gli chiediamo subito “Ma perché non l’accendete questa lanterna? E perché non mettete un’insegna più visibile?”. Andrea, che tra l’altro divide la sua settimana lavorativa tra questo locale in via del Gazometro e un altro in centro, risponde in modo serafico “Onestamente non c’abbiamo pensato. Anzi, all’inizio sì in verità ma poi siamo stati travolti da tutto quello che è accaduto dal 2020 ad oggi e quindi ci siamo sempre concentrati su altro”. Ecco, inutile scendere in particolari facilmente deducibili, fateci solo sottolineare un certo disastroso tempismo che un po’ ha caratterizzato questo izakaya che, appunto, ha aperto i battenti il 20 febbraio del 2020, per chiuderli temporaneamente una manciata di giorni dopo.
La ripresa dopo la pandemia
Comunque Tanuki ce l’ha fatta, certamente grazie all’impegno di un gruppo di soci coesi ed affiatati e forse chissà, grazie anche ad una piccola dose di fortuna che potrebbe essere arrivata dal nome stesso. Tanuki infatti vuol dire cane procione, una figura mitologica giapponese che porta con sé fertilità, abbondanza, fortuna e tanto, tanto sake! Insieme ad Andrea Liguori, in questa avventura giapponese a due passi dal Gazometro, ci sono anche Daniele Gennaro, Umberto Mottini e Yasuyuki Morishita quest'ultimo è in società anche nell’adiacente Sakana Sushi. Ovviamente è di Morishita la scelta e selezione dei piatti da mettere in carta e attinge a piene mani dalla tradizione di famiglia ed in particolare dagli insegnamenti della madre cuoca ad Okinawa. Il menu di questo izacaya è fatto in modo che a prescindere dal tempo a disposizione e anche dall’appetito, chiunque può entrare ed accomodarsi. Le sale, tra l’altro, sono state pensate e realizzate proprio per comunicare questo senso di “adattamento” alle esigenze degli ospiti. E così, a destra della porta d’ingresso c’è il bel bancone, intorno un po’ di sgabelli dove accomodarsi magari il tempo di un drink, nella stessa sala una decina di tavoli dove sedersi per un aperitivo e una cena informale.
Il bello però arriva andando nell’altra sala, piccola e minuta ma pensata in modo millimetrico e funzionale. Qui infatti ci sono 4 tavoli da 4 che, alla bisogna per chi magari ha voglia di una maggiore riservatezza, si dividono grazie alle tipiche tende giapponesi di bambù, che scendono dal soffitto. Nelle pareti adiacenti i tavoli, sia a destra che sinistra, ci sono dei pannelli che – una volta sganciati – vanno ad unirsi alle estremità dei tavoli per aumentarne lo spazio. Qui da Tanuki il detto “fare di necessità virtù” è stato preso alla lettera, visto che questa saletta è veramente minuta ma di fatto grazie a questi accorgimenti diventa molto più funzionale del previsto.
Cosa si mangia da Tanuki a Roma
Tornando al menu, questo cambia e si adatta alle necessità di chi arriva. Per chi vuole bere un drink c’è una dedicata all’aperitivo con delle proposte di classici al sapore del Sol Levante, come lo yozumun spritz con liquore alla yuzu o il Negroni del Tanuki con gin etsu, campari e barbera chinata, da abbinare a piccoli bocconi magari da scegliere tra l’elenco dei tanti yakitori in carta. Tra gli iconici spiedini giapponese suggeriamo l’uzura bacon (uova di quaglia avvolte nel bacon), il tori kawa (spiedino di pelle di pollo), ma anche lo tsukune a base di polpette di pollo. Per la cena il menu offre piatti e portate di grande sostanza a partire dai buonissimi gyoza sia di carne che di verdure, l’immancabile tempura, almeno tre piatti “aghemono” cioè fritti come il tonkatsu la celebre cotoletta di maiale panato del pane panko. In estate, gli udon vengono serviti con il brodo freddo e poi una bella scelta di yaki udon conditi con carni, pesce o verdure.
Oltre al menu, è bene dare sempre uno sguardo alla lavagnetta con i piatti del giorno perché si possono trovare delle cose molto interessanti come il bao con tonno panato, la tempura di anguilla ma anche l’okonomiyaki, una tipica frittata giapponese a base di uova e verza. Dunque, che sia per un aperitivo o una cena vera e propria, qui da Tanuki si sta veramente bene anche per un servizio accogliente, calmo e rilassato che tutto sommato non guasta. Unica nota lievemente stonata, i fiori di zucca in tempura farciti di crema cacio e pepe, a parer nostro un izakaya di questo tipo può fare serenamente a meno di certe nostaglie romane e anzi, il nostro consiglio è proprio di toglierli dal menu! Ma siccome trattasi di un consiglio non richiesto, lo chef di Tanuki può farne ciò che vuole, anche nulla volendo. Il bere si sceglie in una carta che contiene oltre 40 etichette di sakè di cui Andrea Liguori è grande conoscitore e ancora cocktails e distillati giapponesi. Conto assolutamente corretto: una cena da Tanuki costa circa 40 euro, escluse le bevande.
Tanuki Izacaya - via del Gazometro, 36 - Roma - Tel. 0639733167 - www.izakaiatanuki.it