Caro cliente, ammettilo, almeno una volta ti è capitato di ruotare un calice di bollicine prima di mettere alla prova il tuo olfatto. Non importa se questo non è successo al ristorante bensì nella tua cameretta lontano da occhi giudicanti. Se la tua risposta è sì – e non ti verrà chiesto il motivo - sei nel posto giusto per redimerti.
I vini con le bollicine non vanno lasciati in pace
Al contrario di quanto accade con i vini fermi, infatti, un calice contenente bollicine (qualunque esse siano) non va mai, mai, mai, ruotato.
I moti vorticosi comportano una veloce dispersione dell’anidride carbonica e, di conseguenza, una considerevole perdita di effervescenza. Non solo: le macromolecole di aromi e sapori portati in superficie dopo la mescita (si chiama “Spinta di Archimede”) rischiano di “precipitare” nella soluzione liquida compromettendo tutta l’esperienza olfattiva, retro-olfattiva e, soprattutto, gustativa.
La bolla lavora in autonomia: nasce, cresce (ma non troppo), accelera in maniera controllata utilizzando “piccoli ascensori”, vive a lungo (se è di qualità) ed esplode esaltando al massimo le percezioni sensoriali in fase di degustazione.
Quindi, caro cliente, lasciala in pace. Il mondo è già scosso di suo.