Leggere la parola aborto su una torta tutta panna e glassa rosa è spiazzante. Eppure, il modo che Becca Rea-Holloway (The Sweet Feminist sui social) ha scelto per parlare del diritto all’aborto e all'assistenza sanitaria ha coinvolto tutti. O perlomeno, i suoi oltre 220mila follower, che seguono con passione la sua battaglia a favore delle donne, raccontata tra una ricetta per i biscotti di pan di zenzero e una teglia di brownies.
Le torte pro-aborto della femminista dolce
La femminista dolce, in realtà, non edulcora proprio niente quando si parla aborto. Oltre alle elezioni vinte da Donald Trump, il 5 novembre negli Stati Uniti ha segnato uno spartiacque per le donne: in dieci stati (Arizona, Colorado, Florida, Maryland, Missouri, Montana, Nebraska, Nevada, New York e South Dakota) si sono tenuti una serie di referendum sul tema dell’aborto, andati bene quasi ovunque. Rea-Holloway non smetterà mai di lottare, raccogliere fondi per le sue campagne a favore dell’assistenza sanitaria (tra cui rientra anche l’aborto): e lo farà sempre con il suo modo irriverente, le sue glasse colorate e le sue lunghe didascalie. «Ciao, ho abortito e va bene se lo hai fatto anche tu» scrive su Threads e X (ex Twitter).
Le torte femministe
Il suo obiettivo non è solo quello di fare informazione, vuole soprattutto rassicurare le altre donne che hanno preso questa difficile decisione, facendole sentire accolte e non giudicate. Oggi The Sweet Feminist è madre di una bambina, una madre appagata e serena. Ma tutto questo è stato possibile grazie a quella scelta fatta anni prima: «Sono il tipo di mamma che volevo essere a 32 anni perché ho abortito a 21» ha raccontato su Instagram. E soprattutto, «non c’è niente di contraddittorio nell’essere genitori e aver abortito». Un diritto che reclama a gran voce e che scrive sui suoi dolci, raccontandosi attraverso il cibo, così come fa anche KC Hysmith, gastronoma che con semplici torte di pan di Spagna alla vaniglia invita tutti ad andare a votare, oppure ricorda che «il dissenso è patriottico».
L'attivismo culinario
Una forma di attivismo culinario che si sta diffondendo sempre di più negli States: Arley Bell, pasticcera 34enne della Virginia (arley.cakes), ha deciso di dedicare i suoi dolci alle vittime di violenza della polizia: sulle torte a strati con crema al burro color pastello scrive tutti i loro nomi, affinché non vengano dimenticati. I dolci, poi, vengono inviati ai follower che decidono di fare una donazione per le famiglie delle vittime. Quello della raccolta fondi è un tema importante per la nuova ondata di pasticcere attiviste: Paola Velez, 33 anni, a New York ha venduto cupcakes e biscotti per finanziare l’acquisto di prodotti per l’igiene femminile per le donne più bisognose, e prima ancora ha fondato Bakers Against Racism, una rete sociale di pasticceri che ha ricavato 2.5 milioni di dollari per le organizzazioni per i diritti civili.
Usare il cibo per raccogliere fondi
Che le donne usino il cibo come forma di resistenza non è una novità. Le suffragette usavano i ricettari per fare propaganda politica e coinvolgere le altre donne nel movimento, oltre che per raccogliere fondi per le associazioni. Era la fine dell'Ottocento, e più di un secolo dopo, nel 2020, la pasticcera Doris Hồ-Kane a Brooklyn ha fatto un gesto simile, mettendosi a vendere scatole di biscotti al burro a sostegno del movimento Black Lives Matter, recuperando circa 20mila dollari. E trovando il coraggio di aprire una sua pasticceria vietnamita-americana.
Donne che curano con i dolci, e che attraverso questi dolci fanno anche terapia. Per la Sweet Feminist ripercorrere l’aborto di oltre dieci anni fa è un modo per normalizzarlo (ne scrive anche su Substack), elaborarlo ancora a distanza di anni. Per andare avanti senza dimenticare e, tra un ciuffo di panna montata e un biscotto al caramello salato, infondere sicurezza alle sorelle che hanno condiviso questo percorso.