Ai vertici della miscelazione internazionale
Negli ultimi anni il Dead Rabbit Grocery and Grog di New York ha guidato la classifica dei migliori cocktail bar del mondo, praticamente ai vertici della miscelazione internazionale da quando ha inaugurato, 5 anni fa. L’autunno scorso però, il cambio di rotta del premio – per la prima volta affidato a William Reed, lo stesso dei World’s 50 Best Restaurants – ha portato qualche significativa variazione nell’ordine di arrivo, con Londra salda in testa (primo l’American Bar delll’Hotel Savoy, seguito dal Dandelyan dell’Hotel Mondrian) e l’insegna fondata da Sean Muldoon e Jack McGarry fuori dal podio, in quinta posizione, preceduta pure da un altro celebre cocktail bar del panorama newyorkese, il NoMad. Ma il Dead Rabbit resta senza dubbio uno dei templi della miscelazione internazionale, e attira in Water street un gran numero di appassionati desiderosi di sperimentare la spiccata personalità di un locale ispirato alla convivialità dei pub irlandesi (Muldoon e McGarry arrivano da Belfast), ma perfettamente calato nella dimensione metropolitana di New York.
Il Dead Rabbit di New York. Perché piace
Altissimi gli standard di servizio come la qualità della miscelazione, il Dead Rabbit è ospitato all’interno di uno storico edificio di Downtown Manhattan su tre livelli, risalente al 1828, e la sua lista di signature drink nasconde alcuni twist diventati classici del genere, come l’Irish Coffee che omaggia le origini del progetto. Così, dopo la trovata che l’estate scorsa ha portato il team del Dead Rabbit a Londra per l’apertura di un temporary bar all’hotel Claridge’s, ora è tempo di cambiamenti a New York: tra un paio di mesi il locale raddoppierà lo spazio a disposizione degli ospiti, nell’ottica di garantire un servizio migliore. E non solo. Dietro al progetto d’espansione c’è sicuramente la necessità di sopperire all’affollamento pressoché costante del bar, risolvendo insieme le difficoltà logistiche della cucina, ma anche la voglia di cimentarsi con un nuovo progetto, scommettendo su una delle proposte di punta della drink list, l’Irish Coffee.
Il raddoppio del locale
La nuova tap room garantirà 85 posti a sedere aggiuntivi, mentre una trentina di posti saranno ricavati nel salottino annesso. Ma l’ampliamento metterà a disposizione anche nuovi ambienti di lavoro per la cucina, con l’idea di ridurre i tempi di attesa all’ingresso degli ospiti e l’efficienza con cui drink e cibo arrivano al tavolo. Sorpresa nella sorpresa, uno spazio dedicato all’Irish Coffee. I nuovi locali saranno accessibili dalla porta adiacente all’insegna storica, al numero 32 di Water Street: al pian terreno si articolerà il bar con cucina – da sempre componente fondamentale dell’esperienza al Dead Rabbit, con piatti della casa della tradizione irlandese, come la sheperd’s pie ripiena di agnello e il sandwich con carne in scatola – mentre salendo le scale gli ospiti avranno accesso al salottino dall’atmosfera più riservata, anch’esso dotato di un proprio bancone, con otto sgabelli. Che il Dead Rabbit si sia messo in testa di riconquistare il titolo?
a cura di Livia Montagnoli