«Quanti genitori si possono permettere di portare a casa un uovo di Pasqua, quando magari hanno due o tre figli, e devi spendere 60 euro per tre uova? Ma non ditelo alla Meloni, perché secondo lei va tutto bene e i prezzi sono in calo. In Italia una famiglia media non può neanche festeggiare la Pasqua». Insomma, l'ha fatto di nuovo. Dopo il grido di dolore al supermercato contro il caro spesa e i prezzi "stellari" del tonno in scatola, dopo aver rincarato la dose dichiarando proprio al Gambero Rosso che per lui l'acquisto "etico" è quello dei prodotti in offerta e non ha niente a che vedere con considerazioni su filiera e sostenibilità e, ancora, dopo aver scalato vertiginosamente la classifica dei più insultati - e visualizzati - sul web e sulla rubrica on line il cui nome, Contro Informazione, prometterebbe benissimo (se non fosse per lui), Danilo Toninelli torna a scandalizzarsi a voce alta per l'aumento dei prezzi delle uova di Pasqua. Ma anche stavolta sbaglia bersaglio e scatena il solito inferno. Però il punto, come sappiamo, è un altro.
Toninelli e il rincaro delle uova di Pasqua
Che nel 2024 spenderemo circa 72 milioni di euro in più per le uova di Pasqua è un fatto accertato da un recente studio del Codacons (Coordinamento delle associazioni per la difesa dell'ambiente e dei diritti degli utenti e dei consumatori), secondo il quale i prezzi delle uova di cioccolato sono aumentati del 24%. Tanto per fare un esempio, il Kinder Gran Sorpresa, uno dei più richiesti dai più piccoli, dal prezzo fisso di 9,99 euro è passato a 11,99, con un incremento di ben due euro. Ma il motivo, come evidenziato nel suddetto studio, è nel caro cacao causato da forti piogge in Costa D’Avorio e Ghana, i due maggiori produttori della materia prima, responsabili di magri raccolti e considerevole incrementi di prezzo, come noto sin dall'inizio dell'anno. Non è un caso che molte aziende si siano ingegnate nella produzione di "sostituti" più economici con l'impiego di materie prime "alternative" come la carruba.
La pioggia di critiche
A onor del vero, c'è però da riflettere ancora una volta sul bagno di populismo avvelenato innescato dal reel dell'ex ministro, deputato e senatore che oggi ha abbandonato la politica di professione per darsi alla cieca militanza anti-Meloni (oltre che all'attività di assicuratore). Migliaia di visualizzazioni, molta popolarità, commenti avvelenati ma nessuno che sfiori neanche lontanamente una riflessione più ampia del problema. C'è chi sfodera dell'ironia amarognola «Meno male che il redivivo cinque stelle sta riprendendo vigore. Ottima l’osservazione sulle uova pasquali, mi permetto di segnalare la necessità di un controllo anche sul mangime per criceti.
Inoltre, gradirei una verifica anche sui reggi palle, se continuerete in questo modo con conte il presidente del popolo ne avrò bisogno presto», chi - tra i "più attivi" - segnala che anche il discount non è più un rifugio sicuro per i portafogli meno abbienti e butta là la questione dell' olio d'oliva («Almeno un politico che si rende conto quanti sono 20 euro. Ma vogliamo parlare dell'olio di oliva? 7 euro quello del discount»), chi spara a caso sulla folla del Movimento 5 stelle («avete buttato miliardi, sciagurati!»). chi consiglia la sottomarca e chi d'altro canto si schiera contro il consumismo diseducativo («Io sono cresciuto in una famiglia di 4 fratelli e 2 sorelle. L'uovo di pasqua era 1, massimo 2 per tutta la famiglia. Faccio tutt'ora fatica a capire perché si regalano una o più uova per ogni figlio, con quintali di cioccolata che poi ti trascini avanti per mesi»). Mancava qualcuno che ne spiegasse semplicemente la ragione. Lo abbiamo fatto noi.