La difficoltà di assistere chi ha bisogno
Il progetto Torino Salvacibo precede l’emergenza sanitaria che ha travolto l’Italia negli ultimi mesi. Già all’inizio di febbraio scorso, poco prima che il coronavirus iniziasse a monopolizzare l’attenzione di tutti, in occasione del Food Waste Camp organizzato da Food Pride nel capoluogo piemontese, una prima mappatura delle realtà impegnate nel recupero di cibo a fini solidali (e antispreco) evidenziava la stretta connessione tra la lotta allo spreco e l’opportunità di creare un’efficiente rete di redistribuzione del cibo. La normalità di queste realtà, abituate nel quotidiano a fronteggiare molti ostacoli ma impossibilitate a proseguire il lavoro senza fare i conti con la pandemia, ha dovuto riadattarsi alle mutate condizioni sanitarie e sociali. È successo a Torino, come a Milano, Roma e in tutte le città in cui enti assistenziali e associazioni del terzo settore si impegnano per offrire supporto a chi non ha cibo, medicine, un posto per dormire. Dopo un primo momento di spaesamento, però, la rete solidale si è riorganizzata, con la missione ulteriore di far fronte a un’emergenza sociale con pochi precedenti, al cospetto di una platea sempre più numerosa di indigenti, disoccupati, famiglie impossibilitate a mettere insieme un pasto.
La mappa di Torino Salvacibo
La nuova mappa online di Torino Salvacibo, che esordisce proprio in questi giorni, nasce con l’intento di tracciare quello è stato fatto nelle ultime settimane, raccogliendo le esperienze di recupero e distribuzione di cibo in città perché siano più facilmente accessibili per chi ne ha bisogno. Il progetto è frutto della collaborazione tra Eco dalle Città, Food Pride e Atlante del Cibo, che si sono divisi i compiti per arrivare a una mappa quanto più completa delle realtà attualmente operative a Torino: Eco dalle Città ha mappato le operazioni di recupero delle eccedenze alimentari (gestite dai volontari della Carovana SalvaCibo), Food Pride si è occupata di verificare l’operatività delle mense caritatevoli, mentre Ilaria Vittone, referente di Atlante del Cibo, ha personalmente curato la realizzazione della mappa, anche a partire da un elenco degli enti attivi durante la Fase 1, articolato per quartieri. “Questa mappa nasce da due esigenze diverse ma complementari” spiega l’introduzione alla piantina consultabile facilmente su Google Maps “In questo momento ci sono persone in difficoltà che hanno bisogno di conoscere realtà a cui rivolgersi in base alle diverse situazioni (formali, informali), e ci sono molte realtà che hanno incrementato il loro aiuto o che si sono attivate per farlo. Speriamo sia uno strumento utile anche per creare nuove sinergie”. Le realtà censite comprendono punti di distribuzione di prodotti alimentari, mense, cucine solidali e spese sospese, e al momento costituiscono una rete di circa 50 indirizzi di riferimento.
La Roma Buona di Be Pop
In modo analogo, nella Capitale, si è mossa l’associazione no profit Be Pop, che sin dalle prime settimane di lockdown ha curato la realizzazione della mappa La Roma Buona, in aggiornamento costante. Oltre a segnalare attività di distribuzione solidale, la mappa romana evidenzia anche le attività che prestano servizio di spesa a domicilio e molti altri servizi di utilità per chi è in difficoltà (dall’assistenza medica di strada ai centri che mettono a disposizione docce e servizi igienici) e non (come le librerie che effettuano consegna a casa, o gli ambulatori dove donare il sangue). Riunendo così tutto il buono della città, con la mappatura di enti pubblici e privati, farmacie ed esercizi commerciali che forniscono servizi utili alla cittadinanza. L’invito, rivolto a tutti, è a partecipare per segnalare realtà non ancora censite, inviando un’email all’associazione. Al momento, solo per quel che riguarda mense e punti di smistamento di spesa solidale e pacchi alimentari La Roma Buona segnala oltre 50 realtà.