Il nome di Kioene è tra i più noti al reparto vegetariano dei supermercati. Negli ultimi anni i burger di melanzane, carciofi, zucca hanno spopolato tra i consumatori ma l’azienda che detiene il brand, Tonazzo, è in realtà specializzata da sempre nella carne (a marchio Compa). O almeno, così è stato fino a oggi: dal prossimo anno, abbandonerà definitivamente i prodotti animali in favore di quelli vegetali.
Niente più carne, solo burger vegetali
Nata nel 1888 a Villanova di Camposampiero, in provincia di Padova, la Tonazzo è sempre stata apprezzata nel mercato della carne. Le alternative vegane create quasi 40 anni fa, però, stanno andando alla grande, e Albino Tonazzo, amministratore unico di Kioene, ha deciso di concentrarsi su queste per ragioni etiche: «Si tratta di una scelta che abbiamo attentamente ponderato in famiglia e condiviso con i nostri collaboratori, una decisione con cui vogliamo dare il nostro contributo per la salvaguardia del Pianeta e un’alimentazione sempre più consapevole». Senza contare i grandi numeri di Kioene: un fatturato di 53.4 milioni di euro nel 2023, che si prospetta di arrivare a circa 65 milioni entro la fine del 2024.
Il florido mercato dei burger vegetali
Già oggi, dei 300 dipendenti dell’azienda, 270 sono impiegati nella produzione vegetariana, e solo 30 al reparto carne. Insomma, il business principale di Tonazzo è da tempo incentrato sulle specialità plant-based, ma lunedì 16 settembre è arrivato l’annuncio ufficiale: a partire dal 31 dicembre 2024 l’azienda produttrice di carne da cinque generazioni dismetterà tutte le attività legate ai prodotti animali. I pochi dipendenti che si occupano ancora di carne, naturalmente, saranno impiegati nella nuova produzione 100% vegetale, dove l’azienda garantisce che continueranno a esserci importanti investimenti.
Un cambiamento avvenuto quasi 40 anni fa, una mossa pioneristica e un po’ azzardata per l’epoca che però ha dato i suoi frutti e che oggi segna un grande cambiamento. «Siamo convinti che il mercato e i consumatori ci seguiranno, ancora una volta».